Renato Spiniello – “L’assoluzione è doverosa, come si fa a chiedere dieci anni per un fenomeno che nessuno ha provato fosse conoscibile. Per queste persone combatterò fino alla morte”.
Il responsabile civile di Autostrade per l’Italia, l’avvocato Giorgio Perroni, si commuove al termine della lunghissima arringa difensiva conclusasi con la richiesta al giudice di assolvere i dodici dirigenti di Aspi per i quali la Procura di Avellino ha chiesto dieci anni a testa di condanna per la strage del viadotto Acqualonga.
“La realtà dei fatti del processo parla chiaro – ha aggiunto il difensore in Aula – la barriera installata era di elevatissimo grado di contenimento come dimostrato dai crash-test. I cavilli amministrativi sostenuti dall’accusa risultano irrilevanti e tutto il sistema di argomentazioni alla base del processo è fondato su diversi elementi tra loro concatenati, mancando uno solo di questi viene meno tutto il castello di carte della posizione accusatoria. Abbiamo dimostrato l’insussistenza di ognuno di questi elementi, sulla base di fatti, concreti e oggettivi, rappresentati nel processo, su cui il giudice dovrà confrontarsi”.
L’avvocato Perroni, nel corso della lunga arringa, ha attaccato anche il proprietario del bus finito nella scarpata, per cui i pm hanno chiesto dodici anni di reclusione. “Praticamente ha messo su strada una bomba, incurante che alla guida ci fosse il fratello (deceduto nell’impatto, ndr). Quel pullman era in condizioni disastrate e con la revisione falsa”.
Tornando alle barriere dell’Acqualonga, l’avvocato ha aggiunto: “Rispondono ai più elevati standard di contenimento a livello internazionale e dall’istruttoria dibattimentale è emerso in modo chiaro che la barriera new jersey era la più performante in commercio, atteso che possedeva una capacità di contenimento pari all’H4, ossia alla massima prevista dalla normativa. Tali standard sono stati ulteriormente confermati non più tardi del 2015, anche dal perito”.
Il dibattimento odierno è proseguito con l’arringa dell’avvocato Antonio Rauzzino, difensore di Vittorio Saulino, dipendente della Motorizzazione Civile di Napoli e accusato di aver falsificato la revisione del mezzo finito nella scarpata. Anche per lui il legale rappresentante ha chiesto l’assoluzione dai reati a lui imputati.