VIDEO/ La verità dell’autista di Falcone ai giovani: I mandanti della strage di Capaci menti raffinate

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In giro per l’Italia a raccontare per sopravvivere la sua storia, quella al fianco del giudice Giovanni Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo fino all’ultimo minuto, ovvero quel 23 maggio 1992 a Capaci, quando per uccidere il magistrato fu sventrata mezza autostrada dalle bombe della mafia stragista. Giuseppe Costanza, scampato a quell’attentato per anni aveva deciso di non partecipare ad eventi e manifestazioni
Ma poi ha raccontato che suo nipote lo aveva “svegliato”, quando proprio in una manifestazione apparsa in Tv, gli aveva detto: “Nonno, ma non c’eri anche tu a Capaci? Perché non ci sei su quel palco”. Da quel momento ho cominciato a dare fastidio. A dire verità scomode». A partire dai mandanti della strage di Capaci, che ha definito “menti raffinate” e non certo il semplice braccio armato scoperto. Questa mattina ha parlato proprio a tanti giovanissimi studenti dell’Ic Aurigemma di Monteforte Irpino, raccontando in un lungo confronto con il giornalista Alfredo Picariello nell’Auditorium del Polo Giovani, tante di quelle scomode verità. Il tema del confronto dal titolo “Sopravvivere per testimoniare” quello scelto in occasione della Giornata della Lagalità. «Rientrando in ufficio dopo l’attentato mi aspettavo una accoglienza diversa. Invece, non sapevano cosa farsene di me. E’ passato tanto tempo ora. Certo, le istituzioni non sono più assenti come una volta. Per 23 anni però – sottolinea Costanza – non sono mai stato invitato ad incontri. Quali sono le verità? La prima riguarda i veri mandanti della strage di Capaci: «i veri responsabili della strage di Capaci sono quelli che non hanno voluto che Falcone diventasse Procuratore nazionale antimafia. E’ questo il movente. Falcone li chiamava colletti bianchi. Gli altri, gli attentatori, quelli che hanno piazzato quella bomba sono manovalanza”. E racconta che una settimana prima della strage Falcone gli aveva rivelato che ormai era fatta, sarebbe diventato il Procuratore Nazionale Antimafia. “Sono convinto che quello sia stato il movente- spiega Costanza- A Roma si muoveva senza scorta, avrebbero potuto ucciderlo tranquillamente invece hanno aspettato tornasse a Palermo per mettere su questa sceneggiata. La mafia è stato un depistaggio”. E ribadisce come “Rifarei tutto. Oggi, in una giornata come questa, facciamo veramente antimafia”. Ricorda con emozione l’uomo Falcone “Era un uomo gentile. Entravo nella loro casa perché Falcone mi aveva chiesto di tagliargli i capelli, essendo io un parrucchiere. Si era stabilito un rapporto di fiducia, per lui l’uomo veniva prima dell’autista”. Ricorda come a lungo gli sia stata pesare come una colpa quella di essere sopravvissuto: ” Io sedevo sul sedile posteriore poichè era lui a guidare. Il giudice mi consegnò le chiavi e spense l’auto, dicendomi che non sarebbe tornato a casa poiché aveva una riunione con altri giudici. Questo mi ha salvato poichè ha fatto sì che l’impatto fosse meno forte. Ma l’essermi salvato è diventato quasi una colpa. Mi dicevano che, se fossi stato io al volante, il giudice sarebbe sopravvissuto. Vi confesso che ne sarei stato contento, perché se lui fosse stato ancora vivo, avrebbe saputo dove mettere le mani e avremmo avuto un’Italia diversa. Tuttavia, non è cosi, saremmo morti in 9 invece che 5. Poiche in un convoglio ci fiancheggiamo contonuamente per evitare che qualcuno entri nel corteo”. La dirigente Aurigemma, Filomena Colella a margine dell’incontro commenta: «La scuola a cui è affidato il delicato compito dell’educazione delle nuove generazioni sente forte l’esigenza di fornire modelli valoriali forti e vividi, con l’obiettivo di creare un circolo virtuoso tra i giovani e le istituzioni per incentivar comportamenti responsabili nei confronti della collettività. I giovani devono comprendere fino in fondo cosa si intende per legalità intesa come sentimento, moto dell’anima e non qualcosa di astratto o costrizione. Devono capire che le regole sono indispensabile per la convivenza civile e per questo che vanno rispettare».