Uomini nuovi, abitudini vecchie: gli interrogativi di Di Gregorio

0
92

(di Angelo Antonio Di Gregorio) – Due rischi sta correndo la nostra Irpinia: che la campagna elettorale si tramuti in una vera batracomiomachia, e che questa terra finisca per diventare come la Cacania descritta da Robert Musil nell’intramontabile romanzo “L’uomo senza qualità”. Non credo più negli uomini che si dicono nuovi solo perchè sono stati fino ad oggi degli sconosciuti, che siano politici, intellettuali o artisti; che si mettono in mezzo alle cose con la presunzione di giudicare questo e quello, questa cosa e quell’altra; che si mettono sul gradino piùalto della piazza e non si lasciano sfuggire nulla di ciò che accade intorno. Appartengono alla razza di quelli che quando ti salutano accennano ad un sorriso che assomiglia più ad un ghigno di disprezzo che ad un gesto di caritatevole fratellanza. Questa tipologia di uomini nuovi traggono la loro forza morale e intellettuale dall’immagine riflessa che tutte le mattine lo specchio rimanda loro, prima di uscire in quel mondo che cominceranno a giudicare con l’ipocrita impassibilità degli incorruttibili, l’attimo successivo. A questa specie appartengono coloro che un tempo gestirono il potere e che per varie ragioni ne uscirono trombati, e adesso covano vendette; ma anche coloro che pur desiderandolo, il potere, non ne hanno mai avuto e che adesso intravedono la possibilità di ottenerne un pò, magari sfruttando le proprie istrioniche doti intellettuali. L’approccio che gli uomini nuovi hanno con la vita ha il sapore della naftalina, come se fossero rimasti appesi alle loro solitudini, a contemplare le stelle dal buco della serratura di un armadio. Oppure sanno di mentastra che cresce allo stato brado sui cigli delle strade. Se ci guardiamo intorno si vede che viviamo in un mondo in cui il desiderio del nuovo è imperante, anche se però non ci rendiamo conto di confondere il nuovo con la novità, cioè il diverso inutile, e la novità stessa con ciò che deve ancora avvenire, pur sapendo che ciò che si prospetta come di là da venire, in realtà è una minestra riscaldata di ciò che è già stato, soprattutto in politica; perciò gli uomini che si dicono nuovi sono di fatto già superati dalla storia, perchè di loro nessuno ne sa nulla, e francamente nessuno ne saprà mai, viste le loro stature, fuori dal circo dove si sono rappresentati. Mi viene in mente un vecchio detto di Longanesi: “Gli intellettuali sono di due tipi: quelli che stanno sempre contro e credono che il mondo sia una dilatazione del proprio io, e quelli che se ne fottono di dover fare bella figura con la propria vanità.” Dei primi il mondo ne è pieno, dei secondi ve ne sarebbe grande necessità. Un tale, che crede di appartenere a pieno titolo alla categoria degli uomini nuovi, non molto tempo fa mi disse:”Fosse per me i politici li manderei tutti in galera…”, poiché eravamo ad un convegno di partito mi venne spontaneo di chiedergli che cosa ci facesse lì, e lui con molto garbo e convinzione mi rispose:”Sono qui mica perchè ho aderito a questo partito, lungi da me, sono qui perchè me lo ha chiesto il segretario personalmente, e dato che ho grande stima di lui, e solo di lui, ho accettato di dargli una mano.”Bene, gli dissi che era un buon motivo per impegnarsi. Poi è successo che il segretario, per giuste ragioni, se ne andato da quel partito, il tale invece è rimasto e ci ha preso gusto e si è persino candidato, seppur come portatore d’acqua, dimostrando indubbiamente una grande coerenza con se stesso. Ma si sa agli intellettuali tutto è permesso, tanto loro hanno la perfetta consapevolezza di combattere in una batracomiomachia. Chiudo citando ancora il vecchio Longanesi: “Ciò che è importante non è affermare di essere uomini nuovi, ma di essere uomini e basta!”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here