Un anno da quel silenzioso addio, rannicchiato e accennato sul nero dell’ardesia. Hai voluto che le tue ultime parole si arrendessero al tempo, mentre tu rendevi l’eternità alla pietra, con le tue mani, con la tua anima. E così ti sei contraddetto restando coerente ed è quello che ti riusciva meglio.
Un pensiero che annegava nelle acque più profonde e quel tuo modo di mascherare il disagio toccandoti i capelli; un gesto frivolo a contenere un’emozione così greve. Eri fatto così…di stridori, di colori troppo accesi e di bui impenetrabili. Un sorriso che impegnava un intero diario di sensazioni e uno sguardo in un mondo a cui nessuno ha mai avuto accesso che, forse, anche tu hai finito per non comprendere più.
Eppure a noi, amici di sempre, hai lasciato che abitassimo quelle stanze, le abbiamo arredate insieme … di profumi familiari, di ricordi, di cazzate, quelle che ci hanno cristallizzato nella meravigliosa, unica III B.
Ed è a quei luoghi che vorremmo tornare, per trattenerti in questo mondo così imperfetto senza te; senza quello spirito curioso che ammorbidiva gli angoli delle pietre, che elargiva miriadi di personalità alla creta, che lasciava che il carboncino raccontasse storie mai sentite…eri tu, capace di impreziosire anche un filo d’erba con la tua sconfinata creatività. Eppure stare qui a chiederci cosa più ci manca di te è straziante perché è un elenco che non ha fondo, che non ha rassegnazione.
Te le ricordi le giornate alla “Fratta”?
Ale, te le ricordi?
Siamo qui ad attendere una tua risposta perché non hai lasciato il silenzio di una storia che arriva alla sua ultima pagina, ma uno sproloquio di parole che ancora attendono il loro turno.
Noi ricominciamo da te, che ti sei soffermato ad aspettarci e sorridendo ci dici: “giochiamo a nascondino? Cercatemi, sono in ognuno di voi…”