Udc – Ciriaco De Mita tace. Giuseppe:”Discutere nuovo modello”

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L’onorevole Casini ha colpito ancora: il sogno centrista è finito e con ogni probabilità troverà una formula per abbracciare il Nuovo Centro Destra e Forza Italia con quel che resta del suo Udc. “La partita che stiamo giocando – ha dichiarato – è quella contro un populismo antieuropeo e antistituzionale”. Ma se a livello nazionale l’Udc è ristretto ad una misera percentuale secondo gli ultimi sondaggi (2%), qui in Irpinia ha ancora basi solide. Udc made in Irpinia vuol dire Ciriaco De Mita. L’europarlamentare per il momento non si sbottona, sta pensando di candidarsi o meno al prossimo giro delle Europee. Ma l’umore che serpeggia in Irpinia tra quello che rimane dell’ex scudocrociato non è dei migliori. Si sono sfilati, prima di naufragare completamente, vari portatori di voti: da Pietro Foglia, Dino Preziosi, Mafalda Galluccio, Nicola Di Iorio, Giuseppe Solimene, vari sindaci. Molta gente, inizia a dire “In politica, troppi Casini, basta casini”. L’unico a prendere una posizione, esponendo il suo pensiero è Giuseppe De Mita, parlamentare di “Per l’Italia”, neonato gruppo in seno alla Camera dei Deputati. “Il disegno di trasformare il populismo berlusconiano in una forma di popolarismo moderno è già fallito anni fa. Se lo riproponessimo oggi, più che un’illusione, rischierebbe di apparire una furbizia – scrive sul profilo di facebook – Se il terzo polo lo ha fatto Grillo, la conclusione non è che non esiste il terzo polo (con un quarto polo fatto dagli astenuti), ma che noi non siamo stati capaci di dare voce a quelli che non si riconoscevano nel bipolarismo muscolare. Non ci sono scorciatoie praticabili che risolvano la questione che resta tutta in piedi, nonostante l’ipotesi di legge elettorale in discussione, quella di organizzare una proposta politica che aggreghi l’area non di sinistra recuperando la disaffezione elettorale ed emarginando i populisti. Per fare questo occorre coraggio. Quello che non si percepisce se si resta sempre al traino, ieri di Monti, oggi dell’accordo Renzi-Berlusconi. Sarebbe ora di un esame di coscienza che ci porti a superare i nostri limiti e non a fare, al contrario, dei nostri limiti una sorta di incomprensibile virtù della sopravvivenza. Tra venti giorni, al congresso discuteremo di queste cose. Con l’orgoglio di chi nel 2008, in una fase altrettanto confusa, ha fatto la scelta giusta contro la logica della forza e non con l’atteggiamento di chi in sostanza debba quasi farsi perdonare l’errore di scelte sbagliate”. La dinastia demitiana è pronta a giocarsi l’ennesima sfida.

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