L’Epifania è la festa che decreta la fine delle celebrazioni natalizie. Oltre a essere l’appuntamento prediletto dai più piccoli e dai golosi, è anche e soprattutto una ricorrenza ricca di storia e tradizione molto sentita anche in Irpinia.
Il termine “Epifania” ha etimologia greca e significa “apparizione”, “manifestazione”. Questa festività rappresenta infatti la prima manifestazione di Gesù Cristo e il giorno in cui i potenti e ricchi Re Magi gli fecero visita, ed è per questo tra le ricorrenze più rispettate a livello religioso. Sono molte le leggende, anche parecchio remote, legate a questo giorno.
A partire dall’antichità, dodici notti dopo il solstizio d’inverno si dice venisse celebrata la morte e la nascita di Madre Natura, collegata in seguito proprio a questa festività.
Per i Romani invece, durante le notti dei primi giorni dell’anno, alcune figure femminili volavano sui campi per renderli fertili.
C’è poi una leggenda che collega la nascita della figura della moderna “Befana” (corruzione lessicale di “Epifania”) al momento in cui i Re Magi partirono per portare doni a Gesù Bambino e una vecchietta, cui avrebbero chiesto aiuto, si sarebbe rifiutata di aiutarli e seguirli. Subito pentita, cercò di raggiungerli non riuscendoci. Da allora, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, volando su una scopa con un sacco sopra le spalle, passa per le case a portare i doni sperando di ritrovare Gesù Bambino. Da qui anche il suo dualismo di figura benevola e “maligna” insieme.
C’è chi riconduce infine la figura della Befana a una tradizione di origine contadina. Al contrario del generoso e opulento Babbo Natale, la Befana rappresenta la figura femminile pagana frutto della tradizione contadina. Non porta soldi né grande abbondanza, ma nella tradizione più genuina riempie la calza di arance, noci e dolcetti semplici fatti in casa, riportando alla mente che dopo le feste si torna a lavorare per la raccolta dei frutti della terra. Dunque, finite le feste e con l’anno nuovo, il contadino dava il via alla nuova semina sperando in un ricco raccolto.
Legati alla tradizione del 6 gennaio, ci sono anche antichi riti di cultura più pagana, che vedono l’elemento fuoco protagonista. In alcune realtà locali che conservano la tradizione contadina è ancora in uso accendere grandi falò propiziatori che, in base all’orientamento di fumo e scintille, offrono previsioni sul nuovo anno e sul prossimo raccolto. Il fuoco, infatti, rappresenta simbolicamente la fine del vecchio e l’aprirsi del nuovo.
Usanze, queste, molto diffuse anche in Irpinia dove, per l’occasione, oltre a bancarelle e mercatini sparsi sul territorio che vendono dolci bontà locali e prodotti enogastronomici, c’è la possibilità di assistere agli ultimi Presepi viventi dell’anno organizzati in diversi comuni della provincia.