Teatro, Percopo: “Contraria alla proposta di Foti, se non passa finisce una lenta agonia”

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Marco Imbimbo – «La proposta così come è arrivata in Aula non l’accetterò, mi aspettavo più coraggio in determinate scelte». L’esponente di maggioranza in quota Pd, Adriana Percopo, conferma la sua contrarietà alla proposta di esternalizzazione del “Gesualdo” avanzata dal sindaco Foti. Anche nel corso delle commissioni congiunte “Trasparenza” e “Cultura” di venerdì, la Percopo ha espresso il suo parere contrario alla proposta che punta ad esternalizzare l’intera struttura del Teatro e che lunedì verrà discussa, per la terza volta, in Consiglio Comunale.

Adriana Percopo, perché non la condivide e che scelte diverse avrebbe voluto?

Ad esempio chiarezza sul tipo di gestore a cui affidare la struttura. Il Comune dovrebbe spiegare che tipo di politica culturale vuole e quindi a quale gestore rivolgersi. Inoltre, l’amministrazione abdica al suo ruolo di gestione del teatro, ma non si capisce bene in cambio di cosa, anche da un punto di vista economico. Né sono chiari gli aspetti legati agli spettacoli che si riserva il Comune e ai biglietti omaggio. A distanza di un anno e mezzo non si può arrivare con una proposta del genere. Tra l’altro senza aver ancora chiarito il rapporto con il Teatro Pubblico Campano.

Su questo aspetto c’è molta confusione, quella convenzione triennale è ancora in vigore o no?

I pareri sono discordanti, abbiamo chiesto maggiori delucidazioni al segretario generale, ma c’è ancora molta confusione. Oggi, sul Teatro, l’unica certezza che abbiamo è che è una struttura che se gestita in un determinato modo può portare guadagno. Fino a oggi ha avuto un modello di gestione di tipo privato, ma con soldi pubblici. L’esternalizzazione non la scopriamo adesso, di fatto c’è sempre stata.

Insomma, dopo un anno e mezzo ci ritroviamo solo con una proposta di esternalizzazione che lei definisce “vuota”, non poteva essere avanzata subito invece di far correre tutto questo tempo?

Certo, avremmo evitato anche la gestione commissariale. Di fronte alle dimissioni del Cda, quando si è visto che qualcosa non tornava da un punto di vista economico, io avrei voluto mettere un punto fermo e chiudere la struttura in modo da fare chiarezza al suo interno. Tra l’altro il teatro ha bisogno di lavori di ristrutturazione importanti. Ci siamo invece trascinati. Ad oggi ci ritroviamo con una proposta che lascia molti dubbi, a cominciare dal coinvolgimento delle realtà teatrali locali che hanno invece tutto il diritto di vivere un teatro pubblico.

Alla luce di ciò che dice, sembra che l’unico scopo di questa proposta sia di aprire il teatro e non tanto capire cosa farvi all’interno. E’ così?

E’ una di quelle situazioni, come l’Acs, su cui si manifesta plasticamente la debolezza di questa amministrazione, cioè il fatto di non avere una maggioranza unita da un’idea comune di gestione della cosa pubblica. Ogni volta assistiamo a tirate di giacca in Consiglio dove pezzi della maggioranza, e a tratti anche di opposizione, si alleano di volta in volta.

Il Teatro, però, è una realtà che si è consolidata negli anni, lo dicono i numeri sia di utenza che di ricavi. Davvero il Comune non è in grado di gestirlo da sé, magari nominando un direttore artistico importante,ma deve per forza esternalizzarlo?

Ci sono due aspetti, il primo economico. Dal prossimo anno saremo ente strutturalmente deficitario. Quest’anno, invece,c’è un vincolo legato alla liquidazione. Ci è stato detto che possiamo spendere soldi per tenerlo aperto, ma non per gestirlo. Poi c’è la seconda questione. Il Comune non è in grado di gestirlo per via di un problema atavico che riguarda l’organizzazione della macchina amministrativa. Di fronte ciò, la concessione risulta essere la cosa più lucida da fare, ma non si può abdicare al proprio ruolo anzi a maggior ragione la proposta deve essere ancora più incisiva.

Chiudiamo con un’ipotesi. Lei lunedì è pronta a votare contro a questa proposta, assumendosi una responsabilità. Nel caso in cui venisse realmente bocciata, che fine farà il Teatro?

Non chiudo le porte a questa proposta, ma potremmo migliorarla in Aula, magari riempiendola di tutti quei contenuti che attualmente mancano. Non sono favorevole all’ipotesi di 2 anni di esternalizzazione perché non si può impegnare in questo modo chi verrà dopo, però abbiamo la responsabilità di lasciare le cose in chiaro. Mi auguro che si possa trovare una soluzione degna sia culturalmente che economicamente per tenere aperto il teatro. Se ciò non dovesse accadere allora per certi aspetti si porrà fine a una lenta agonia.