Carlo Gesualdo conservatore o innovatore? Manierista o nunzio dell’incipiente barocco? Genio anticipatore o artista spurio e decadente della polifonia cinquecentesca al tramonto? Quale il rapporto fra la produzione musicale, la vita e la grande storia di un artista che ha segnato una svolta nella storia della musica?
Sono queste le domande a cui tenta di dare risposta Annibale Cogliano, uno dei più importanti studiosi di Carlo Gesualdo, autore già di due volumi sul Principe dei musici “Carlo Gesualdo – Il Principe, l’amante, la strega”, e “Carlo Gesualdo fra storia e mito”, editi rispettivamente nel 2004 e nel 2006 per “I Tipi” della ESI.
Sabato 24 ottobre alle ore 17:30 presso il foyer del Teatro “Gesualdo” di Avellino, Annibale Cogliano presenta il suo ultimo lavoro dal titolo “Carlo Gesualdo da Venosa per una biografia”, edito da Giuseppe Barile Editore per la collana Zetema con la prefazione di Glenn Watkins.
Dopo anni di scavi in biblioteche e archivi, italiani ed europei, Annibale Cogliano ha creduto doveroso tentare di scrivere una biografia su Carlo Gesualdo, in grado di storicizzare per la prima volta il geniale musicista, l’uomo tenebroso e l’assassino vendicativo, nella cultura e nella storia complessiva del suo tempo.
Una biografia capace di creare un trait d’union tra la copiosissima letteratura riguardante il Principe dei musici, sospesa a metà strada tra la “libidinosa novella”, come la definisce il filosofo Benedetto Croce, incentrata sulle vicende legate all’assassinio della moglie Maria D’Avalos e del suo amante il duca Fabrizio Carafa, e la presentazione dei suoi madrigali e della musica sacra che trova una delle interpretazioni più suggestive e pregevoli nei lavori della “Gesualdo Renaissance” della seconda metà del ‘900.
Alla presentazione del volume oltre all’autore saranno presenti Luca Cipriano, presidente dell’Istituzione Teatro comunale, e il Maestro Gianvincenzo Cresta.
Con questo nuovo lavoro, Cogliano passa alla pars construens sul discusso artista del tardo Rinascimento napoletano che intreccia la sua esperienza artistica con l’ambiente musicale più avanzato d’Europa, la corte di Ferrara di Alfonso II d’Este, attraverso una lettura che esce dagli stereotipi e dai luoghi comuni grazie allo scavo documentario in profondità di una serie di archivi, o ignorati o su cui solo superficialmente e in parte era stato posato lo sguardo.