Tangenti e pizzo anche dal carcere, così operava il re del racket al servizio dei Casalesi

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I carabinieri hanno notificato a Claudio Giuseppe Virgilio, referente del clan dei Casalesi, un’ordinanza di custodia cautelare del Gip del Tribunale di Napoli. I reati contestati sono di associazione di tipo mafioso ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

Il 42enne si trova già nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove è finito dopo un periodo di latitanza nel 2017, perché ritenuto responsabile degli omicidi di Antonio Bamundo, Gennaro Di Chiara e Nicola Villano.

Virgilio avrebbe estorto denaro per anni per conto del capoclan dei Casalesi Antonio Iovine, attualmente collaboratore di giustizia, ad un’impresa di distribuzione e commercializzazione di caffè, per la cifra complessiva di 150mila euro. L’uomo avrebbe continuato la sua ‘attività’ anche in carcere, tramite la moglie e il fratello, ricevendo anche le tangenti pagate da altri imprenditori.

Come emerso dalle indagini della Dda di Napoli e come confermato da numerosi collaboratori di giustizia, Virgilio sarebbe diventato il referente del clan dei Casalesi nei territori dei Comuni di San Marcellino, Frignano e Villa di Briano, con il potere di gestire estorsioni anche in territori limitrofi non direttamente rientranti nella sua zona di influenza. L’indagine è andata avanti fino al 2018 e conferma l’attività del clan dei Casalesi.