“Con barriere a norma il bus non sarebbe precipitato”

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Renato Spiniello – “Se i tirafondi sul viadotto di Acqualonga fossero stati a norma, avrebbero retto un impatto fino a 110 km/h”.

E’ uno dei passaggi contenuti all’interno della perizia di circa 500 pagine redatta dai periti incaricati dalla Procura di Avellino per la realizzazione della relazione tecnica sui rilievi sul luogo dell’incidente nelle settimane successive alla strage del bus sull’Autostrada A/16 che nel luglio del 2013 costò la vita a decine e decine di pellegrini di ritorno da Padre Pio.

Stamane, nuovo appuntamento al Tribunale di Avellino per la vicenda processuale che dovrà luce sulle cause e sulle dinamiche che portarono all’incidente quella maledetta domenica sera di quattro anni fa.

A rispondere oggi alle domande della pubblica accusa costituita dal capo della Procura Rosario Cantelmo e dal pm Cecilia Annecchini, i quattro periti l’ingegnere avellinese Alessandro Lima, l’ingegnere palermitano Lorenzo Caramma, il trentino Andrea Demozzi e il professor Vittorio Giavotto.

Dalla relazione si legge che la barriera – pur essendo “… conforme alle prescrizioni normative vigenti” all’epoca dell’installazione – la stessa, secondo l’attuale normativa, avrebbe richiesto “… una nuova installazione” “… con classe di contenimento superiore” che in sostanza avrebbe retto l’urto con l’autobus (poi precipitato dal viadotto).

Ancora.

La barriera non avrebbe funzionato a dovere o come avrebbe funzionato in condizioni di corretta manutenzione, proprio “… a causa dell’elevato stato di corrosione dei tirafondi” “… che è la causa fisica principale del fatto che la barriera non è stata in grado di contenere il veicolo”.

In sostanza, i periti hanno sottolineato che i tirafondi hanno una durata di 3 anni (massimo 4), oltre il quale arco temporale vanno sostituiti, anche in virtù del fatto che si tratta di un tratto autostradale “assolutamente pericoloso” in virtù della sua “… pendenza longitudinale in curva, dell’assenza di una corsia di emergenza e del contesto climatico ambientale”.

Sul punto, il capo della Procura Cantelmo ha interrogato in maniera chiara il collegio peritale circa la capacità da parte delle barriere di reggere a quell’impatto.

Questa la replica: “Le barriere sono crollate perché molti dei tirafondi non erano in condizioni di reggere e l’effetto a catena, che ha portato più d’una a distaccarsi dalla superficie stradale, è stato determinato dal corretto funzionamento degli elementi longitudinali”.

Inoltre, essendo l’impatto avvenuto (come da calcoli effettuati) ad una velocità compresa tra gli 85 ed i 92 km/h e soltanto dopo che lo stesso autobus avesse prima urtato con più veicoli (cinque auto nella fattispecie), fossero stati a norma i tirafondi questi “… avrebbero retto un impatto fino a 110 km/h”.

Intanto i familiari delle vittime presenti stamane ad Avellino hanno annunciato: “Dopo il crollo del viadotto ad Ancona, chiederemo il commissariamento della Società Autostrade”.