Strage Acqualonga, da Napoli la richiesta di condanna per Castellucci e gli altri ex vertici di Autostrade

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Condanna per gli ex vertici di Autostrade per l’Italia assolti in primo grado dal Tribunale di Avellino, a partire dall’ex amministratore delegato di Atlantia Giovanni Castelllucci.

E’ questa la richiesta avanzata al termine della requisitoria, durata circa due ore, dal sostituto procuratore generale di Napoli Stefania Buda, che ha sollecitato l’accoglimento dell’impugnazione della Procura di Avellino e concluso per la colpevolezza degli ex vertici di Autostrade coinvolti nel primo processo alla luce della circostanza che la rinnovata istruttoria ha dimostrato le responsabilità dei vertici di Autostrade sul mancato intervento di riqualificazione delle barriere per cui al contrario di quanto sostenuto nella tesi difensiva non ci fu alcuna scelta discrezionale da parte dei dirigenti del Tronco di Cassino e del progettista, bensì si era trattato di una linea dettata dai vertici.

Davanti al collegio della Seconda Sezione Penale di Appello di Napoli, il sostituto procuratore generale ha esordito ritenendo comprensibili le reazioni alla sentenza da parte dei dirigenti Aspi condannati in primo grado. Si era infatti consumata una vera e propria “ingiustizia”, con i vertici della società esclusi dalle responsabilità. Per Buda è evidente come ci sia stata, oltre ad un’erronea valutazione di merito, anche documentale. Il magistrato ha ricostruito, carte alla mano, il perché del pieno coinvolgimento degli allora vertici Aspi nella mancata riqualificazione del viadotto, circostanza concorrente alla tragedia costata la vita a quaranta persone vittime della cosiddetta “strage del bus”.

E tutte le prove della responsabilità dei vertici di Autostrade sarebbero già state rilevabili dagli stessi documenti acquisiti presso Aspi. In particolare una lettera che lo stesso Dg di Aspi Riccardo Mollo avrebbe inviato all’Anac riferendo che l’intervento era previsto per le barriere di primo impianto. Non solo, anche dalle stesse dichiarazioni rese dal progettista dell’intervento eseguito sul viadotto, che a specifica domanda sul perché non si fosse intervenuto per riqualificare le barriere aveva fatto riferimento al piano di riqualificazione del 2008 voluto dai vertici. Il sostituto pg ha anche chiesto come mai, visto che gli atti sono stati ritenuti nella discrezionalità del progettista, all’esito del processo non ci sia stata la trasmissione di eventuali richieste da valutare alla Procura della Repubblica nei suoi confronti. Nella sentenza a proposito di quella che per l’accusa è stata una scelta e invece per il giudice di prime cure una discrezione del progettista, ci sarebbero come si legge nelle sentenza documentate motivazioni. Esattamente quelle che per l’accusa non sono rilevate in alcun modo. Nessuna traccia. Anche in punti di responsabilità in vigilanza sugli interventi, per la Procura Generale ci sarebbe comunque una precisa responsabilità degli allora vertici. Per cui la nota in tempi non sospetti dell’allora Dg sugli interventi di primo impianto e gli altri elementi portati all’attenzione e rilevati nella rinnovata istruttoria dimostrerebbero proprio che ci furono precise responsabilità.

La prossima udienza è fissata per il 18 maggio presso il tribunale di Napoli. In primo grado, il giudice monocratico del Tribunale di Avellino Luigi Buono aveva statuito la condanna del titolare dell’azienda che gestiva il bus, Gennaro Lametta, alla pena di 12 anni, come richiesto dall’accusa. Otto anni per la dipendente della Motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola, a fronte di una richiesta di 9 anni. Sei anni di reclusione, invece, ai dirigenti di Autostrade, Gianluca De Franceschi e Nicola Spadavecchia. Paolo Berti e Gianni Marrone, il primo direttore di tronco di Autostrade e il secondo dipendente della concessionaria, sono stati condannati a 5 anni e 6 mesi. Ritenuti colpevoli anche altri due dipendenti di Aspi, Michele Renzi e Bruno Gerardi, condannati a 5 anni. Assolti invece, oltre a Castellucci, il dg di Autostrade, Riccardo Mollo, e i dipendenti Michele Maietta, Massimo Fornaci, Marco Perna e Antonio Sorrentino.