Spaccio di cocaina e metadone in citta’ chiuse le indagini: in venti rischiano il processo

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AVELLINO- La Procura di Avellino ha chiuso le indagini sull’inchiesta condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Avellino che il 30 ottobre scorso aveva portato alla notifica di sedici misure cautelari nei confronti di altrettanti presunti pusher attivi in varie parti della città capoluogo nello spaccio di cocaina, che arriva e veniva acquistata dalla zona di Napoli, prima Scampia e poi Brusciano. Il pm della Procura di Avellino che ha coordinato le indagini, il sostituto procuratore Luigi Iglio, ha firmato gli avvisi di conclusione dell’inchiesta e si prepara a chiedere anche il processo per gli indagati, che salgono a venti.

I nove indagati che erano stati sottoposti agli arresti domiciliari il 30 ottobre scorso, in particolare Mario Barone, classe 80, che da parte offesa in un procedimento legato sempre al mondo dei debiti di droga e’ finito poi agli arresti domiciliari. E’ lui uno dei primi ad essere captato per i contatti con un altro indagato, uno dei fornitori, un soggetto di Scampia che ad un certo punto delle indagini scompare. Barone e’ difeso dal penalista Annibale Schettino. Antonio De Nardo, classe 70, detenuto agli arresti domiciliari per questo procedimento, difeso dal penalista Gerardo Santamaria, Spatuzzi Gianluca, difeso dagli avvocati Vittorio Guadalupi del foro di Napoli Nord e Francesco Saverio Pugliese, detenuto agli arresti domiciliari, Pagani Maddalena, detenuta agli arresti domiciliari, Lanzillo Gino detenuto agli arresti domiciliari e difeso dal penalista Rolando Iorio, Morgera Mario difeso dal penalista Gerardo Santamaria, Pennetti Lorenzo, difeso dagli avvocati Nello Pizza e Danilo Iacobacci, Eyziati Hicham, difeso dall’avvocato Fausto De Vicariis. Tre indagati con l’obbligo di presentazione alla pg per altri , difesi dagli avvocati Fabio Tulimiero, Giuseppe Di Gaeta, Alessandra De Tilla, quattro indagati con obbligo di dimora difesi dai penalisti Nello Pizza e Claudio Frongillo e Alberico Villani. Quattro indagati a piede libero, raggiunti dall’ avviso di chiusura delle indagini.

LE ACCUSE
Ventotto capi di imputazione per i venti indagati dell’inchiesta di Procura della Repubblica di Avellino e Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Avellino. Spaccio di sostanze stupefacenti e’ l’accusa nei loro confronti. I fatti contestati partono dall’ ottobre del 2021 e si riferiscono a cessioni di cocaina, hashish, eroina e anche un caso di commercializzazione del “metadone” consegnato al Serd di Avellino e invece spacciato ad altri tossicodipendenti. La droga alle varie piazze in citta’ arrivava da Scampia. Questo come ha documentato l’imdagine almeno fino al novembre del 2011, quando ci sarà il primo sequestro per l’attività di spaccio. Ad approvvigionare la città un soggetto che viene intercettato con lo stesso Mario Barone, che e’ anche creditore nei suoi confronti di una somma. E” lui a rifornire su prenotazione i pusher avellinesi. Con una tecnica che cerca di evitare anche i controlli. Dai contatti di Barone si scoprono anche Spatuzzi, Pagani e De Nardo. E’ il primo gruppo che finisce all’attenzione dei Carabinieri. Sono loro a novembre, quando da Scampia non ci sono più contatti, a cercare altre piazze. E quindi si opta per la zona vesuviana. Brusciano e Castello di Cisterna. Entrano in gioco altri due pusher che riforniscono anche a domicilio i “clienti” in tutta la città capoluogo. La piazza dove spacciano e’ quella nei pressi del Ponte della Ferriera, alle spalle dell’ex Mercatone, ma anche a pochi passi dal Comune di Avellino. Una zona piuttosto collegata anche da un’altra circostanza al vaglio dei Carabinieri, il ruolo di due esercenti che avrebbero approvvigionato la piazza. Infine viene fuori che c’era anche un altro pusher attivo nelle zone limitrofe al Tribunale. Grazie a sequestri, osservazioni tecniche, alcune telecamere piazzate dai Carabinieri e alle intercettazioni, oltre all’ascolto anche dei clienti in alcuni casi, è stato possibile ricostruire tutta la rete che operava nel territorio cittadino. Ora si attende che passata la fase di venti giorni in cui gli indagati potranno chiedere di rendere interrogatorio o produrre memorie difensive, la Procura decida sulle richieste di rinvio a giudizio nei loro confronti.