Avellino – Sarà, ma gli ultimi post gara di Vitucci suonano tutti alla stessa maniera: la panchina porta troppi pochi punti, la produzione offensiva è scarsa, “… è impensabile vincere con questi numeri”.
A ben vedere, numeri alla mano, la Scandone Avellino è quella squadra che ha imbarcato quattro sconfitte consecutive nelle ultime quattro uscite e non quella che, dopo l’epurazione di Dean e Richardson, ne aveva vinte tre di fila. I commenti post Cremona a questo punto, ricalcherebbero irrimediabilmente i precedenti delle ultime partite. Parliamo di una squadra che è stata costruita male (e lo andiamo dicendo dall’estate), dove non c’è un giocatore uno capace di penetrare e battere l’avversario nell’uno contro uno; men che meno non c’è nessuno che tiene l’uno contro uno difensivamente.
La panchina è corta, cortissima, praticamente inesistente dopo la cacciata dei due ‘innominati’: il Dragovic di questa stagione è irritante quanto improduttivo, Biligha viene ormai utilizzato col contagocce e preferibilmente nel garbage time, Spinelli mette sì tanto cuore in ogni minuto sul parquet ma è un giocatore che per ovvi motivi anagrafici non può fare e dare di più, Cavaliero dopo avere fatto l’americano in assenza degli americani ha bisogno di ricariche le batterie (fisicamente e mentalmente).
Detto questo, le dichiarazioni post gara del sempre ottimo Frank non fanno una grinza e rispecchiano ahinoi l’amara realtà della Scandone. Ma il gruppo biancoverde oggi finito nell’occhio del ciclone l’ha costruito e voluto fortemente, cambi in corso compresi, l’ultimo “coach dell’anno”. Così non fosse (e non sono pochi quelli che lo pensano) qualcuno dovrebbe dare delle spiegazioni, a questo dubbio irrisolto (e irrisolvibile) così come a tanti altri interrogativi che per adesso sono destinati a non trovare risposte.
(@antopirolo)
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