Settore conciario: la forte concorrenza che giunge dalla Cina e dall’India sta mettendo in ginocchio uno dei fiori all’occhiello dell’impresa irpina. Solofra combatte per la sopravvivenza di attività che in passato ne facevano un comune florido. Allo stato di empasse c’è una soluzione. Tra tanti interrogativi e buoni propositi forse arrivano alcune risposte o quanto meno proposte che, come la prudenza insegna, non bastano ma aiutano. Ad intervenire è l’ex segretario regionale della Cgil, Raffaele Pirozzi. Quattro, a suo giudizio, sarebbero gli interrogativi e le questioni da vagliare: la revoca delle licenze per lo scarico delle acque reflue; la ‘depurazione’ per le aziende che stanno per chiudere battenti; evitare che altre aziende possano usufruire degli aiuti di Stato. In ultimo perplessità su quella che viene definita “la panacea di tutti i mali”: la concertazione. Uno strumento che, così come evidenziato nel documento della Regione Campania relativo al P.O.R. 2007-2013, “… ha incontrato forti limiti ed è sottoposta ad una pesante critica da parte degli estensori del documento e dallo stesso presidente della Regione”. La critica, in questo caso, sarebbe determinata dal fatto che la concertazione avrebbe sviluppato forti elementi di localismo senza creare sviluppo. Da qui la considerazione di Pirozzi: “E’ questa la strada su cui fa affidamento il responsabile di categoria?”. Chiaro, dunque, il riferimento alle affermazioni avanzate in proposito da Giovanni Esposito. Formule risolutive che incontrano il dissenso dell’ex segretario della Cgil: “La competizione con la Cina e l’India – ha spiegato – non può avvenire attraverso bassi salari, senza diritti sindacali e senza il rispetto degli orari di lavoro. La concorrenza con questi Paesi, dove la crescita del Pil è pari al 10 per cento, dovrebbe avvenire immettendo nuovi elementi nei processi produttivi”. Le ‘conditio sine qua non’ per lo sviluppo sarebbero dunque: la ricerca, l’innovazione tecnologica e i saperi, “…mantenendo o addirittura aumentando il reddito ed i diritti sindacali dei lavoratori. Il settore concia, in questo senso, è già fortemente in ritardo ed oggi occorre bruciare le tappe”. Un apporto essenziale, inoltre, dovrebbe giungere dalle istituzioni locali, provinciali e regionali, dal Governo nazionale, dall’Università e dai Centri di ricerca a cui è affidato il compito di “… lanciare una proposta in grado di far fronte all’agguerrita concorrenza dei Paesi esteri. In questo senso, invece, ho l’impressione che si brancola nel buio”. Infine l’ultimo suggerimento: legare il rilancio del settore concia ai nuovi provvedimenti che il Governo Prodi sta approntando per lo sviluppo del Mezzogiorno. “Mi riferisco – conclude Pirozzi – al documento approvato l’11 luglio 2006 dalle regioni meridionali, dai Sindacati nazionali e da Confindustria. Gli industriali, infatti, sono disposti ad investire nel Mezzogiorno purché vi siano amministrazioni funzionanti, terreni disponibili ed infrastrutturati per impiantare imprese e servizi”. Per concludere, prioritario, per alcune aree della Campania e del Mezzogiorno, è soprattutto “… un controllo adeguato del territorio con azioni preventive e repressive e con una Magistratura funzionante”.
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