Ha voluto porre fine alla sua esistenza. Forse una costrizione scaturita dalla convinzione di non essere più in grado di viaggiare sulla retta via. Un malessere interiore che lo ha logorato, che lo ha convinto a togliersi la vita come risoluzione di un percorso ormai inquinato. Neppure l’affetto ed i sorrisi di suo figli lo hanno fatto desistere. E dalle parole è passato ai fatti: Gelsomino Cuozzo si è ucciso. Sono bastati pochi istanti per spezzare una giovane vita. Gelsomino aveva solo 28 anni. Dopo aver dato la buona notte al suo bimbo, era andato a letto tranquillo, almeno come ha raccontato la consorte agli inquirenti. Una notte trascorsa all’insegna del riposo ma qualcosa nella sua mente stava per scattare. Alle 7 la macabra scoperta: a rinvenire cadavere Gelsomino Cuozzo è stata la moglie. Si era alzata per preparare la colazione quando, giunta in cucina, ha rinvenuto il marito appeso con una corda al soffitto. Ha tentato di slegare la corda ma non c’è riuscita. Ha, dunque, chiamato immediatamente i volontari del 118 ed i Carabinieri della locale Stazione: all’arrivo dei soccorritori inutili si sono svelati i tentativi di strappare alla morte il 28enne. A Caposele si è portato anche il Comandante della Benemerita di Montella, il Capitano Nicola Mirante, che ha notiziato della tragedia il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Sant’Angelo dei Lombardi, Miraglia ed il medico legale di turno. Il Pm ha disposto il sequestro della salma per far eseguire l’ispezione cadaverica: già nel pomeriggio è stata restituita alla famiglia per celebrare i funerali. Intanto, i Carabinieri hanno ascoltato la vedova Cuozzo, parenti e conoscenti al fine di raccogliere elementi utili per la ricostruzione della tragedia. Secondo quanto raccolto dalla Benemerita, a ferire la psiche di Gelsomino Cuozzo sarebbero stati difficoltà all’interno del nucleo familiare. Sono solo ipotesi sulla quali si indaga e le testimonianze avranno un ruolo importante. Il suicidio dell’operaio di Caposele, purtroppo, è il terzo dall’inizio del 2005 ad oggi: mancava qualche minuto alle 16 dell’8 gennaio quando i genitori di M.D.S., queste le iniziali della vittima quindicenne, hanno fatto la macabra scoperta. La loro figlia, in fin di vita, attaccata ad una trave del locale caldaia, con una corda di nylon: un insano gesto compiuto per un litigio con i genitori. Il secondo suicidio è avvenuto pochi giorni fa: era il 23 marzo quando, attanagliato dalle sorti future della sua azienda e dal destino occupazionale dei suoi dipendenti, l’imprenditore 39enne della Geofarma di Torella dei Lombardi Mario Iuorio ha posto fine alla sua esistenza impiccandosi nel capannone della sua azienda. Tre tragedie con un unico comune denominatore: l’essere convinti di non riuscire ad affrontare le difficoltà della quotidianità. Emiliana Bolino
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