Avellino – Folclore, tradizione, spettacolo. La tradizione del Palio della Botte risale alla seconda metà del 1500, ma rivive tutt’oggi attraverso i tinai e i bottari moderni. Come nel XVI secolo, questa sera alle ore 18, si faranno rotolare pesanti botti di legno lungo la salita dell’antica strada di Corso Umberto I, per provare e dimostrare la qualità del manufatto. La manifestazione, riportata in auge dal parroco della storica chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, don Emilio Carbone, rievoca due eventi: l’arrivo in città dei principi Caracciolo e il miracoloso ritrovamento, in località Tuoppolo, di un affresco raffigurante la Madonna di Costantinopoli, emblema della devozione avellinese. La gara consiste nel far rotolare una botte di circa 2 quintali, spingendola solo con un bastone di ferro ricurvo lungo Corso Umberto I, a partire dalla chiesa di Monserrato fino alla fontana di Bellerofonte (oggi detta, popolanamente, “dei tre cannuoli”) per un totale di circa 600 metri tutti in salita. Ma il Palio della Botte è anche una dettagliata ricostruzione storica dell’epoca rinascimentale ai tempi dei Caracciolo. La sfilata della corte, con in testa il principe e la sua famiglia, arricchita dalla colorata presenza dei figuranti, e le rappresentazioni delle sette contrade, attualizzate nelle sette circoscrizioni cittadine, tendono a risvegliare, negli avellinesi, l’interesse per la tradizione e il senso di appartenenza ad una realtà cittadina con una precisa identità. Sette le contrade che si sfideranno a colpi di botte: Tuoppolo: S. Tommaso e Rione Mazzini (campione in carica con casacca di colore grigio). La contrada prende il nome dalla vicina collina, detta Tuoppolo, ove secondo la tradizione, fu ritrovata l’immagine della Vergine di Costantinopoli; Porta Beneventana: Rione Aversa, Valle, Contrada Baccanico (colore rosso). Porta Beneventana prende il nome dalla strada che conduceva nella città di Benevento, scomparsa da moltissimi secoli; Porta Napoli: Corso V. Emanuele, Viale Italia, Contrada Bagnoli (colore azzurro). La conformazione delle vecchie strutture difensive che stringevano la nostra città in potenti mura, a protezione di assalti e saccheggi, assai frequenti nei secoli di lotte, ha reso possibile l’apertura di varie porte per l’accesso alla città. Le ultime porte di Avellino destinate a cadere nel corso dei secoli sono state Porta Napoli e Porta Puglia; Bellezze: Bellizzi (colore rosa). Il casale delle Bellezze, il casale della nobiltà di Avellino, conserva nel nome tutto il fascino dell’antichità. La frazione di Bellizzi, già Università del Principato Ulteriore e poi comune della provincia di Avellino, vanta una storia secolare di cui sono orgogliosi e fieri i propri abitanti, i quali durante la gara del Palio della Botte sentono con passione questa originaria appartenenza; Terra: Duomo, via Nappi (colore Marrone). Il rione Terra, dal quale prende il nome la contrada che si identifica con il territorio dell’attuale Centro Storico di Avellino, è il nucleo che vanta un passato millenario. La collina della Terra fu, infatti, il primo luogo ad accogliere gli abitanti dell’antica Abellinum della Civita, in tenimento di Atripalda, luogo poco idoneo a contenere le invasioni barbariche che iniziarono dopo la caduta dell’impero romano. Con la costruzione della prima chiesa avellinese, agli albori del cristianesimo in Irpinia, il rione Terra diviene un faro di civiltà e vivace centro della vita religiosa e amministrativa della città; Parco del Principe: Rione Parco, Contrada Archi, Tuoro Cappuccini (colore Verde). Parco del Principe è un’antica contrada del feudo della famiglia dei Caracciolo, ricca di acqua e di verde, un tempo piacevole luogo di caccia e divertimenti della buona società che viveva nella nostra città; Porta Puglia: via Francesco Tedesco, Borgo Ferrovia (colore giallo). La contrada che trae il nome dall’antica porta che menava nella rigogliosa regione delle Puglie, nota per il grano, i cereali e le altre ricchezze della terra diretti nella capitale del Regno di Napoli, è un rione con fitte pagine di storia. L’antica Porta, elevata nei pressi del Convento degli Agostiani, dove un tempo operavano i Vigili del Fuoco, deve il suo splendore alla famiglia Caracciolo.
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