Dopo aver ottenuto il dissequestro temporaneo, valido per i soli lavori di cantierizzazione (per ulteriori interventi occorrerà sempre il parere del Mit), dei viadotti Lenza-Pezze, Scrofeta Vergine, Sabato, Francia, Pietragemma, Vallone del Duca, Fosso San Biagio, Campofilone e Petronilla presenti sull’A16 Napoli-Canosa e sull’A14 Bologna-Taranto, Autostrade per l’Italia ha avanzato istanza di dissequestro anche per gli altri ponti: Acqualonga, Carafone, Vallonato I, Vallone del Varco, Fonte dei Preti, D’Antico, Lamia e Omero Fabriani, sempre insistenti sulle medesime tratte autostradali.
La motivazione, fornita dal gestore, riguarda l’espletamento di alcune attività propedeutiche e imprescindibili per la seconda fase, ovvero la stesura del progetto esecutivo per la riqualifica e sostituzione delle barriere che verrà sottoposto alla competente DVGCA (Direzione generale per la Vigilanza sulle Concessioni Autostradali).
Una richiesta rigettata però dal Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone, sempre previa consultazione della Procura di Avellino, titolare dell’inchiesta con il Procuratore capo Rosario Cantelmo e il sostituto Cecilia Annecchini, e dell’ingegner Placido Migliorino, Dirigente del Mit chiamato a vigilare sulle autostrade del centro-sud.
A mancare in quest’ultima istanza – scrive il Gip Fabrizio Ciccone – è l’idonea indicazione delle modalità di cantierizzazione dei viadotti (a partire dalla necessaria apposizione delle barriere poste a protezione di quelle esistenti a una distanza di 5,1 metri dal piede lato traffico del new jersey da installare), né viene specificato in che modo verranno osservate alcune prescrizioni degli organi ministeriali, come quelle dello Uit di Roma a cui il giudice si è sempre uniformato.
“In presenza di cantieri – precisa in una nota lo stesso Migliorino – devono essere utilizzate le barriere ET100 con area di ingombro pari a 5,1 metri e non le Abesca H120-W5 a 1,8”. Ovviamente questo tipo di installazioni consentirebbe di ridurre di 3,5 metri l’area sequestrata, consentendo ad Aspi di utilizzare due corsie con larghezze ridottissime. Questo, sottolinea il giudice, aumenterebbe però il pericolo per la circolazione stradale per il maggior numeri di incidenti che potrebbero verificarsi a seguito della significativa restrizione della sede stradale.