“La resistenza è finita, togliamo il disturbo!”. Queste le parole di commiato scelte da “Segninversi”, l’associazione di Carmine Ciccarone e dell’ex presidente nonché consigliera comunale Barbara Matetich, che ha gestito per più di due anni la storica Casina del Principe, tra i luoghi simbolo della città, all’epoca concessa in gestione dall’amministrazione comunale di Avellino.
“Un saluto dopo due anni e mezzo di sogni e resistenza – si legge nella nota – per chi l’ha capita, per chi l’ha praticata. Ringraziamo tutti quelli che ci hanno accompagnato nei tantissimi eventi, tutti visibili e raccontati sulle nostre pagine facebook, e che ci hanno fatto crescere. Ringraziamo tutti quelli che in una casa della città hanno portato un pezzo della loro storia: fotografi, attori, designers, artisti, musicisti, scrittori, scenografi, camerieri, cuochi, giornalisti (anche quelli che hanno dimenticato di pagare il conto regolarmente scritto su ricevuta contabile), produttori, agricoltori, tutti i nostri associati e tutti i cittadini che abbiamo incontrato.
Ringraziamo chi ogni mattina ha aperto la struttura e ogni sera l’ha chiusa aprendo la porta a tutti sempre con entusiasmo e facendo risparmiare al Comune di Avellino una spesa annua di circa 100mila euro. Sì, perché prima di noi la struttura era aperta dal personale ACS pagato dal Comune di Avellino. Ovviamente era chiusa il sabato, la domenica e durante le feste comandate. Ringraziamo chi, pur occupandosi della sala degustazione, non si è tirato indietro quando si sono svolti convegni e conferenze stampa organizzate da altri… e che non si è tirato indietro nemmeno quando si è trattato di pulire bagni e spazi lasciati all’incuria dopo le manifestazioni svolte al di fuori della nostra programmazione. Ringraziamo tutte le associazioni culturali che hanno creduto in noi e nel fatto che un collettivo di energie potesse far crescere qualcosa anche in una città umida e troppo spesso malpensante. Ringraziamo tutti quelli che ci hanno criticato perché ci hanno fatto riflettere soprattutto sul significato di concetti come identità collettiva e cittadinanza attiva”.
Poi l’attacco all’amministrazione comunale con la quale l’associazione ha avuto un lungo braccio di ferro legato a beghe economiche – tra morosità dell’uno e lavori non pagati dall’altro non si sa chi stia messo meglio – e al giro di vite attuato dal Comune riguardo alla gestione delle strutture pubbliche: “Ringraziamo l’amministrazione comunale che, essendosi trovata nell’impossibilità di fermare un progetto aggiudicato con bando pubblico dalla precedente amministrazione, non ha saputo gestire la cosa. Forse aveva un’altra visione, forse era impegnata a far crescere altre strutture dedicate alla cultura e alla rete culturale di cui oggi tutti parlano.
Ringraziamo gli assessori alla cultura che si sono succeduti in questi due anni perché non hanno supportato la loro visione di cultura all’interno degli spazi della casina del principe, come pure avrebbero dovuto per bando e per vocazione. Ma li ringraziamo ugualmente perché evidentemente si sono dedicati con cura ad altri spazi che oggi identificano la nostra città. Infatti mentre noi chiudiamo i portoni, sono aperti tutti giorni quelli di Villa Amendola dove il Gama, la famosa galleria d’arte moderna di Avellino, è diventata la seconda galleria campana dopo il Pan di Napoli. O il Gama esiste solo sulla carta? E mentre chiude il piccolo giardino della corte interna della Casina del Principe, alle spalle del Castello e del Conservatorio Cimarosa, apre quello più importante di Villa Amendola dove vengono ormai da ogni luogo a celebrare matrimoni più chic. O rimane chiuso da tre anni?
Ringraziamo gli assessori al patrimonio che si sono succeduti in questi due anni perché dopo diverse ricognizioni hanno capito cosa dovevano fare: un piano di rientro per la Casina del Principe: duemila euro, pur dovuti, alla settimana fino a metà gennaio, dimenticando che siamo ancora a credito di circa 19 mila euro per lavori svolti di somma urgenza nella parte della Casina non affidata a noi e da noi svolti, sotto la supervisione degli organi tecnici del Comune. Ma, senza iscriversi ad alcuna parrocchia politica, siamo arrivati fin qui e siamo onorati di aver fatto qualcosa nella nostra città, se in minima parte ci siamo riusciti. E oggi facciamo spazio a chi meglio di noi (che non siamo né imprenditori, né politici) saprà rendere visibile la crescita dei nostri luoghi, come stanno già facendo con l’Eliseo, con la nuova programmazione culturale del Teatro Gesualdo e con il concertone di Natale che richiamerà turisti e farà crescere i nostri territori e le nostre anime.
Intanto c’è un bell’albero di Natale nello slargo che era Piazza Libertà, tutto illuminato e finanziato con fondi utilizzati per una programmazione curata e attenta che lascerà sicuramente il segno. Poi ci sarà un altro Natale”.