Avellino – Una direzione ‘allargata’ che da un lato ha offerto innumerevoli spunti di riflessione e dall’altro ha preferito tacere, tranne qualche sporadico accenno, sulle questioni ‘calde’ all’interno del partito.
Così il Partito Democratico irpino si è riunito per una analisi del risultato elettorale e per affrontare di petto situazioni lasciate in sospeso.
Assenti all’incontro, giustificate da “motivi personali”, Alberta De Simone e Vanda Grassi. Prima delle valutazioni, tuttavia, è necessario procedere ad alcune precisazioni.
Gerardo Adiglietti, Pasquale Gallicchio e Rosa D’Amelio, presenti alla direzione, l’hanno abbandonata a metà percorso consegnando una lettera privata nelle mani di Franco Vittoria. Probabilmente le anime della corrente bassoliniana hanno chiesto un nuovo incontro per operare una verifica sulle dimissioni rassegnate nel corso della settimana dal vice segretario del Pd.
In secondo luogo è emersa in maniera unanime la determinazione a mettere da parte le ‘provenienze’, non per abiurarle ma per creare una entità coesa.
Insomma, il tutto a voler dire che un Partito Democratico che vive di ex non è un Partito Democratico.
Presupposto logico e imprescindibile per addentrarsi nei meandri di una analisi che ha tracciato un quadro in qualche caso poco lusinghiero ma sicuramente esaustivo. Ed in questo caso lo spunto è stato offerto dal risultato ottenuto in Provincia. Insomma, il Pd irpino ha abbracciato i propri meriti e fatto un doveroso mea culpa diretto non al ‘capovolgimento’ ma senza dubbio al rinnovamento. Perché gli errori, come la direzione stessa ha ammesso, ci sono stati e quello che fino a ieri era quasi considerato ‘carnefice’ (Franco Vittoria, ndr) non è apparso oggi – secondo gli interventi registrati – l’unico responsabile. Non è il capro espiatorio a cui attribuire tutte le responsabilità di via Tagliamento 22.
Tanto che le voci circolate nelle ultime ore relative alle dimissioni del segretario provinciale si sono rivelate infondate e Vittoria ha riscosso il sostegno del partito senza alcuna remora.
La relazione di Franco Vittoria – Il segretario provinciale nella sua relazione introduttiva ha bandito ogni forma di dicotomia tra veltroniani e dalemiani. Contrapposizione che apparterrebbe ad una vecchi logica “… da cui ci distacchiamo perché fa cristallizzare le nostre vecchie storie che, al contrario, devono avere il coraggio di rinnovarsi. Perché il nostro non è il partito degli ex. Il Pd nasce per capire come incrociare le voci in questa entità che si evolve. Noi non siamo alla ricerca di radici ma dell’ancora. Per questo è necessario far prevalere l’idea di un partito che vada oltre noi stessi e tentiamo di costruirlo non per consegnarlo ad un padrone ma ai cittadini. Non possiamo pensare, inoltre, che il partito legale possa rispecchiare in pieno il partito reale”.
Comune di Avellino – Il giusto tributo al sindaco Pino Galasso ma un punto di vista assolutamente in controtendenza con le analisi che fino ad ora hanno tributato al solo primo cittadino gli allori della vittoria: “Noi vinciamo in città e qualcuno già pensa di aprire un processo. Con Galasso si è creato non un fortino ma uno spazio senza confini, che è cosa ben diversa. Con Galasso hanno vinto gli invisibili, coloro che hanno stretto le fila delle liste che ci hanno condotto al successo. Abbiamo commesso degli errori, è vero, ma in questo momento deve prevalere l’unità del partito e degli intenti.
Ma Avellino è strana. Non possiamo certo tollerare che dopo che De Mita ha perso in città tenga ancora la ‘mano lunga’ in questo partito così come sta avvenendo a livelli più alti. Non esiste ‘faccio l’alleanza se vanno fuori Iannuzzi e Valiante o Vittoria e chicchessia”.
La Regione – Un attacco, ripreso successivamente da Franco Maselli, verso una Regione non ‘amica’, con assessori che “rispondono alla logica ‘altra’”.
“In questo non possiamo essere partecipi della Federazione Sudd. Avremo alleanze più aperte a sinistra ma non ci sarà alcuna alleanza con l’Udc di De Mita”.
Provincia – Vittoria non ha nascosto di sentirsi responsabile della sconfitta, pur dovendo procedere ad alcuni chiarimenti. “A dicembre non ero d’accordo su alcune scelte ma sono convinto che pochi potrebbero scagliare la prima pietra. Una cosa è certa: questo non è più il partito della mano tesa. Al tempo delle scelte mi si chiedeva di ascoltare i territori. Noi abbiamo dato priorità all’unità del partito ma non è bastato”.
Sul caso Adiglietti – Vittoria definisce le dimissioni del vice segretario un atto politico su cui intavolare una discussione seria ed analitica.
“Un ragionamento che deve coinvolgere anche la segreteria cittadina. Non è possibile che il capro espiatorio sia sempre via Tagliamento 22”.
Insomma, Franco Vittoria ha parlato chiaro: il Pd non accetta più “ambiguità di fondo” e non è più disposto ad accogliere “chi sta con un piede in due scarpe”.
“O termina il tempo di tendere la mano o non costruiamo il Pd. Abbiamo dalla nostra parte un’arma: la libertà di scegliere liberamente perché non accettiamo patenti di moralità da nessuno”.