Avellino – L’imprenditoria irpina fa il punto della situazione e avanza le proposte di nuove strategie per far crescere lo sviluppo locale. Il tutto attraverso un rinsaldamento del rapporto tra istituzioni e politica e facendo leva sulle opportunità della nuova programmazione 2007/2013. Sono questi i temi-perno che hanno fatto da cornice all’assemblea annuale degli industriali di Avellino alla quale hanno preso parte amministratori, politici, autorità civili, religiose e militari, magistratura e forze dell’ordine. Un appuntamento fisso ma atteso in cui a fare gli onori di casa è stato il numero uno dell’ente di Via Palatucci Silvio Sarno, che, insieme ai presidenti di sezione, ha accolto l’ospite romano Luigi Abete, guida degli imprenditori della Capitale. Al presidente della Banca Nazionale del Lavoro l’onere e l’onore di essere questa volta l’interlocutore prescelto dagli attori dello sviluppo locale, di presiedere e concludere l’assemblea degli irpini. Perché: “Nel suo pensiero e nella sua azione così marcata e caratterizzante, ritrovo le linee che ispirano il mio impegno alla Presidenza di Confindustria Avellino”.
Queste le parole di Silvio Sarno, che passa subito ad individuare luci ed ombre dell’economia provinciale nella sua relazione introduttiva. La voglia di una denuncia forte e vibrante per i “ritardi nelle scelte strategiche” e per “l’amara considerazione del peggioramento del clima politico” viene controbilanciata dalla responsabilità della funzione che “deve indurre ad assumere atteggiamenti positivi che sappiano infondere fiducia nel futuro”. Alla domanda. Qual è la fase che sta vivendo la società irpina?. La risposta di Sarno è: “Stiamo ancora gestendo una impostazione del passato, seppur ricca di evoluzioni”. Di qui l’appello alla politica affinché non pecchi di arretratezza e all’associazionismo perché la sua presenza sia più spiccata e propositiva sul territorio. “Ricerchiamo la collaborazione perché crediamo fortemente all’integrazione intersettoriale (…). Vogliamo con le altre associazioni estendere lo stesso stimolante rapporto di confronto continuo che abbiamo positivamente sperimentato con il sindacato dei lavoratori”. Per Sarno oggi più che mai “la politica è debole”. Ma gli imprenditori indicano nel diverso rapporto tra pubblico e privato la chiave di volta “per mettere in moto meccanismi di più alta crescita”. Una indicazione che vuole essere un “forte richiamo ad avviare e rendere concreto un processo gravido di sinergie di costi, di tagli a improduttive spese pubbliche correnti, di apertura di spazi per la libera iniziativa economica”. In particolare alla Presidente della Provincia Alberta De Simone: “Conosco la sua sensibilità. Credo che non mancherà di creare occasioni per una attenta riflessione su queste risultanze”. La svolta del comportamento dell’amministrazione pubblica e l’apertura alla modernizzazione per Sarno possono “dare slancio all’intera economia”. Non tutto però dipende da una prospettiva solo interna al territorio provinciale. La nuova ipotesi di sviluppo della provincia di Avellino è infatti quella di più alti livelli di integrazione con le province di Salerno e Benevento, che conferma il capoluogo irpino città baricentrica di nuovi assi: “Per noi – spiega Sarno – significa soprattutto prospettare a Sud della linea Napoli-Caserta un nuovo e più completo progetto di sviluppo che pone Avellino in una posizione di fluido collegamento ai grandi corridoi europei: il Corridoio 1 (Nord/Sud: Berlino-Palermo, che attraversa Salerno) e il Corridoio 8 (Ovest/Est: Bari-Mar Nero), attraverso Benevento”. Avellino deve dunque accentuare la sua vocazione di città dei servizi e spingere sul pedale della Città ospedaliera “per essere centro di alta formazione e di servizi avanzati”. Nell’analisi di Sarno non manca l’accenno ai rifiuti, al patto di stabilità, alle grandi priorità che sono innanzitutto tre: infrastrutture, tecnologia e lotta alla burocrazia. Ma è anche un’autentica e concreta sinergia tra tutte le categorie produttive che serve per rendere possibili nuove alternative di crescita. Nel corso dei lavori sono state anche indicate le linee d’azione e le priorità per i prossimi mesi, a cominciare dalle strategie da attuare in materia di utilizzo dei fondi comunitari. Dunque quello di Sarno, un appello non solo agli imprenditori ma anche e soprattutto alla politica, affinché possa rendere più fertile un terreno che per dare i suoi frutti ha bisogno di essere protetto e valorizzato.
Infine, l’atteso intervento di Luigi Abete al quale così Sarno passa la parola: “Sappiamo che dalla tua esperienza, Luigi Abete, abbiamo molto da imparare avendo Tu affrontato con successo questi impegnativi aspetti della vita personale ed imprenditoriale”. Nel suo lungo ed articolato resoconto il Presidente degli industriali di Roma traccia anche l’identikit dell’essere “terzo”. “Autonomia, a-partiticità e a-governatività”. Per Abete sono importanti le sinergie interregionali oltre a quelle regionali, come pure valorizzare il servizio essenziale di rappresentatività “che porta sempre la palla al centro e fa lavorare bene la società”. Per questo è necessario “superare le frammentazioni nello stesso settore e tra settori diversi”. Insomma: “Bisogna alimentare la moralità unitaria”. Per il numero uno di Roma la capacità di stare insieme nell’associazionismo deve dunque rapportarsi in maniera proporzionale al farsi concorrenza come imprenditori. È questo il segreto del nuovo associazionismo che mette insieme identità personali e associative. Abete elenca, infine, gli ingredienti di una buona politica industriale che deve sempre basarsi su una buona politica economica, innanzitutto: attenzione delle istituzioni alle infrastrutture materiali e immateriali (formazione in primis e ricerca); patrimonializzazione delle piccole imprese; maggiore interesse alle medie. Infine un consiglio: “Non cambiare quello che funziona, come ad esempio la contrattazione”. (di Antonietta Miceli)
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