San Martino V.C. – Crisi al Comune: gli ex Margherita contro Ricci

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San Martino Valle Caudina – “La vita è divisa in tre momenti: passato, presente, futuro. Di questi, il momento che stiamo vivendo è breve, quello che ancora dobbiamo vivere non è sicuro, quello che già abbiamo vissuto è certo”. Si apre con questa frase di Seneca il manifesto ironico e sferzante che i cinque consiglieri ex Margherita hanno diffuso a San Martino Valle Caudina. E che di fatto apre la stagione di polemica di quella che è l’ormai ex maggioranza che ha vinto le elezioni del maggio 2006. Un manifesto-‘favoletta’ – quello firmato da Palerio Abate, Enzo Palluotto, Beniamino Villanova, Raffaele D’Alessio e Rino La Pietra – dove si racconta di un paese “governato da quasi quindici anni da orchi. In quell’oscura epoca regnava la paura ed il sole tramontava presto. I cittadini-sudditi non avevano possibilità di votare liberamente. La libertà d’espressione era bandita e vigeva la pena di morte. All’improvviso quell’impero scricchiolò. Sin nei punti più remoti del villaggio, si sparpagliò una squadra di cavalieri, bardati di cazzuola e guidati da un condottiero “coi baffi” – con evidente riferimento al primo cittadino Pasquale Ricci -. Il manifesto ripercorre le fasi di questa “liberazione”: “Casa per casa, gli eroi venuti da lontano, sgominarono il regno di terrore e dell’oscurità nel quale gli orchi avevano precipitato il paesello. Quando la battaglia finì, tagliarono teste ed ufficializzarono la nuova “santa alleanza”. Qualcuno si tagliò i capelli, più di uno si ubriacò, il condottiero “con i baffi” si esaltò pensando alle truppe che avrebbe potuto schierare nelle prossime battaglie. Tutti si dissero felici per aver sconfitto i mostri. Il paese ben presto prosperò. Gli alberi tornarono a dare frutti, i prati erano in fiore e anche le mandrie tornarono beatamente al pascolo. La giustizia ebbe finalmente la meglio e nel villaggio si diffuse il benessere e la gioia. Solo pochi, a bassa voce, ebbero il coraggio di ricordare che il condottiero “coi baffi” comandava già prima di quelle razzie e che quelli che festeggiavano con lui erano gli sconfitti di sempre”. Per poi concludere: “Degli orchi il finale della favola nulla dice. C’è chi pensa che siano estinti e chi dice di averli visti piangere. Questa storia ve l’abbiamo voluta raccontare – è la conclusione del manifesto – perché noi agli orchi non crediamo. Restiamo convinti che i furbi ed i millantatori, finalmente accoppiatisi, inventano favole solamente per giustificarsi”. Prime schermaglie di uno scontro che si annuncerà particolarmente duro.

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