“Salute nelle carceri assente, dove è l’Asl”, la nota di Fp Cgil

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“La Funzione Pubblica Cgil è stata nuovamente costretta ad avviare la prevista procedura conciliativa in Prefettura nei confronti della direzione generale dell’ASL. Vane sono risultate le reiterate richieste di intervento sulla disorganizzazione nella medicina penitenziaria. La ormai cronica carenza di personale, tra tutte le figure professionali previste e l’incremento esponenziale del numero dei detenuti sono divenuti intrecci ingestibili senza un accurato e sensibile intervento” è quanto si legge in una nota stampa a firma della segretaria generale Licia Morsa.

“La carenza di Infermieri Professionali – prosegue – non consente la predisposizione di turni adeguati nelle 24 ore previste di assistenza e la natura del rapporto di lavoro atipico con detto personale di certo non facilita la causa. L’assenza di specialisti, come lo psichiatra, fa degenerale la situazione già precaria tra i circa 600 detenuti al carcere di Bellizzi per esempio”.

“Viste le scarse unità in servizio, che svolgono il proprio ruolo nella quasi totale assenza di garanzie e di tutele, non vengono organizzate in turni nel rispetto delle disposizioni normative sull’orario di lavoro. I turni di lavoro non tengono conto dei riposi obbligatori ed in alcuni casi vengono notificati alla fine del mese di riferimento, vale a dire a lavoro svolto, in quanto nessun dirigente è disponibile a firmarli preventivamente”.

“Presso l’istituto a custodia attenuata per madri di lauro che dovrebbe ospitare le detenute madri con bambini fino a 6 anni di età, con capienza di posti pari a n. 35 detenute, unico istituto del centro sud, risulta in servizio ancora una sola unità di personale infermieristico che ovviamente non può da sola ricoprire i turni ed assicurare i servizi essenziali di assistenza nelle 24 ore giornaliere, per non parlare dell’assenza del ginecologo. Si stigmatizza il superficiale comportamento dei vertici dell’Asl di Avellino nell’esercizio di un così delicato servizio, non si comprende il reale motivo della cattiva organizzazione, tenuto conto, tra l’altro, che la medicina penitenziaria è a totale carico dello Stato e per l’Asl si tratta di solo partita di giro e che quindi necessita solo interventi organizzativi oculati” connclude Morsa.