S. Mango Impianto di compostaggio: ecco il perchè del sì, parla Petruzzo

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San Mango – “Nel mese scorso grande clamore ha suscitato l’annuncio di una possibile realizzazione di un impianto di compostaggio nel Comune di San Mango, a ridosso dell’area industriale di Luogosano.
La nostra associazione, da tempo, è impegnata nel far sì che nella nostra provincia possa diventare realtà quello che noi associazioni ambientaliste andiamo predicando da tempo, ossia ‘chiudere il cerchio’. Più volte, e da ultimo le ‘Domeniche ecologiche’ del Comune di Avellino, siamo scesi in piazza facendoci promotori di come utilizzare e realizzare il compost, distribuendo gratuitamente sacchetti da ½ kg con relativo opuscolo informativo. Ho sentito il dovere di spendere delle parole a favore dell’impianto per diversi motivi e pertanto, attrezzato di macchina fotografica, ho effettuato un sopralluogo sull’area dove dovrebbe sorgere l’impianto. Ebbene, mi sono imbattuto prima nell’area industriale di Luogosano, ove in questi giorni è frenetica l’attività della ZUEGG, poi in numerosi capannoni abbandonati, e in ultimo in un area dove era in forte attività un depuratore emanante un pesantissimo puzzo (… è normale??? Questo lo chiediamo agli organi preposti).
Uno dei principali motivi per cui viene fortemente contestata la realizzazione dell’impianto di compostaggio nell’area di San Mango sarebbe il potenziale danno ambientale e quindi economico che lo stesso arrecherebbe alla produzione vitivinicola della zona, famose per il Taurasi DOCG, ebbene da diverse ricerche effettuate risulta che una provincia come quella Senese, nota come la nostra Irpinia per la vocazione vitivinicola, ha sul proprio territorio tre impianti compostaggio (due di prossima realizzazione), due discariche attive, e un impianto di termoutilizzazione. Ciò per dire che l’allarmismo relativo all’impianto di compostaggio è infondato.
Comunque sarebbe giusto precisare che cos’è il compost e a cosa serve e perché: In Italia, come in quasi tutto il mondo, ci sono due problemi enormi che possono diventare l’uno la soluzione dell’altro, purché si imbocchi con decisione la strada della ‘chiusura del cerchio’, del riciclo degli scarti invece della loro dispersione: si tratta del problema dei rifiuti e di quello della progressiva desertificazione di parti di territorio un tempo fertile.
Se tenuta separata dal resto dei rifiuti (‘secchi’, riciclabili o no), la materia organica può diventare la materia prima del semplicissimo processo di compostaggio che, in alcuni mesi, trasforma un chilo di scarti umidi in quattro etti di ‘compost’ (il 60% è acqua che evapora), cioè una specie di humus che, come la torba, ha un forte valore agronomico, di arricchimento del terreno. Il compostaggio può avvenire: a) a scala domestica, con un piccolo cumulo nell’angolo dell’orto, del giardino o dentro un contenitore chiamato “composter”; b) in piccole aie di compostaggio comunali, sul terreno nudo, con un’entrata di 1-2 tonnellate al giorno: ogni cittadino ne produce circa 2 etti, quindi una tonnellata equivale all’organico di circa 5.000 abitanti; c) oppure in impianti di tipo industriale, della potenzialità di 10-100 tonnellate al giorno, in capannoni chiusi, con serpentine di areazione per accelerare il processo di ‘maturazione’ del compost, in depressione per non far uscire eventuali odori sgradevoli, e con la depurazione dell’aria attraverso ‘bio-filtri’ di cortecce e compost maturo. Il compost da raccolta differenziata ha un elevato valore agronomico e può essere utilizzato per le coltivazioni più pregiate: floricoltura, vivaismo, giardinaggio, come apportatore di sostanze organiche umificate (humus) essenziali per conferire al terreno adeguate caratteristiche strutturali (consistenza, porosità) e nutrizionali. Un’interessante opportunità sia per le amministrazioni pubbliche (come acquirenti) che per le aziende produttrici di compost (come fornitori) è l’applicazione del Decreto Ministeriale 8/05/2003 n. 203, ovvero del Decreto sugli ”Acquisti Verdi”, da parte degli enti locali di “beni riciclati”. Il compost, in quanto prodotto della trasformazione di scarti organici (umido da raccolta differenziata, scarti vegetali, ecc.) è considerato pieno titolo un bene riciclato a tutti gli effetti e quindi rientrerebbe nella quota del 30% di “acquisti verdi” che la legge stabilisce come quota minima. E’ stata recentemente pubblicata la Circolare del Ministero dell’Ambiente riguardante proprio gli Ammendanti Compostati Verde e Misto (ACV e ACM), così come definiti dalle legge 748/84 e succ. mod. La Circolare del 22 marzo 2005 (GU N. 81 del 8 Aprile 2005) indica fra i prodotti iscrivibili nel “Repertorio del riciclaggio” gli ammendanti per impiego agricolo e florovivaistico. L’appello che rivolgiamo agli amministratori è questo: acconsentire alla realizzazione dell’impianto; preoccuparsi che il tipo di compost prodotto sia un compost di qualità; aderire al CIC (Consorzio Italiano Compostatori è in Italia l’Organizzazione dedicata alla ricerca e alla promozione della buona pratica del compostaggio e per l’uso dei prodotti compostati); adoperarsi affinchè il compost prodotto possa essere utilizzato in agricoltura soprattutto per i Comuni del circondario, evitando così ai terreni a cui e’ destinato il compost, di ricevere la buona dose quotidiana di antiparassitari e schifezze chimiche per far crescere prima e meglio il prodotto”.
Il Presidente
Pasquale Petruzzo

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