“E’ oggettivamente ed inequivocabilmente evidente, anche ai più “sprovveduti” sul piano tecnico e giuridico, che la Provincia di Avellino possiede a pieno titolo i requisiti demo-territoriali individuati dai criteri di riordino stabiliti dal Governo; eppure, le tante personalità politiche, istituzionali e tecniche chiamate ad operare in nome e per conto dei cittadini vengono meno ai loro doveri, tra i quali certo non figura quello di avallare e sostenere una pasticciata ed estemporanea ipotesi di riordino istituzionale e di governo dei territori, operazione che richiederebbe tempi meno stringenti, atteggiamenti politici più responsabili ed equilibrati, nonchè procedure di partecipazione democratica nel pieno rispetto dei dettami costituzionali”. Lo riferisce in una nota Vincenzo Filomena, portavoce provinciale della Dc-Ppe.
“Non si comprende come sia possibile che in uno Stato di Diritto, il potere esecutivo possa prefigurare e procedere di fatto all’adozione di un processo riformatore di Enti costituzionali dimenticandosi della Costituzione ed immaginando, se ciò già non bastasse, di applicare una norma di legge anche nei confronti di quei soggetti verso i quali la suddetta legge non risulti applicabile – continua – Un fenomeno politico davvero singolare che presenta una dinamica di difficile comprensione e risulta legittimo chiedersi come mai tutto ciò possa accadere. Ci si chiede se coloro che sono chiamati ad esercitare il potere legislativo risultino all’altezza del proprio compito ovvero se presentino le adeguate competenze e capacità politiche, la necessaria credibilità ed autorevolezza. In un così disordinato ed inadeguato esercizio dei poteri in uno Stato che si definisce democratico e di diritto, ai cittadini non rimane che affidarsi al coinvolgimento, incidentale, degli Organi costituzionali competenti ovvero del Giudice delle Leggi (Corte Costituzionale). I cittadini tutti chiedono a gran voce l’approvazione di Leggi che rispettino i dettami costituzionali e, a ciascun Organo dello Stato, il doveroso e corretto impegno istituzionale e politico. L’Irpinia chiede la responsabile e corretta applicazione delle normative, il che si traduce nel riconoscimento dei dati oggettivi e nella chiara individuazione dei soggetti destinatari della disciplina.
Non è assolutamente accettabile che un Governo non voluto dai cittadini utilizzi un momento di oggettiva difficoltà politica, economica e sociale per adottare provvedimenti che ledono i principi di democrazia partecipativa e disarticolano forzatamente un assetto istituzionale e di governo dei territori il quale va sì razionalizzato, ai fini di una revisione ed ottimizzazione della spesa pubblica, ma con grande senso di responsabilità politica e non affrancandosi dalle procedure indicate dalla Costituzione percorrendo scorciatoie propagandistiche e di mera illusione finanziaria.
Un responsabile processo di modernizzazione e razionalizzazione dell’assetto istituzionale non può esimersi dal garantire la fondamentale continuità dei rapporti sociali, economici e culturali della popolazione residente nei territori oggetto di riordino.
La Provincia di Avellino così come già risulta costituita, ovvero con il mantenimento degli attuali confini, rispetta sia il criterio della dimensione territoriale minima (2500 Kmq.), sia il criterio della popolazione residente minima (350.000 abitanti), per cui non si comprende in base a quale forzata interpretazione tecnica o giuridica possa essere oggetto di provvedimenti che formalmente si definiscono di “riordino” ma di fatto e, nella fattispecie, andrebbero più correttamente definiti di “soppressione”. Siamo convinti che la norma sul riordino non sia applicabile nei termini della soppressione della Provincia di Avellino, mentre potrebbero essere teoricamente praticabili, previo il reciproco e manifesta volontà delle popolazioni interessate, eventuali modificazioni integrative degli attuali confini territoriali con l’ accorpamento di porzioni di territorio afferenti a quelle Province oggetto di “soppressione” per mancanza dei requisiti minimi e in quanto soggetti destinatari “principali” della disciplina sul riordino istituzionale.
E’ il caso di ricordare che la soppressione di una Provincia (di questo si tratta nel momento che l’Ente cambia denominazione e città capoluogo) stravolge lo status quo dei territori in quanto contempla la cancellazione e la razionalizzazione degli Uffici decentrati dello Stato, ciò sta a significare che dovranno dunque adeguarsi al nuovo stato le Prefetture, Questure, Comandi dei Carabinieri e Guardia di Finanza, ragionerie dello Stato, Vigili del Fuoco, Motorizzazioni Civili, Intendenze di Finanza., Camere di Commercio e tanti altri ancora.
L’Irpinia, con i suoi 119 Comuni e con i suoi 439.137 abitanti (dati ISTAT gennaio 2011), si trova ad attraversare, suo malgrado, un momento storico di vitale importanza in quanto vede pregiudicate le attuali e future potenzialità di sviluppo socio-economico. La proposta di riformare e modernizzare l’assetto istituzionale al fine di realizzare economie di scala ed innalzare l’efficienza e l’efficacia dell’ azione di governo e gestione dei territori è condivisa e pienamente condivisibile, mentre non risulta assolutamente accettabile la scelta di percorrere scorciatoie politiche irresponsabili ed illegittime”.
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