Leggo su un quotidiano nazionale dell’amarezza di Enzo Amendola, il giovane “ambasciatore” inviato da Fassino in Campania per ricostruire l’unità interna ai diesse e per sollecitare spunti interessanti e moderni in vista del nuovo soggetto politico del Partito Democratico. Amendola sul suo blog evidenzia che: “ …tre candidati sostenitori di Veltroni mi sembrano troppi. Ho lavorato allo sfinimento per una candidatura unitaria ed ora mi sento un po’ sconfitto. Hanno prevalso linee di frattura che riguardano più il passato, più le storie dei partiti vecchi che di quello nuovo da costruire” . E poi, “ Non lo nascondo, l’inizio non è dei migliori…per cui di fronte ad uno scenario che profila ormai tre candidature, quella di Iannuzzi appare la più suscettibile di raccogliere un consenso largo in Campania”. Per cui, voto ma turandomi il naso. L’amarezza di Amendola è l’amarezza dei tanti che intravedono il nuovo Partito Democratico, almeno in Campania una conta di voti con poche idee. Iannuzzi, De Franciscis, Piccolo e Mazzarella sono i candidati che concorreranno per la fase regionale della nuova costituente con il primo in pole position per il successo finale. Ma vincere all’insegna della continuità appare un suicidio politico, specie se le percentuali di vittoria del primo non saranno talmente robuste e convincenti. Diventano pertanto interessanti le osservazioni del giornalista Polito oggi senatore della Margherita, il mal di stomaco di Amendola e le lucide analisi del filosofo Biagio De Giovanni che razionalmente osserva sul Corriere del Mezzogiorno: “…ragionando per paradossi, la candidatura di De Mita, ben lungi dall’essere la sintesi, almeno dichiarava se stessa. E poteva essere l’elemento più distante dalla mera conservazione dell’attuale sistema, poteva essere la spina nel fianco. Preferisco una persona di grande qualità sempre e comunque..”. Così De Giovanni che non intravede allo stato nessun Veltroni in chiave campana ma ammette che la nascita del partito democratico è un elemento che rompe vecchi equilibri e che fa comprendere che nessuno può candidarsi in Campania all’insegna della continuità. La produzione di risultati non coerenti con le attese della gente e la realtà dei piccoli grandi “grillini” che vivono la quotidianità con grande disagio, dovrebbe essere l’humus del nuovo progetto politico e delle idee da trasmettere con nuovi linguaggi e nuovi uomini. Fa riflettere pertanto l’intervento di Giuseppe De Mita che affronta il tema dalle colonne di Ottopagine delle “aspettative dei singoli” i cui bisogni non sono “tanto nella sfera sociale, quanto in quella individuale, tanto da far emergere una dimensione nuova dei diritti legata all’unicità, all’esclusività ed alla irripetibilità della propria esperienza di vita”. La riflessione è acuta e si inserisce nel malumore e nel disagio dei tanti che cercano di ragionare con la propria testa per evitare ulteriori sconquassi al nuovo che stenta ad avanzare. Già il nuovo e il vecchio. Il tema di sempre… e per questo motivo Ciriaco De Mita ha dovuto abdicare. A Pontecagnano c’ero e il giorno dopo ho fatto le mie considerazioni sulla consistenza delle…truppe in campo che dovranno agire con intelligenza ed efficacia verso le richieste che provengono appunto dalle “aspettative dei singoli”. Pertanto, in sintesi: sui tanti bla, bla, bla, che ho sentito e letto sull’uomo e politico De Mita senior, mi innervosisce l’ipocrisia dei tanti ufficiali di giornata, della Margherita e dei Diesse, che sono pronti a scendere in campo in nome e per conto del Partito Democratico. Nessuno che si fa da parte, come se fossero giovani speranze, ma pronti a conquistare i soliti spazi e ruoli in vista del domani che sarà. In Irpinia sono quattro i collegi in cui si voterà e… i nomi sono sempre gli stessi….così le posizioni. Ci fosse almeno un nuovo professionista, un nuovo operaio, una giovane e brillante ragazza a capeggiare le liste. Sempre gli stessi in vista del posizionamento che verrà. Si narra di spadaccini per le regionali, di ambizioni per le prossime politiche, di chi sarà il sindaco di Avellino e chi si insedierà a palazzo Caracciolo. I nomi? Sempre gli stessi con qualche variante di vecchi giovani provenienti anche da enti intermedi. Il dubbio mi assale: a Ciriaco De Mita è stato chiesto di abdicare e fare il “formatore” delle nuove classi dirigenti e così sarà. Ai nuovi vecchi democratici dell’Irpinia e delle altre province campane che dovranno rappresentare i collegi verrà invece concesso il via libera. Qualcosa a questo punto non funziona… La presa di distanza dalle oligarchie è ancora troppo debole e democraticamente mi auguro che vincano le idee, la sfera dei nuovi diritti, la discontinuità intelligente a discapito dei tanti sessantenni ed anche cinquantenni con anni di incarichi che esprimono le solite parole dal sapore purtroppo superato e senza nessuna speranza per la tutela dei desideri individuali. E poi, per dirla tutta, forse è meglio sborsare cinque/dieci euro per un voto e per l’adesione al Pd . Un euro per le primarie appare come segno di debolezza: la partecipazione si misura anche dalla qualità e dal convincimento personale. C’è il rischio di truppe trasportate dai rioni metropolitani e dai paesi sulle montagne. Scatti di vecchia politica. ( di Antonio Porcelli)
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