“Revenge Porn”, l’unanimità alla Camera. Ecco cosa prevede la legge

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Carcere da uno a sei anni per i ricatti sessuali con l’utilizzo di video e foto postati in rete; pene da otto a 14 anni per gli sfregi al volto e niente castrazione chimica. Sono queste le novità del “Codice Rosso”, la legge posta in essere per arginare le violenze contro le donne.

La proposta, che appena sei giorni fa era stata presentata congiuntamente da Forza Italia, Partito democratico e Liberi e uguali (senza ottenere il via libera della Camera) ieri, martedì 2 aprile, è stata riformulata in commissione Giustizia dalla relatrice Stefania Ascari del Movimento 5 stelle ed è passata con 461 voti a favore e nessuno contrario tra gli applausi generali

Il reato di Revenge Porn prevede, nello specifico, oltre al carcere da uno a sei anni anche una multa da 5 a 15mila euro per chi diffonde senza consenso foto o video. Stessa pena per chi contribuisce alla loro divulgazione. Previste aggravanti se il reato è commesso dal partner o da un ex. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in inferiorità fisica o psichica o di una donna incinta. Il delitto è punito su querela di parte, sei mesi per presentarla. Oggi dovrebbe arrivare il voto finale sul Codice rosso, che passerà al Senato.

L’emendamento sul Revenge Porn avrà un forte impatto su WhatsApp e Telegram. Le chat di queste due applicazioni, infatti, sono spesso utilizzate per far circolare le immagini e i video porno che diventano in poco tempo virali. Secondo il testo dell’emendamento, chi aiuta a diffondere le immagini ricevute su queste due app rischia la stessa pena di chi le ha diffuse inizialmente.

Cosa fare se si ricevono immagini porno frutto di ricatto sessuale: Prima mossa, recarsi presso una stazione di Polizia o una caserma dei Carabinieri e denunciare l’accaduto. Una volta che le autorità avranno raccolto le prove del caso, bisognerà seguire le loro indicazioni: potrebbero chiedere di mantenere la chat o di eliminare i contenuti illeciti. In ogni caso, non diffondere ulteriormente le immagini hot, aiutando così a interrompere la catena d’odio e vendetta innescato dal possessore delle foto o dei video.