Una presa di coscienza che sicuramente premia l’assessore al Bilancio della Regione Campania Mariano D’Antonio. In una lettera, l’esponente del parlamentino regionale, che è anche professore ordinario di Economia dello Sviluppo presso l’Università di Roma Tre dove insegna Macroeconomia, chiede la riduzione del 30 per cento sul compenso di ogni rappresentante consiliare. Nella comunicazione comparsa su note agenzie di stampa si legge tra l’altro:
“La crisi morde, direi azzanna la gracile economia locale. Fanno notizia le cifre sulla cassa integrazione che si sono di nuovo impennate in Campania a febbraio scorso. Fa notizia il caso della Fiat di Pomigliano, una fabbrica destinata a chiudere qualora, come dice l’amministratore dell’azienda torinese Marchionne, la domanda di auto non riprenderà nei prossimi mesi. Non fanno notizia i lavoratori invisibili, quelli finora impiegati con contratti cosiddetti parasubordinati, di collaborazione coordinata o a progetto, soprattutto giovani, ai quali i contratti non saranno rinnovati alla scadenza. Quanti sono? I dati approssimati dicono che in Campania sono all’incirca 40/50mila. Si tratta di persone alle quali non sarà offerto neppure un ammortizzatore, la cassa integrazione o il sussidio di disoccupazione, che coprono sia pure temporaneamente almeno gli occupati a tempo indeterminato. Le amministrazioni pubbliche locali stanno fronteggiando la crisi come possono, con le poche leve di cui dispongono e con le scarse risorse finanziarie che possono mettere in campo. La Regione in particolare ha avviato un programma d’interventi anticrisi che va dall’integrazione degli ammortizzatori sociali agli incentivi per il consolidamento dei debiti a breve termine delle imprese, all’accelerazione dei pagamenti dovuti ai creditori. Altre misure maturano in questi giorni e saranno annunciate da sindaci e presidenti delle amministrazioni locali. Ma non bastano. Si chieda di muoversi ai parlamentari campani, specie a quelli della maggioranza governativa, alcuni dei quali hanno responsabilità diretta in ministeri cruciali, come il ministero dell’economia, il ministero del lavoro, il ministero delle pari opportunità. È troppo comodo che questi esponenti politici siano impegnati prevalentemente nella lunga campagna elettorale che si è aperta in Campania, per le elezioni provinciali, europee e regionali. Nessuno può defilarsi dalle difficoltà economiche che incombono sulla Campania. E siccome non mi piace il gioco dello scaricabarile per fini elettorali, mi permetto di segnalare due piccoli esempi che gli amministratori pubblici locali potrebbero offrire ai cittadini come segnali di compartecipazione ai disagi che stanno sopportando. Il primo esempio sta nel ridurre i costi della politica, in particolare le indennità che percepiscono consiglieri e assessori delle amministrazioni pubbliche. Sono compensi in alcuni casi troppo alti, come per i consiglieri e gli assessori regionali che guadagnano almeno ottomila euro netti al mese se non di più. Abbattere del 20 o, meglio, del 30 per cento queste indennità sarebbe possibile da subito se lo si volesse. Il secondo esempio è far lavorare di più e meglio i dipendenti delle amministrazioni pubbliche locali: pretendere il rispetto dell’orario di lavoro, velocizzare le pratiche che spesso giacciono inevase per mesi, snellire le procedure, premiare gli impiegati più solerti, aprire gli uffici al dialogo con i cittadini”.