Regione: a proposito di donne e politica… (di Marcella Gravano)

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La misoginia è una terribile malattia che imprigiona il cervello ostacolandone il perfetto funzionamento e generando un vero e proprio  blocco  del pensiero. Si tratta di una patologia che colpisce in eguale misura (non distingue) le donne e gli uomini e, pare che resista a qualsiasi vaccino anche il più agguerrito. Vediamo come si manifesta  e quali sono i modi  per riconoscerla e difendersi dai suoi effetti. Un antidoto spesso efficace è l’ironia ma, pare, che essa non serva a neutralizzarla anzi, qualche volta esaspera il portatore o la portatrice del virus costringendolo/a a dissennate argomentazioni. In Campania (ma non siamo soli) sono numerosissimi e c’è il rischio di un’epidemia che potrebbe avvelenare, per esempio, la vita istituzionale e culturale della nostra Regione. Da qualche giorno è stata varata la nuova giunta. Un esecutivo sofferto che ha dovuto bilanciare richieste, aspettative, ambizioni. Ovviamente si potrebbe eccepire qualche obiezione su questa concezione che sottende al gioco politico ( da noi più che altrove) e che vede, a dispetto di tutte le affermazioni astratte sull’interesse generale, le Istituzioni solo (o quasi) come dispensatrici di potere, danaro, prestigio, visibilità e non come scena sulla quale misurare idealità, passioni, concezioni del mondo, progetti economici, destini produttivi. Ma questo è un altro discorso  che, se lo seguissi, mi farebbe perdere il filo (per niente sottile) della misoginia. La nuova giunta elegge, con velocità insolita, la signora Lonardo Presidente e qui il virus che si annida anche nelle teste di fior fiori di intellettuali, scatena i suoi effetti  che si coagulano in poche, ma, pregnanti, domande. La prima e la più importante è altamente istituzionale ed è generata da un altissimo senso delle Istituzioni (di questo spessissimo si traveste il virus) governare   un Consiglio regionale significa conoscerne profondamente le dinamiche  potrà una donna, per giunta moglie di un politico, esserne capace? E’ una domanda ontologica sulla quale vale la pena di non scherzare   e sulla quale invitiamo la signora Lonardo a riflettere senza eccepire la sua bravura o la sua intelligenza. Dovrebbe aver imparato che sono doti assolutamente secondarie rispetto all’handicap gravissimo di cui è portatrice.
Non può e non deve dimenticare di essere una donna quindi interscambiabile con altre donne.  Se lo facesse il professor Galluppi glielo ricorderebbe immediatamente  riportandola a quel deficit “essenziale”che le impedirà quasi certamente di saper sintonizzarsi  con gli “umori” nascosti dell’assemblea  e con le sue regole non scritte  e le ricorderebbe che lei non è Jaqueline Kennedy (anche perché pare che l’onorevole Mastella sia un marito fedele!) Altro episodio sintomo della malattia. All’onorevole Teresa Armato viene affidata la delega alla ricerca scientifica precedentemente detenuta da un prestigiosissimo intellettuale  ed ecco che il presidente dell’unione degli industriali di Napoli (con i tassi di disoccupazione della nostra Regione si vede che ha poco da fare e, tanto per fare una cosa, giudica secondo misteriosi criteri donne e uomini) manifesta un sofferto dubbio  e un (misogino) interrogativo. Va bene Cozzolino alle attività produttive, lo conosciamo e sappiamo che è uno buono (volgarizzo, ovviamente, un discorso ben più raffinato) ma la Armato al posto di Nicolais  no! E’ intelligente, ha fatto bene nel precedente incarico, ma, affidarle quell’assessorato No! E’ troppo. Non ha le competenze (eufemismo per dire che non ha ben altro). Terzo episodio Questa volta  il virus colpisce una donna e si manifesta in maniera più insidiosa ma non meno  pericolosa! Affidare alla signora D’Amelio un assessorato senza consultare le altre donne è segno di esercizio scorretto di potere (pare che Bassolino non abbia sentito tutte le senatrici diessine della Campania prima di decidere). Non solo, ma, la signora D’Amelio, acconsentendo alla nomina, ha squilibrato la rappresentanza femminile nel consiglio diminuendola di una unità. Il fatto che siano aumentate le assessore pare di poco conto alla senatrice Pagano che preoccupata com’è da sempre delle sorti  delle donne  e della libertà  femminile, invita la signora D’Amelio a dimettersi o, per lo meno, ad imparare a dire di no al “Presidente”. Anche mia nonna nel secolo scorso mi invitava a  non dire sempre sì agli uomini per non farli stancare e mi suggeriva, in un manuale non scritto  di civetteria domestica che chissà da quanto tempo era stato redatto, di dire ogni tanto di no. Potremmo suggerire alla signora  D’Amelio  di assumere nelle riunioni di giunta (per fare contenta  la senatrice Pagano) però solo due volte al mese non sempre, la stessa posizione di quei pupazzetti snodabili che ossessivamente ripetono  un gesto di diniego. Facciamo un esempio: se il Governatore chiederà alla signora D’Amelio “vuoi un caffè?” la signora D’Amelio prontamente dovrà dire di no (anche solo con la testa non c’è bisogno che parli). Alla signora Lonardo, invece, proponiamo di invitare a cena il professore Galluppi a Ceppaloni. Quanto alla signora Armato vada a rassicurare personalmente  il dottor Lettieri  garantendogli che parla in italiano, sa dialogare con i luoghi della cultura e della ricerca e che in fondo in fondo (………) è anche una brava ragazza.

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