Rapporto Unioncamere Avellino: un’Irpinia ancora in chiaroscuro

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Avellino – Bene Pil, Export, numero delle Imprese, Artigianato. Ma diminuiscono i numeri di Turismo ed Occupazione. E’ un’Irpinia in chiaroscuro quella che emerge dai dati 2006 del Rapporto annuale Unioncamere Avellino presentato questa mattina presso l’Ente camerale di piazza Duomo in occasione della IV giornata dell’Economia.
Un appuntamento al quale sono chiamate a partecipare 103 Camere di Commercio d’Italia per mettere a raffronto, alla presenza di associazioni di categoria, forze sociali, politiche ed istituzionali, i dati attuali con quelli storici. E l’Ente guidato da Costantino Capone ha esaminato l’Irpinia economica questa volta con al fianco due onorevoli della Repubblica: Giulia Cosenza e Raffaele Aurisicchio. Una provincia che sotto la lente di ingrandimento degli studiosi di economia reale, si presenta non a tinta unita. Bensì, con una veste ricca di sfumature, in alcuni casi anche preoccupanti.
Nella sua relazione introduttiva, il Presidente Unioncamere Campania, Capone, parte dalle note di colore. La struttura imprenditoriale vede crescere in Irpinia il numero delle imprese con un saldo positivo nel 2005 di 50 unità rispetto al 2004. Diminuisce infatti la mortalità imprenditoriale, mentre il tasso di natalità si mantiene stabile. Soprattutto, cambia la modalità organizzativa preferita dalle imprese irpine (71% Ditte individuali, 13,6% Società di capitale, 12,4% Società di persone, 3,0% Altre forme giuridiche). In ordine, i settori in crescita sono: Attività immobiliari, Alberghi e ristoranti, Servizi sociali, Servizi alle imprese, Costruzioni. L’imprenditoria in rosa è superiore in termini percentuali rispetto al resto della Campania, con un tasso di femminilizzazione di oltre il 33%. Per quanto concerne la composizione del Valore aggiunto, la ricchezza prodotta nell’ultimo anno aumenta del 5,3% rispetto a quello precedente (la composizione: 67,5% Servizi; 28,6% Industria; 3,9% Agricoltura). Sono le piccole e medie imprese della provincia a produrre circa l’ 80% del valore aggiunto manifatturiero. Positivo anche il trend del comparto Artigiano che produce una ricchezza pari a 937 milioni di euro, con il valore aggiunto (14%) più alto in Campania. Su il Reddito pro capite del 4,7% e l’Irpinia si attesta all’81esima posizione in Italia, detenendo il primato in Campania. Anche il Commercio estero, secondo i dati Istat, registra nel 2005 un forte incremento, incoraggiando però il futuro dell’Automotive a danno dei settori più tradizionali, come quello della Concia. E l’Agroalimentare, portato in fiera in Italia e nel mondo, continua ad essere, come ribadisce Capone, il fiore all’occhiello dell’Irpinia che piace. E’ il capitolo sul Mercato del lavoro ad aprire il varco dei dati ‘no’. Il 2005 segna un peggioramento della situazione occupazionale in provincia: gli occupati diminuiscono di 5 mila unità; le persone in cerca di occupazione aumentano di 3 mila. Un trend indicatore del fatto che anche in provincia inizia il fenomeno della deindustrializzazione, che rischia di consolidarsi nel 2006. “Di qui – sottolinea Capone, riferendosi a Cosenza ed Aurisicchio – la necessità di nuove strategie governative di cui dovranno farsi interpreti i nostri parlamentari per garantire alle nostre imprese la possibilità di essere competitive”.
Completano il quadro delle tinte fosche, i gap negativi infrastrutturali, i costi energetici, la fiscalità elevata e il Turismo. I flussi di incoming in provincia diminuiscono infatti del 5% in termini di arrivi e del 7 per le presenze, a fronte dell’incremento campano. Ancora: cresce l’erogazione del credito, resta bassa la propensione all’innovazione tecnologica, come pure la richiesta di risorse umane qualificate da parte delle imprese locali. Pesante poi il gap della provincia di Avellino con il resto d’Italia in materia di dotazione infrastrutturale. E per fortuna china è anche la diffusione della criminalità in provincia. Dopo un quadro alquanto esaustivo, prendono la parola i nuovi parlamentari che avanzano analisi e proposte in vista delle nuove sfide. Secondo l’An Cosenza, all’Irpinia serve un marchio di qualità trasversale per promuoversi al di fuori nella sua completezza di produzioni e vocazioni: “Un completamento infrastrutturale per l’industria ma soprattutto recupero della competitività. Manca espressione di imprenditoria autoctona e serve valorizzare di più le specificità territoriali per creare nuove occasioni di turismo. Per questo occorre anche preparare il territorio, già ricco di distretti naturali, all’accoglienza”.
Dunque, da buona manager del Turismo la Cosenza propone la sua formula: “Un’azione di distretto con strumenti normativi specifici”.
La parola passa poi al deputato della Quercia, Aurisicchio: “Dati attesi e senza sorpresa. Ci sono segnali di crescita. Ma senza le giuste politiche e correzioni si rischia di regredire. Finora abbiamo affrontato le spese solo in termini di quantità. Ora dobbiamo pensare alla qualità. Occorrono investimenti finalizzati allo sviluppo. La disoccupazione cresce, l’emigrazione riprende. Ci sono due vertenze in corso di aziende, Valeo e Bitron, che testimoniano l’incidenza di questi elementi negativi dovuti soprattutto al gap infrastrutturale: lasciano Avellino perché non qui manca un progetto logistico in grado di servire”. (Antonietta Miceli)

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