Renato Spiniello – “Grattavamo l’amianto dalle carrozze con una semplice spatola, poi a mani nude lo raccoglievamo per metterlo in alcuni sacchetti di plastica. La fase più pericolosa era quella dello smontaggio, da cui ne uscivamo completamente coperti dalla polvere. I sistemi di abbattimento o aspirazione se c’erano, erano assolutamente inadeguati per la pericolosità dell’intero ciclo produttivo”.
A tornare con la memoria agli anni ’80, quest’oggi nell’aula bunker di Poggiorele, dinanzi al collegio giudicante presieduto da Sonia Matarazzo, sono sei dei sessantotto operai indicati dalla Procura di Avellino come testimoni nell’ambito del processo Isochimica. Per gli altri 162 varrà la sola cartella clinica, ma tornando a coloro che hanno risposto in giornata alle domande del procuratore Rosario Cantelmo, del sostituto Roberto Patscot e dei legali degli imputati, il loro racconto è stato particolarmente shockante.
Assente giustificata invece Cinzia Guercio, l’ex commissario prefettizio di Avellino in carica nel periodo di vacatio tra le dimissioni di Pino Galasso e l’elezione del primo cittadino attuale e uscente Paolo Foti. La prefetta verrà ascoltata nella prossima udienza fissata per l’8 giugno.