Quo usque tandem…Gianluca

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“I processi, signori miei, si fanno nelle aule di Giustizia e non in piazza”. Quello che testualmente, le registrazioni sono ancora visibili e consultabili online, diceva al termine dell’interrogatorio di garanzia del suo assistito il penalista Luigi Petrillo. Un principio sacrosanto, un modo per scongiurare quella che viene semplicisticamente definita la “prova mediatica”. Tutti d’accordo. Tranne però il suo assistito. Si. Perché proprio Gianluca Festa, che ha sospeso il tempo autodichiarandosi sindaco, ha quasi declassato ad un pilota automatico l’ attuale sindaco Laura Nargi, ricordandogli di essere primo cittadino “per grazia ricevuta” (ovviamente da lui e dai suoi 14 apostoli) , ha annunciato prima nella mattinata dalle colonne de “Il Mattino” e ieri sera, ospite di Irpinia TV, che il “processo” lo vuole organizzare in Piazza. Dove vorrebbe portare Airoma, Toscano e Argenio per un ascolto pubblico delle intercettazioni. Un invito a comparire molto sui generis. Perché sarebbero state delle trascrizioni false, come se poi ci volesse una laurea in Giurisprudenza per sapere che pm e Gip non si occupano direttamente delle trascrizioni. Qui, non bisogna neanche andare troppo lontano, gia’ qualche altro si e’ cimentato nell’ accusa di fabbricazione di prove false nei confronti dei Carabinieri. Abbiamo visto che non e’ finita bene. In un Paese “normale” Festa per le enormità che e’ riuscito a dire in poche ore sarebbe già stato oscurato da ogni network. Siamo un paese libero, anche se qui si va oltre il libero esercizio del contraddittorio tra le parti. Anzi, in un Paese “normale” nessuno si sognerebbe di pensare possibile che due pm ed un Gip vadano in Piazza Liberta’ a riascoltare le intercettazioni con un indagato, che si prepara molto probabilmente a diventare imputato. Proprio in un Paese come quello che giustamente descriveva dopo tre ore e mezza di interrogatorio il penalista che assiste l’ex sindaco Festa. Un attacco alla magistratura, che mi auguro nelle sue espressioni associative prenda posizionw rispetto a questa scomposta e inaudita invettiva, che non ha precedenti. Giusto per ricordare qualche dato, riferendoci all’avviso di conclusione delle indagini che e’ stato notificato qualche giorno fa. La mancata pubblicazione di numerose delibere di Giunta sarebbe un altro elemento dell’asservimento alla volontà di Gianluca Festa e soprattutto della mancanza di trasparenza nelle gestione del Comune di Avellino che avrebbe avuto due finalità: clientela e consenso. E’ uno dei passaggi che compongono il capo di imputazione di associazione a delinquere nell’ambito dell’avviso notificato all’ex sindaco di Avellino e ad altri ventisei indagati. Tredici dei diciotto capi di imputazione che fanno parte dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari firmati dal Procuratore della Repubblica di Avellino Domenico Airoma, dall’Aggiunto Francesco Raffaele e dal pm Fabio Massimo Del Mauro riguardano, sia in concorso che anche per la singola posizione l’ex primo cittadino di Avellino Gianluca Festa, che proprio questa mattina in un’intervista alla locale edizione del “Mattino” ha anche fatto riferimento ad alcuni aspetti dell’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino e dell’aliquota della Gdf presso la Procura nell’ambito dell’inchiesta “Dolce Vita” fornendo una sua lettura dei fatti. La Procura ha fatto una scelta nella definizione dei capi di imputazione, escludendo l’imputazione provvisoriamente contestata di depistaggio (anche perché si definiscono imputazioni provvisorie proprio perché possono essere modificate e cambiare) e quella della turbativa d’asta, confermando però l’impianto accusatorio a partire dall’accusa più grave: l’associazione a delinquere di cui Festa e’ ritenuto il “promotore”. Un’ associazione finalizzata alla commissione di più delitti di corruzione, di rivelazione di segreto di ufficio, di falso in atto pubblico. Per la Procura, Festa in concorso con un altro indagato avrebbe ricevuto somme di danaro da imprenditori legati al comune di Avellino da rapporti contrattuali di appalto. Quella che gli inquirenti ritengono una contropartita di un esercizio delle funzioni o dei poteri,finalizzato ad avvantaggiare detti imprenditori nella gestione dei rapporti contrattuali in essere, ovvero di futuri rapporti contrattuali. Festa avrebbe fornito in anticipo ai candidati e a soggetti vicini e parenti, le domande relative alle prove di alcuni concorsi indetti dal comune di Avellino per l’assunzione di nuovi dipendenti. Sui concorsi, ora diventati almeno quattro quelli in cui avrebbe brigato, l’ex sindaco non ha speso una parola. Se proprio si sente in dovere morale rispetto alla comunità, allora spieghi se ha davvero passato le domande in anticipo ai candidati. In piazza porti questi altri soggetti, che si per grazia ricevuta, avrebbero ottenuto un posto superando magari altri che non potevano contare sul “santo” in questione. Sul famoso computer che avrebbe asportato dal suo ufficio, di cui e’ sicuramente indicata marca, modello e numero di serie nelle indagini, tra l’ altro anche con una serie di testimoni che lo asseriscono (falsi pure loro evidentemente) l’ ex sindaco, visto che contrariamente a quanto frettolosamente affermato nella conferenza di settembre la vicenda resta “in actis” e quindi “in mundo”, e’ arrivato ad affermare che il computer potrebbe ricomparire. Un po’ come Oudini, il grande mago, sul palco di Piazza Liberta’ farebbe comparire anche il computer. Per quanto umanità (rispetto alla vicenda di un arresto e per le conseguenze) e garantismo (che è anche però rispetto delle regole, non solo della presunzione di innocenza) impongano di non aggiungere altro, restano due considerazioni finali, semplici e chiare da fare. La prima. Il tanto evocato Giulio Argenio, il Gip che sarebbe stato sconfessato dalla Cassazione, nella seconda ordinanza aveva dedicato un passaggio relativo alle esigenze cautelari che richiamava proprio la possibilità che Festa ingerisse nella vita amministrativa grazie al suo peso politico. La conferma a questa ipotesi la sta fornendo dal 20 settembre scorso e con il comportamento di queste ore proprio lo stesso Festa. La seconda. Proprio ora che finalmente si potrà andare nelle aule deputate a fare giustizia e decidere se le accuse possono reggere al vaglio di un giudice “terzo” si invocano processi pubblici? Noi siamo d accordo con il penalista Petrillo. I processi, se ce ne sara’ uno (questo lo stabilirà un Gup nel caso di richiesta di rinvio a giudizio) si fanno nelle aule dei Tribunali, non in piazza. Se ci sono trascrizioni false (in verità era stato usato il termine incongruenti) perché non c’è stata una denuncia specifica? Infine, anche questa fascia strappata di sindaco, non fa venire meno un altro particolare. L’ ex sindaco Gianluca Festa si è dimesso autonomamente e non certo sotto minaccia dalla sua carica. Non è stato rimosso da nessuno. Per cui, avendo anche un ottimo difensore, si difenda nel processo, qualora sarà rinviato a giudizio. Visto quanto cari sono i brocardi latini dalle parti dell’ex sindaco, ci viene in mente l’incipit di una storica ‘requisitoria’ pronunciata l’8 novembre del 63 a.c da Cicerone: “Quo usque tandem abutere ….., patientia nostra? Quam  diu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia ? (trad:Fino a che punto abuserai…., della nostra pazienza? Quanto a lungo questo tuo furore si prenderà gioco di noi? Fino a che punto arriverà la sfrontatezza sfrenata? “.