Avellino – Marcello Zecchino, come anticipato dal nostro quotidiano, lascia Palazzo Caracciolo. Ora è ufficiale. L’assessore provinciale dei Verdi va via non senza rammarico per un impegno che avrebbe voluto portare avanti fino alla fine del mandato. Ma così non è stato. Troppi contrasti interni, troppe pressioni da parte di un partito, il suo, o meglio parte di un partito, quello fedelissimo a Gianluca Festa, che sin dal 2004 non lo aveva riconosciuto come uomo del Sole che Ride. Sin dall’inizio, accuse a raffica, richiesta di dimissioni per una scelta targata Alberta De Simone, che aveva fatto storcere il naso al segretario provinciale Festa. Da allora levate di scudi e passaggi infuocati rispetto ad una designazione ‘estranea’ alla rosa del partito ambientalista. Botta e risposta continui, repliche a distanza, pagine e pagine di inchiostro, incontri-scontri, conferenze stampa, tutto a testimonianza di una fibrillazione in crescendo. Una tensione ormai troppo alta che questa mattina si è chiusa con la decisione sofferta. Una lettera di gratitudine ad un primo inquilino che ha creduto nelle sue capacità e dove emerge l’impotenza dinanzi “alla condizione politica attuale contrassegnata da divergenze tra partiti che ostacolano ingiustamente l’azione di governo dell’Ente; di fronte a questo scenario – si legge nella lettera – mi sento chiamato ad un gesto di responsabilità sofferto ma sereno di rimettere il mandato nelle sue mani con la convinzione che ciò possa servire ad attenuare i toni della polemica e nel contempo offrire uno spunto per rinsaldare la coalizione di maggioranza”. Un atto di responsabilità politica per far rientrare i mugugni all’ente Provincia, per rompere il muro degli stop and go. Una decisione pensata e ripensata ma senza via di fuga. Il dopo Zecchino ha già un suo successore: dai corridoi della politica che conta sembra essere stato individuato in Walter De Pietro l’ex sindaco di Bonito. Ad ogni modo chiusa la questione Verdi ora si tratterà con ogni probabilità di archiviare lo scalpitio di Rifondazione Comunista. D’Addesa riconfermato? Si, no, forse. Il nodo del presidente del Consiglio rimane ancora tutto imbrigliato nella matassa di Palazzo Caracciolo e non solo. (Di Teresa Lombardo)
La lettera tra ringraziamenti e richiami
“Onorevole Presidente (Alberta De Simone, ndr), l’incarico che ho avuto l’onore di ricoprire in questi due anni è stato, fin dal primo giorno, molto impegnativo per la complessità delle questioni relative alle deleghe affidatemi. L’entusiasmo che mi ha stimolato ad affrontare un’esperienza nuova ed avvincente ha spesso incontrato notevoli difficoltà a lei note, che ho cercato in tutti i modi di superare per raggiungere quegli obiettivi che questa amministrazione ha a fondamento della propria azione politico-amministrativa. Le attività che hanno caratterizzato il lavoro dell’assessorato sono state realizzate grazie al prezioso contributo del personale, composto da pochissime unità ed assegnato ai diversi servizi di mia competenza, che ha sempre mostrato professionalità, un forte senso del dovere ed una partecipazione costante a tutte le iniziative programmate. Il tutto è stato svolto rispettando gli indirizzi dettati dal consiglio provinciale avendo cura di osservare il territorio con una prospettiva che ne privilegiasse quelle necessità che quotidianamente chiedono un sostegno alle Istituzioni e tenendo nella giusta considerazione quei comuni cosiddetti di ‘frontiera’. Purtroppo l’Irpinia sta attraversando una fase molto delicata nella quale ai problemi storici di un’area interna del Mezzogiorno si aggiungono i frutti avvelenati di scelte politiche errate compiute negli ultimi decenni. Oggi ci ritroviamo con un territorio senza una vera vocazione, funestato da vere e proprie emergenze ambientali ma con grandi potenzialità inespresse. In un contesto simile risulta evidente l’importanza della politica e dei partiti che, se rinunciano alla funzione propria di elaborazione programmatica, di analisi e risoluzione dei problemi di una collettività desiderosa di riscatto sociale e culturale, finiscono con l’appiattirsi sulla gestione ordinaria e clientelare del potere in una logica ferrea ed autoreferenziale di chiusura. La condizione politica attuale è contrassegnata da divergenze tra partiti che ostacolano ingiustamente l’azione di governo dell’ente; di fronte a questo scenario, mi sento chiamato ad un gesto di responsabilità sofferto ma sereno di rimettere il mandato nelle sue mani con la convizione che ciò possa servire ad attenuare i toni della polemica e nel contempo offrire uno spunto per rinsaldare la coalizione di maggioranza. Congedandomi dalla Giunta provinciale, porgo i miei sinceri auguri al personale, ai dirigenti dell’ente, agli assessori, ai consiglieri per un sereno e proficuo lavoro. Un particolare ringraziamento va a Lei per la fiducia che ha riposto in me, questa esperienza mi ha temprato con i suoi preziosi insegnamenti ma soprattutto mi ha consentito di intessere tanti rapporti umani e sociali che custodirò gelosamente e che non dimenticherò mai”.