Provincia – Dai debiti fuori bilancio, alle buche sulle strade che hanno causato danni ad auto di privati cittadini, alla questione dell’avvocato dell’Ente, il dirigente Ufficio Legale Antonio Di Martino. Il Consiglio Provinciale nella seduta di oggi ha discusso diversi argomenti. A cominciare dall’approvazione della variazione di Bilancio. 23milioni e 966mila euro per raggiungere un maggiore livello negli interventi disposti. Ingenti gli importi delle voci relative ai fondi Feoga (15milioni di euro) e ai Por (3milioni di euro). A seguire la manutenzione stradale con 421mila euro; la segnaletica con 792mila; 300mila euro per la manutenzione dei beni patrimoniale e demaniali etc. etc. Una variazione che guadagna il voto contrario dell’opposizione. “Ci siamo opposti al Bilancio – ha spiegato Di Cecilia – sarebbe un controsenso approvarne la variazione. Ma soprattutto ci opponiamo per la presenza di interventi relativi ai Lavori Pubblici di cui la Commissione competente non ha avuto alcuna informativa”. Sono poi i debiti fuori Bilancio a rubare la scena. Un numero così consistente che fa sorgere perplessità anche tra i banchi della maggioranza. Pacifico non trascura il loro “aumento esponenziale” e manda l’argomento in pasto ad una opposizione attenta e pronta al contraddittorio. Posto in pole, nell’escalation delle 35 argomentazioni, alla famosa, almeno da oggi, la ‘buca della Valle Caudina’, insolito scenario di frequenti e singolari incidenti assurti in maniera ‘tragicomica’ agli onori della cronaca e trasmessa alla Procura della Repubblica per i troppi sinistri nello stesso luogo. Passano i debiti fuori bilancio del relatore assessore Lo Conte con il voto a favore del centrosinistra. Ma la sorpresa è tutta riservata al finale. 37mila euro: questa la cifra che ‘condanna’ Palazzo Caracciolo a risarcire l’avvocato dell’ente di Piazza Libertà. Ma la somma è ancora più ingente se si considerano, arretrati e cause vinte. Si parla di una cifra che garantirebbe una buona vecchiaia. Una problematica che ha ridestato la distratta attenzione dei consiglieri e che ha sollevato non poche questioni ‘di legittimità’ e ‘di merito’. Pochi i preamboli. Nello sconcerto generale a tenere il pugno fermo è stata la presidente Alberta De Simone, perplessa e ancor più scettica per “l’evidente conflitto di interessi. Il difensore dell’ente diventa parte ricorrente dello stesso”. Una valutazione attenta e meticolosa che fa giungere alla risoluzione: “Chiedo di approvare questo debito fuori bilancio – è l’esordio delle motivazioni della presidente –stralciando la richiesta di ulteriori interessi pari a 13mila euro per applicare una sentenza passata in giudicato. Nonostante ciò l’aula sia al corrente che non condivido assolutamente il dispositivo in questione”. Una posizione avvalorata anche dal frequente numero di ricorsi – il primo risale al 2000 – che il dirigente ha presentato nei confronti della Provincia”. Una storia, che per il numero uno di Palazzo Caracciolo, appartiene alle precedenti legislature. E poi, “… i politici anche quando si parla di costi, rappresentano sempre la categoria maggiormente bersagliata. A questo punto la riflessione è d’obbligo: se a noi viene imposto un criterio di trasparenza è giusto che anche i dirigenti della Pubblica Amministrazione rispondano alle stesse regole”. Insomma, la De Simone mostra una giustificata durezza e soprattutto una aperta contrarietà rispetto a chi “… lavora per un ente pubblico accampando, poi, pretese da libero professionista”. Ferma la sua posizione: “approvare il debito ma impedire che in futuro possano verificarsi situazioni analoghe”. Riserbo e approfondimento, invece, le istanze avanzate dal capogruppo della Margherita Giuseppe De Mita che opta per una astensione giustificata da una ‘circostanza curiosa’: “La sentenza di primo grado è passata in giudicato per la mancanza di una impugnativa da parte dell’Ente”. Da qui la richiesta, peraltro inizialmente ragionevole, di presentare una istruttoria al Consiglio e sottoporla successivamente al giudizio della Corte dei Conti. Un’accezione senza dubbio equilibrata ma a cui la presidente ha saputo dar pronta risposta. Il ricorso in appello non è stato presentato per un motivo quasi scontato: “Avrebbe dovuto inoltrarlo lo stesso ricorrente”. Insomma, la questione è decisamente scottante ma la De Simone non soggiace alle numerose richieste di rinvio: “Ho portato io l’argomento in Consiglio. Voto per l’esecutività. Chi non ha intenzione di farlo se ne assuma le responsabilità”. Nessun commento. E il pugno duro raggiunge il risultato di 15 voti favorevoli, 4 astenuti (Cardillo, De Mita, Solimine e Pacifico), 2 contrari del Centrodestra. Tutto liscio ma la clausola resta: “Un episodio così non si verificherà mai più”. Parola di presidente.
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