Due giorni per decidere le sorti dell’Irpinia del prossimo quinquennio. 436.732 cittadini (di cui 215.055 uomini e 221.677 donne) si recheranno il 6 e 7 giugno alle urne per esprimere la propria preferenza su chi dovrà guidare l’ente di Palazzo Caracciolo. Contestualmente 54 Comuni, per un totale di 217.583 votanti, saranno chiamati al rinnovo del parlamentino locale. 501 seggi dislocati nei 119 comuni del territorio provinciale in cui la battaglia si presenta caratterizzata da tensioni e incognite.
Sfida a sei in Provincia tra Alberta De Simone, Cosimo Sibilia, Amalio Santoro, Antonio D’Avanzo, Saverio Galeotalanza e Benedetto Colucci.
La campagna elettorale – nonostante gli ‘inviti’ unanimi all’equilibrio e le intenzioni di dare priorità ai programmi – non ha certo deluso un popolo che ha mostrato particolare attenzione verso i numerosi ed immancabili botta e risposta al vetriolo. Ancora una volta la sobrietà è stata in più di una occasione decantata ma nei fatti resa poco concreta. Probabilmente è proprio questa la prassi che più seduce l’opinione pubblica, quel pizzico di sale e pepe che rende vivace un dibattito che a livello di linee programmatiche sembra aver detto ben poco.
Eppure tra aspettative, promesse, svolte e giochi di potere gli elettori hanno a propria disposizione tutte le premesse necessarie per fare appello alla propria coscienza e maturare un punto di vista effettivamente sentito, poco incline ad accogliere quanto di “scandaloso” o “obsoleto” i candidati hanno voluto far passare. Si sa, lo ‘speziato’ piace sempre ma il palato sceglie anche in base ad altri criteri. Così ogni pronostico viene stravolto e gli ultimi giorni, quelli cruciali, hanno offerto un quadro abbastanza esaustivo per rendere l’idea di chi ci dovrà governare. I sondaggi, che inizialmente sancivano la vittoria assoluta del centrodestra, sembrano essere stati sovvertiti o quantomeno bilanciati offrendo attualmente un panorama più equilibrato e una lotta, almeno all’apparenza, fino all’ultimo voto.
Tra le Province a rischio ‘perdita’ per il Pd la cronaca nazionale riportava Avellino. E il Partito Democratico, probabilmente, ha reagito proprio a questo offrendo all’opinione pubblica i messaggi lanciati dalla ‘calata’ di big’. Da Massimo D’Alema a Dario Franceschini passando per Anna Finocchiaro, il Partito Democratico ha voluto far rinascere quell’entusiasmo, almeno apparentemente assopito, tale da rendere la battaglia meno scontata.
Più soft, almeno stando alle apparenze, la strategia di cui si è servito il Pdl che ha puntato soprattutto su feste in discoteca, incontri e manifestazioni portate a termine in alcuni casi con meno clamore, in altri con “l’accompagnamento” di personaggi dello spettacolo che finiscono con l’attirare anche chi, per natura o per cultura, ritiene di essere un ‘intellettuale’. Certo dalla bocca del candidato alla presidenza si è sentito ben poco. Sicurezza della vittoria?… Difficile a dirsi. Ma certo il collegamento telefonico con il Premier in occasione di Governincontra in questa campagna elettorale si è fatto ‘desiderare’. Qualcuno era pronto a scommettere che Silvio Berlusconi avrebbe fatto tappa anche nella verde Irpinia ma a questo punto è chiaramente troppo tardi.
Per quanto riguarda l’Udc è forse il caso di dire che il big giocava… in casa!
Ciriaco De Mita non ha tradito quanti da una vita seguono il suo percorso: né gli affezionati né coloro che, pur sostenendo diversi punti di vista, sono ‘attratti’ da un linguaggio che nulla lascia all’interpretazione e si rivela, a sorpresa, in qualche caso quasi paradossale. E probabilmente solo un uomo di nome Ciriaco De Mita può permettersi di espugnare le roccaforti indiscusse di altri ex big contestandoli in loco e contestualmente sponsorizzarne le candidature. Un ‘lusso’ concesso solo ad un ex presidente del Consiglio che, nel bene o nel male – questo non sta a noi dirlo – ha fatto la storia della provincia di Avellino.
L’alternativa, invece, è stata il cavallo di battaglia di quel centrosinistra che fa capo ad Amalio Santoro le cui consuetudini, in questa campagna elettorale, non si sono molto discostate da quelle di Colucci e Galeotalanza. Sarà perché si tratta di partiti definiti ‘minori’, sarà per una effettiva reazione a quelli che fino ad oggi hanno rappresentato i caratteri essenziali di una strana Irpinia – che dice e fa tutto ed il contrario di tutto – nessun clamore ha caratterizzato tali candidature che hanno battuto su tasselli fondamentali dei propri programmi senza tuttavia farne una eccessiva pubblicità.
E di quest’ultimo mese di fuoco probabilmente ciò che rimarrà più impressa è una lotta fratricida: quella tra l’attuale Udc e il Pd. Trascorsi comuni, rotture da prima pagina e tradizioni cattolico-popolari e democratiche che, più che tratti distintivi ne hanno fatto un tutt’uno. Tutti figli della stessa cultura – almeno a quanto dichiarato – tutti figli degli stessi ‘padri fondatori’ dell’Irpinia eppure così lontani da quell’amalgama che un giorno aveva un unico deus ex machina.
Insomma, la medaglia ha due facce ma in questo caso, in qualsiasi modo la si voglia girare, di novità ce ne sono ben poche. Trasformismo, coerenza, serietà… i tormentoni restano all’analisi individuale di ciascun cittadino ma questo non è un gioco e l’Irpinia, forse, meriterebbe di più. Tuttavia ognuno è artefice del proprio destino per cui… a VOI TUTTI la scelta! (di Manuela Di Pietro)