Arturo Iannaccone sollecita con una interrogazione a risposta immediata il Ministro dell’Interno AnnaMaria Cancellieri sulla questione del riordino delle Province e nello specifico il caso Avellino. Il deputato irpino chiede “l’articolo 17, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, prevede che «tutte le province a statuto ordinario esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto sono oggetto di riordino»; il comma 4-bis dello stesso articolo stabilisce, altresì, che in «esito al riordino di cui al comma 1, assume il ruolo di capoluogo delle singole province il comune già capoluogo di provincia con maggior popolazione residente, salvo il caso di diverso accordo»; a seguito di questa formulazione accade che province aventi i requisiti, come ad esempio Avellino, per mantenere la propria integrità vengano accorpate con altre, perdendo la funzione di capoluogo per il minor numero di abitanti del capoluogo stesso; sono di tutta evidenza le conseguenze negative di tale ipotesi, sia per i servizi resi ai cittadini, sia per il tessuto economico della città, sia per gli effetti di cancellazione della storia e dell’identità di un’intera comunità; non sono quantificabili i risparmi derivanti dall’accorpamento delle province, anzi si potrebbe avere un incremento dei costi e delle spese, sia a carico dei cittadini che della pubblica amministrazione, a seguito di un’irrazionale distribuzione delle funzioni e dei servizi; occorre ricordare che la provincia di Avellino vive già una situazione di grande disagio a seguito della crisi economica e finanziaria che ha determinato un ulteriore incremento della disoccupazione, con oltre 80.000 disoccupati, e la chiusura di fabbriche importanti come la Irisbus di Flumeri, per la quale, a giudizio degli interroganti, nulla è stato fatto dai Ministeri competenti; il paventato accorpamento delle province, con l’aggravante della soppressione della funzione di capoluogo per le città, in modo particolare per quelle capoluogo di province aventi i requisiti di legge, sta determinando un clima di forte tensione in Italia, che potrebbe sfociare in vere e proprie rivolte, anche a causa della pesante crisi economica e finanziaria –: quali ulteriori iniziative normative si intendano assumere per impedire che ci siano effetti incoerenti ed irrazionali nell’applicazione del decreto-legge n. 95 del 2012 e se non si intenda effettuare un’ulteriore riflessione sul punto, atteso che il riordino delle province nei termini descritti in premessa non produrrebbe risparmi significativi, ma solo ed esclusivamente mortificazione dei territori e delle popolazioni residenti e della loro storia e vocazione”. Il Ministro Cancellieri risponde in aula: “per la particolarità della materia sono stati acquisiti elementi di risposta dal Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Voglio subito premettere che è intendimento del Governo portare a compimento il percorso avviato con i provvedimenti di riforma delle province, con i quali si intende conseguire l’obiettivo di rendere la dimensione territoriale di tali enti più adeguata alla loro particolare connotazione di area vasta. Tale intervento riformatore perviene ad un complesso e articolato processo di riordino delle province, che tende a delineare forme ed ambiti di più razionale governo e gestione delle politiche territoriali. Nel perseguire obiettivi di efficacia, efficienza e contenimento dei costi, il riordino delle province è da considerare come un’opportunità di valorizzazione delle specificità e delle esigenze territoriali, e non certo di mortificazione di antiche vocazioni e tradizioni locali, le quali potranno e dovranno trovare nel nuovo assetto ulteriori possibilità di promozione e sviluppo. Mi sento di escludere, pertanto, che dal disegno riformatore possano derivare conseguenze che deprimano le realtà produttive del territorio ovvero creino scompensi al cittadino nell’erogazione di servizi pubblici. Al contrario, l’obiettivo riformatore è quello di migliorare la capacità di risposta dell’amministrazione territoriale e renderla più performante e aderente ai bisogni della comunità. Quanto, infine, alle perplessità sollevate in merito alla scelta del comune capoluogo delle nuove province, ricordo che i testi del decreto-legge n. 95 del 2012 e del più recente decreto-legge n. 188, sempre del 2012, non si limitano ad introdurre il solo criterio oggettivo della maggiore popolazione residente. La norma, infatti, consente anche una certa flessibilità nella determinazione del comune capoluogo, in quanto gli enti locali interessati possono individuare criteri diversi, previo accordo, anche a maggioranza”. Nulla di nuovo dalle parole del Ministro: ciò che politici, gente comune hanno avuto modo già di leggere. Nel controreplicare Iannaccone lo manifesta: “Signor Presidente, Ministro, in un solo minuto, evidentemente, non sono riuscito a spiegarmi bene perché nella sua risposta lei ha ripetuto pedissequamente quanto prevede la legge. “Mi sono permesso di sottolineare che la legge è sbagliata. Avete commesso un errore. Il compito di un Governo è quello di riflettere e noi le chiediamo anche questo. Riflettete, perché non è vero che riducete i costi. Le province sono diventate enti di secondo livello, sono scatole vuote, intervenite su altro, ma cosa c’entrano le funzioni dei comuni capoluogo rispetto al riordino delle province? Volete la rivolta, volete la ribellione, volete le sommosse? Le avrete. Non so se lei ha verificato quello che è successo ad Avellino dove su Facebook una pagina per Avellino comune capoluogo ha raggiunto, in pochi giorni, 21 mila aderenti. Dovete rendervi conto che, quando un popolo ha delle radici, quelle radici non le potete recidere. Allora, se volete risparmiare, se volete razionalizzare, non intervenite sulle province, lasciatele così come sono, intervenite su altro, sugli uffici dello Stato. Volete risparmiare sulle prefetture, sulle questori, sugli uffici Inail, INPS? Fate questo, ma non mettete in discussione il desiderio di una comunità di mantenere intatte le proprie radici. Quindi, onorevole Ministro, noi la stimiamo, conosciamo il suo equilibrio e la invitiamo a riferire al Governo quello che abbiamo detto. In Calabria, ad esempio, eliminate di colpo due province. Tentate di seguire anche le indicazioni del Parlamento. Noi deputati della provincia di Avellino presidieremo la Commissione affari costituzionali e quel provvedimento non lo faremo passare, non lo farà passare il popolo.
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