Un presunto summit mafioso che in realtà sarebbe stato solo il festeggiamento del compleanno dello stesso presunto numero due del “Nuovo Clan Partenio” (Nicola Galdieri), tra l’altro con due dei principali suoi presunti “dirigenti” (Carlo Dello Russo e Diego Bocciero) che si erano assentati e ridevano in auto della “brutta figura rimediata”; monopolio delle aste che in realtà statisticamente si riduce a 12 procedure su 370 e appena 4 quelle per cui sarebbero state versate somme ai fratelli Galdieri; dati del GPS che smentiscono la famosa consegna di 115mila euro da parte di Diego Bocciero ( in realta’ secondo la difesa sarebbe Elpidio Galluccio) allo stesso Nicola Galdieri, che sempre secondo i dati estrapolati dal Gps non sarebbe neppure stato nella sua abitazione in quella serata ma molto distante, cioè ad Avellino in Via Partenio presso il fratello. Dichiarazioni di Livia Forte inattendibili e accuse su usura e sostentamento degli associati detenuti fondati su intercettazioni “false” e comunque smentite dalle trascrizioni di consulenti di parte e “sul semplice ascolto delle conversazioni”. “Una fantasia investigativa” quella della partecipazione di Nicola Galdieri quale dirigente organizzatore del Nuovo Clan Partenio, per cui la Dda di Napoli ha invocato una condanna a 27 anni di reclusione. A sostenerlo, nel corso di una discussione fiume davanti al Collegio presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato, i penalisti Leopoldo Perone e Gaetano Aufiero, che difendono l’imputato detenuto e collegato in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo. Una discussione durissima contro l’indagine, quella dei due penalisti, che hanno severamente censurato in particolare le intercettazioni captate dai militari del Nucleo Investigativo.
Davino: cade la pietra angolare dell’inchiesta, nessuna consegna di soldi a Galdieri
Un primo dato di novità arriva dalla discussione finale del penalista Claudio Davino, che grazie ai nuovi elementi che la difesa ha potuto ricostruire sulla base degli atti di altri due procedimenti collegati ha messo in evidenza come sia venuta meno quella che ha definito la “pietra angolare” dell’inchiesta sull’usura. Il riferimento è a quanto si contesta sia accaduto nel marzo del 2018, la famosa vicenda dei soldi raccolti in poche ore e consegnati da Diego Bocciero e Elpidio Gallluccio a Nicola Galdieri, che sarebbe stato così accertato come il dominus della gestione dell’usura per il clan. Dai nuovi elementi forniti dalla difesa, non solo nella famosa conversazione tra Galluccio e Bocciero il secondo interlocutore non sarebbe quello indicato dagli inquirenti, a proprio grazie alle coordinate fornite dagli stessi inquirenti quella sera Galluccio non avrebbe raggiunto Via Traversa San Gennaro, ovvero l’abitazione di Nicola Galdieri, bensì una strada che dista circa 15o metri dalla stessa, ovvero Via Matteotti. E mentre per l’accusa sarebbe stata captata la voce di Galluccio che chiedeva di Galdieri, per la difesa la frase pronunciata sarebbe stata invece: “C’e’ Renato?”. Le sorprese non finiscono qui. Stando sempre ai dati del GPS ricostruiti dalla difesa di Galdieri, l’imputato quella sera si trovava altrove, ovvero in Via Partenio ad Avellino presso il fratello. Diversa anche una delle captazioni che riguarda sempre la posizione dello stesso Nicola Galdieri, quella in merito ad una conversazione in cui la presunta vittima farebbe riferimento a “o frat tuo” (ovvero Pasquale Galdieri ndr). Per la difesa quella invece era “Tirone” e anche la risposta di Galdieri che avrebbe esclamato “eheheh” in realtà non ci sarebbe mai stata.
Aufiero: senza Galdieri giù architrave dell’inchiesta
E’ durissima l’arringa del penalista Gaetano Aufiero, che cita un passo di Matteo e definisce quanto contestato a carico di Nicola Galdieri “Un sepolcro imbiancato che nascondeva un putridume di falsità e di mistificazione”. E ha esordito anticipando a cosa sarebbe giunta una discussione andata avanti per più di cinque ore: vi spiego perché ci sono stati falsificazioni e perché era necessario portare in questo processo Galdieri Nicola . Non aggiungo una parola su quanto magistralmente detto dal collega Davino. Il Tribunale deve sapere che Galdieri Nicola e’ stato parallelamente indagati in due procedimenti penali. Viene iscritto il 22 settembre 2016, il 20 marzo 2017 il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli assegna a Liana Esposito il fascicolo, che a settembre riunisce il procedimento principale a quello delle droga. Siamo al 27 settembre 2017. Sa quando nasce questo processo? Il 28 settembre. Dal giorno dopo ci sono le iscrizioni di Galdieri Nicola unitamente ad altre persone con contestazioni dal settembre 2017. La dottoressa Esposito chiede a dicembre 2018 ed ottiene a febbraio 2019 l’archiviazione del procedimento. Unica data certa è un timbro del 28 febbraio 2019. Cosi’ usciamo dalla porta della dottoressa Esposito ed entriamo i quella della dottoressa Rossi. IL 25 marzo del 2019 viene aggiornata l’ iscrizione di Galdieri Nicola e tutti gli altri..meno di un mese dopo l’archiviazione mai revocata e dopo più di un mese da questo aggiornamento viene chiesta la misura cautelare adottata ed eseguita il 14 ottobre 2019. E evidente che per Galdieri Nicola non è soltanto un problema di procedibilità. Per quanto c’è una sentenza per Pagano Beniamino in considerazione del mancato decreto di revoca vi è un profilo di improcedibilità. Almeno fino alla data di archiviazione. Stiamo parlando della stessa associazione. Non si venga a dire che parliamo di due associazioni. Avevo detto che avrei chiuso il passaggio sulla procedibilità. Galdieri e’ stato indagato in due procedimenti per cinque anni. Poi vedremo questa mega indagine cosa ha prodotto. Galdieri Pasquale e Nicola sono attenzionati ed indagati da 20 anni. Nel 2009 mi ricordo di una perquisizione in cui si arrivò a sequestrare non denaro, non armi, non droga ma tre cassette vhs, la saga del Padrino” .
Parte un lungo excursus sulle varie vicende processuali, concluse per lo più con assoluzioni che negli anni hanno visto coinvolto Galdieri Nicola. Aufiero lo chiarisce: “Nicola Galdieri non è un angioletto, ha avuto condotte biasimevoli, ma non giustifiva che si ricorra alla violenza o al falso, ci si aspettano indagini serie”. Torna il tema delle intercettazioni, quando il penalista affronta il capitolo del presunto sostentamento agli associati. Il riferimento è in primis alla famosa intercettazione in cui Giovanni sarebbe stato scambiato per Giovanna, moglie di Pagano Beniamino.
“Non voglio fare semantica, ma se anche fosse Giovanna, perché dovrebbe trattarsi per forza di Matarazzo Giovanna.
Ma come si spiega tre volte Giovanni che diventano tre volte Giovanna. E stato semplice indossare un paio di volgari cuffiette per sentire nitidamente Giovanni.. Era funzionale che Galdieri Nicola e Dello Russo Carlo avessero necessità di sostenere i familiari degli associati..
Ma perché il sostentamento doveva avvenire via versamento postapay e, considerato che abitavano tutti a Mercogliano, non l’ avessero chiamata e consegnato il denaro cash.Si parla di interventi di ristrutturazione a casa di Pagano. Ma non sappiamo come e cosa ci fosse in questi lavori. Quindi il sostentamento agli associati si basa sulla falsificazione di una conversazione”. Altro capitolo riguarda i rapporti con Dello Russo
“In un’informativa si scrive che Galdieri e Dello Russo hanno litigato per questioni di affari. Quando sentiamo il maresciallo non sa indicare in quale parte delle discussione si parla di affari”. Stessa considerazione per quanto riguarda i presunti festeggiamenti per la scarcerazione di Beniamino Pagano:
” A settembre 2017 non fu scarcerato perché non c’era neppure l’ istanza, come potevano festeggiare una scarcerazione se lo stesso sarebbe stato scarcerato solo 4 mesi dopo. Galluccio e Bocciero, che parlano di batterie, per i Carabinieri batterie di fuoco. Ma basta leggere l’intercettazione, si capisce che si tratta di batterie di automobile, perché si parla inequivocabilmente di autovetture e di batterie. Per questo gli ho chiesto, avete verificato se vi fosse stato una esplosione di fuochi? Ma non era stato effettuato alcun accertamento”. C’e’ anche la vicenda del presunto summit: “Unico summit convocato per il 4 dicembre giorno del suo compleanno”. Per Aufiero: “Galdieri Nicola viene recuperato come finanziatore occulto perché occorreva l’ architrave dell usura. Un 416bis che è nella fantasia degli investigatori. Senza Galdieri e gli altri veniva meno il principale architrave di questa costruzione accusatoria”.
Forte Livia: falso sulla convocazione di Pasquale Galdieri
C’è una difficoltà che genera da due procedimenti paralleli dove non necessariamente quello che succede di qua non succede di là. Basta pensare al fatto che un’ordinanza sulla utilizzabili non è stata condivisa dalla altro collegio. Pure avendo possibilità di riunire. Ora me lo spiego. Molto di quello che sta succedendo di là sarebbe utile anche in questo procedimento. Difficile far comprendere quali siano state le condotte degli inquirenti. Prima di passare a Forte Livia, deve considerare questo Tribunale che si parla di monopolio del mercato delle aste giudiziarie. Sa perche’ si parla di monopolio? Non è stato un errore semantico. Si parla di monopolio non per errore ma per necessità. Se mi viene a dire che 12 aste su 370 sono un monopolio. Che clan di camorra e con il camorrista Galdirri Nicola se nel 2018 inizia l’attività sulle aste e alla fine ci sono 12 aste. Alla fine Galdieri Pasquale non risponde di nessuna asta, Nicola Galdieri di due aste e Carlo Dello Russo di due aste”.
Poi si entra nel discorso su Forte Livia: ” Ha parlato di un rapporto con Galdieri nato sotto il profilo di estorsione di camorra. Solo nel dicembre del 2018 si sono resi conti che il clan voleva ramificarsi anche nel settore delle aste. I Galdieri solo nel 2018 se ne accorgono e Forte Livia dice nel 2018 ho subito questa estorsione della camorra. Giudizio di inattendibilita’ su di lei in effetti e’ stato espresso. Galdieri non richiede l’ estorsione su tutte le attività, ma solo sui baba’. Al di là del dato tecnico e percentualistico, la criminalità che dopo anni decide di avere una fetta sulle aste, perché gli chiede una percentuale solo sui baba’. Ve li immaginate Galdieri Nicola o Pasquale chiedere 5 o 6 mila euro sui baba’. La stessa Forte ha ammesso che delle aste giudiziarie oggetto di aggiudicazione non ho dato neppure un soldo. Solo per quattro aste ho dato i soldi. Perché non ha dato soldi? Perché li non sono stati commessi reati. Come si può credere a Forte Livia sulla base di questo narrato?. Forte Livia racconta che qualche giorno prima dell incendio alla sua vettura era stata prelevata da Pagano Beniamino per essere portata da Galdieri Pasquale. Pagano era detenuto già da 45 giorni. Abbiamo dimostrato che Pagano Beniamino era detenuto in provincia di Torino. Riferisce che Galdieri Nicola lo aveva fatto in compagnia di Bocciero Diego. Falso. Perché nel febbraio marzo 2019 Bocciero era detenuto agli arresti domiciliari”.
Aufiero: Dello Russo, il presunto boss truffato dalle vittime?
Dello Russo un camorrista che non ha saputo imporre il pagamento a nessuna delle sue presunte vittime. E’ la paradossale parabola criminale offerta nella seconda parte della sua arringa dal penalista Gaetano Aufiero per Carlo Dello Russo : “ho definito la sua posizione nel processo di tipo bipolare. Dello Russo Carlo sembra il jolly delle vicende che ci occupano da tre anni, alla fine il pubblico ministero chiede il massimo della pena. Noi abbiamo di Dello Russo capi di imputazione in cui agisce in solitaria, senza il concorso della presunta compagine associativa. Negli altri capi e’rjtenuto concorrente di altri presunti partecipi. Un aspetto dirimente. Il pm ha chiesto la condanna per tutti i capi di imputazione. Abbiamo la prima ipotesi. Quella di usura. Dello Russo avrebbe imposto in concorso con Nittolo un prestito usurario. Il creditore mai indagato si rivolse a Nittolo Ludovico, che avrebbe iniziato a fare usura nei confronti della vittima per recuperare i soldi. Una ricostruzione abbondanza ardita. Coloro che sono incaricati di recuperare i soldi, non si macchiano di una estorsione, ma avrebbero consumato un’ipotesi di usura. Sarebbe bastato un passaggio, una telefonata o un’intercettazione per dimostrare un fatto usurario, che neppure la vittima ha mai evidenziato. Allora in parte lo dice la vittima, pur con qualche disagio narrativo, per ammettere che era un truffatore. Avrebbe dovuto dire: mi sono fatto dare duemila euro perché avevo promesso di trovare un posto di lavoro ad una familiare. Ma da dove nasce questa ipotesi se non ci sono tracce ma fatti totalmente diversi. Si contesta un’attività usuraria che non c’è mai stata. L’estorsione non c’è per come è stata configurata l’ipotesi usuraria. Il fatto è diverso. Perché Dello Russo e ancora prima Nittolo, si prodigano a recuperare i soldi per cui non è un’estorsione. Su Gnerre Alfonso ho detto tanto, ma non troppo, probabilmente non tutto. Ho detto tanto ma non tutti anche quando sono state presentate le richieste di 507 dal pubblico ministero. Su Gnerre dobbiamo ragionare sulla sua credibilità. Più specificamente Gnerre dice di avere ricevuto un prestito usurario da …..e lo aveva ribadito ai Carabinjeri e al Tribunale. Mi auguro che il pm dica a noi e al Tribunale del perché, se Gnerre e’ credibile, la donna che ha prestato i mille euro ricevendone mille e cento, non sia stato indagata. Anche Dello Russo Carlo viene “canzonato” da Gnerre, a cui più volte.da buca. Stessa cosa per tutte le altre vicende contestate di presunta usura”.