Avellino – Il primo maggio riunisce in città Cgil, Cisl e Uil sui temi della legalità, della sicurezza e della lotta al precariato. Ma anche della politica. “Dopo la nostra presenza del 2005 a Scampia -la capitale della criminalità campana-, e quella del 2006 a Locri, teatro della ‘Ndrangheta calabrese, oggi manifestiamo il nostro impegno d’azione qui ad Avellino”, spiega il segretario della Uil irpina, Tonino Festa. Il tutto a Piazza del Popolo, nell’anticamera del Palazzo comunale. Luogo non casuale, scelto “per rammentare – continua Festa – all’amministrazione del capoluogo, il problema del precariato e farsi seriamente carico del dramma dei lavoratori socialmente utili. Lavoratrici e lavoratori, precariamente ma proficuamente utilizzate, da oltre dieci anni, dal Comune per l’espletamento di servizi essenziali per la città”. Sulla situazione politica di Piazza del popolo: “Abbiamo auspicato, e quindi, oggi salutiamo favorevolmente il superamento della crisi comunale e con essa l’aver scongiurato lo scioglimento del Consiglio. Altrettanto, però, auspichiamo una diversa presa di coscienza per realizzare atti idonei ad assicurare un lavoro certo e stabile per i lavoratori comunali ed, in modo particolare, per quelli socialmente utili. Quindi ci auguriamo – passata la nottata – che si attivi una società di diritto privato a totale capitale pubblico con la conseguente conservazione e stabilizzazione dei posti di lavoro. Una società capace di garantire alla città servizi efficienti a costi contenuti e dia certezze ai lavoratori impegnati. Soltanto un segnale concreto di questa portata ci convincerà che non c’è la volontà di dare il benservito a chi per anni ha lavorato e pazientemente atteso un posto di lavoro stabile e duraturo”. Sul rischio commissariamento: “Eravamo coscienti che era una sciagura per la città già così colpita”. “Il nostro corteo oggi – continua Festa – non ha seguito il tradizionale percorso. La strada principale è spezzata a metà da lavori il cui termine previsto è già abbondantemente scaduto. Insolito sarà anche il percorso del prossimo giro ciclistico d’Italia, costretto ad attraversare il capoluogo per vie secondarie”.
I temi di oggi, dunque, sono quelli già posti in passato “per sostenere le nostre tradizionali vecchie battaglie. Battaglie contro chi da anni fa un uso privatistico dei beni pubblici facendo arricchire chi è già ricco creando disuguaglianze e ingiustizie indegne per uno stato civile. Battaglia come quella di oggi: per la legalità, contro il precariato e per la sicurezza sui luoghi di lavoro. I cantieri, gli stabilimenti ed i campi d’Italia sono insanguinati da innumerevoli, troppi infortuni. Un dramma che ha colpito e suscitato l’autorevole richiamo del capo dello stato, il campano Giorgio Napolitano, al quale va il nostro ed il vostro deferente saluto”.
Quello degli infortuni è un dramma “che non può continuare”. “Ne va del nostro grado di civiltà. La situazione sta degenerando, abbiamo mediamente tre morti al giorno. Sono circa 1300 le persone che muoiono ogni anno per il lavoro. Sono circa un milione gli incidenti più o meno gravi. E’ assolutamente intollerabile sapere che uscire di casa per recarsi al lavoro equivale ad esporsi al rischio della vita. Quindi va sempre più – con urgenza – rafforzato il sistema dei controlli.L’unico meccanismo utile, come dimostra il risultato dell’azione dell’Arma dei Carabinieri, che, nel corso di pochi giorni di severi controlli, ha sottoposto a sequestro numerosi cantieri e denunciato altrettanti irresponsabili datori di lavoro”.
“Non è sopportabile – continua la voce del sindacato – in un paese civile, registrare che ogni 2 lavoratori 1 è irregolare. In rapporto di causa ed effetto con gli infortuni è il fenomeno del lavoro nero, da combattere con la stessa energia e decisione. Contro il lavoro nero e le morti bianche non basta fare buone leggi bisogna impegnarsi a farle applicare. La illegalità presente in Irpinia non è una invenzione di sociologi e di qualche sindacalista innamorato delle battaglie di classe. La illegalità presente in Irpinia è quella che agisce sul bisogno, sulla fame, sulla povertà. Da troppo tempo denunciamo episodi dilaganti di lavoro nero avendo come risposta: l’isolamento delle nostre denunce”.
“Finalmente oggi il cosiddetto lavoro nero è diventato illegalità nel mercato del lavoro. E la illegalità non può che produrre ulteriore illegalità. E la crescita senza controllo della illegalità non può che determinare corruzione del sistema, di un intero territorio, del tessuto connettivo di ogni realtà politica, imprenditoriale, sociale e produttiva”. Contro la illegalità è, quindi, necessaria una “risposta corale attraverso il coinvolgimento delle istituzioni – dei sindacati – della società civile. Non è più concepibile delegare soltanto alle Forze dell’ordine il compito di limitare, combattere e sconfiggere la illegalità. Oggi il livello dello scontro è talmente alto che le separatezze, i compartimenti stagno, le riserve protette non esistono più. La riforma della legge Bossi – Fini sull’immigrazione, salutata con favore dal movimento sindacale, potrà dare in tal senso un decisivo contributo. Questa proposta di legge potrà sottrarre il lavoratore straniero dall’obbligo di essere complice del datore di lavoro disonesto per evitare l’espulsione”.
Il 1° maggio nella storia del movimento sindacale ha dunque perso i connotati della Festa per assumere quelli della riflessione e spesso della lotta. “Le condizioni sociali, economiche e politiche della nostra Irpinia presentano non poche difficoltà. L’Irpinia, da sempre in ginocchio, sta subendo ulteriori duri colpi. Da troppo tempo registriamo fenomeni di disagio, frustrazione e malessere, alla base di un pessimismo che invade le famiglie. Da troppo tempo intelligenze ed energie sono costrette ad allontanarsi dall’Irpinia, per cercare altrove una prospettiva per il futuro. Tutto questo mentre continua l’espulsione di forza lavoro:
• Diversi comparti del settore industriale sono in crisi o in difficoltà;
• Il settore tessile è praticamente sparito;
• Il settore conciario – fiore all’occhiello dell’Irpinia – è attraversato da una latente crisi;
• Interi stabilimenti presenti nei nuclei industriali sono falliti e numerosi presentano gravissime condizioni di prospettiva;
• Negli ultimi tre anni sono stati espulsi dal ciclo produttivo migliaia di lavoratori.
Il nostro appello, perciò, è rivolto alle forze politiche, alle istituzioni ed alle associazioni datoriali, perché, in un comune impegno con il movimento sindacale, ritrovino la capacità di intercettare risorse ordinarie e straordinarie per progetti di sviluppo. Il nostro appello ad una grande coesione per attrarre e realizzare in Irpinia investimenti per attività produttive moderne e competitive.
Il nostro appello ad una coesione capace di realizzare grandi infrastrutture immateriali e materiali per collegarsi all’alta velocità, ai famosi grandi Corridoi di sviluppo. Il nostro appello a puntare sulle filiere legate all’industria automobilistica e all’agroalimentare. E’ evidente che se il nostro invito non sarà raccolto programmeremo grandi momenti di lotta nei confronti di tutti coloro che si renderanno responsabili dello stato di degrado dell’Irpinia. L’unità del movimento sindacale riaffermata in questo 1° maggio è, e resterà, un punto di riferimento per lottare e conquistare un profondo cambiamento dell’Irpinia”.
Insomma: “Viva il 1° Maggio, Viva la festa dei lavoratori”.