Atripalda – “Avventatamente archiviata l’ennesima speranza di un ‘centro politico’, che nella Margherita aveva raccolto gran parte della diaspora del PPI, il 14 ottobre prossimo si consuma la definitiva liquidazione, nel Pd, del patrimonio di idee e di valori dei cattolici democratici italiani. Il Circolo ‘Don Luigi Sturzo’ di Atripalda aveva denunciato da tempo (sin dall’ottobre del 2004, e da ultimo in un documento del 22 aprile scorso) la deriva strisciante di un dibattito politico che era stato imprigionato in un meccanismo ineluttabile e coercitivo. Un percorso che oggi frettolosamente si compie, avallando, nel contenitore desolatamente vuoto del Pd un nuovo camuffamento post comunista”. Così Raffaele La Sala, consigliere comunale di Atripalda, sulla costituenda forza politica. Al centro dell’intervento anche il meccanismo delle Primarie, giudicato: “Un farraginoso sistema elettorale, che ha già dato ampia prova della sua inefficienza e della assenza di ogni garanzia, con liste escluse e riammesse, con colpi di mano e colpi bassi, ma che disinvoltamente ricorre alle liste ‘bloccate’ che tutti, almeno a parole, detestano, negazione dell’idea stessa delle cosiddette primarie”. In riferimento, ancora, alla campagna di promozione in Campania: “Vedo – commenta – come il ‘nuovo’ si è andato rabberciando (prevalentemente nell’area veltroniana), innescando una feroce guerra per bande che annulla anche qualche traccia residua di pensiero e di buona fede, mentre sottoposti e cucinieri si dannano a spiegare che sbagliano sempre gli altri. Non parlo del vecchio leone ferito, che, nonostante tutto, mi sembra ancora tra le cose migliori che offra la ‘piazza’ politica regionale. Parlo di una classe politica, di fresca nomina ed incerto destino, cresciuta alla sua ombra, svezzata nell’ovatta dei favori, cinica e supponente, come chi vive nella certezza del privilegio e dell’impunità”. A 360 gradi La Sala, che aggiunge: “Si esaurisce così definitivamente la esaltante stagione politica nella quale la sinistra di base di Sullo, De Mita, Bianco e Mancino (e poi Gargani e Zecchino), avevano realizzato in Irpinia una speranza di riscatto ed anche un solido sistema di potere. Anche Gianfranco Rotondi (frutto tardivo della lezione sulliana) si è formato all’interno di quella storia, ma ha preso lucidamente atto, per tempo, di dover cambiare aria e compagni. Esule politico, ma tanto intelligente da capire di dover giocare in proprio”. Forte, dunque il dissenso, dell’esponente atripaldese sul Pd, considerato senza mezzi termini: “Una colossale fregatura”.
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