Presunto “narcos” condannato a sua insaputa, l’ Antimafia vuole il processo

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SOLOFRA- Visto che fino ad oggi Fernando Guarino, 75 anni, presunto narcos di Solofra, grazie ad un incidente di esecuzione sulla condanna in Appello e all’annullamento della condanna di primo grado ottenuti dal penalista Dario Cierzo, suo difensore dal 2020, ha evitato il carcere perché condannato “a sua insaputa”, la Dda di Bari ha deciso di tornare alla carica e come disposto dai magistrati della Corte di Appello di Bari ha azzerato due gradi di processo e la condanna inflitta al settantenne di Solofra notificandogli, stavolta però si presume con la piena cognizione dell’indagato, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per l’ipotesi di traffico internazionale di cocaina. Il pm antimafia Ettore Cardinali ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti del settantacinquenne per due ipotesi di traffico di sostanze stupefacenti di ingente quantità. Il primo episodio relativo al trasferimento dal Brasile, nel febbraio 2002, di un chilo di cocaina. Il secondo episodio, quello più grave, riguarda il presunto coinvolgimento dell’imprenditore di Solofra nel trasferimento dal Brasile di 380 chili di cocaina che attraverso La Spezia erano poi giunti a Bari. Tutto avvenuto nell’agosto 2002. Quindi a distanza di ventitré anni ci sara’ un processo bis. Una storia particolare, quella che va avanti ormai dal 2019. L’imprenditore, condannato nel 2001 alla pena di 13 anni di reclusione per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, da allora era diventato un’ ombra. Colpito da un ordine di esecuzione emesso dalla Procura della Repubblica di Bari, gli investigatori del Comando Provinciale di Avellino erano riusciti a scovarlo e seguirne le tracce, grazie ad attività tecniche ed alla cooperazione con la Polizia Federale assicurata dallo S.C.I.P. (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia) e lo avevano bloccato nelle strade di San Paolo. La difesa del settantancinquenne, assunta dopo l’estradizione dal penalista irpino Dario Cierzo, è riuscito a dimostrare che in realtà l’imprenditore non sapesse nulla del processo. In effetti Guarino, come hanno riconosciuto sia i giudici dell’incidente di esecuzione e poi quelli della Corte di Appello di Bari nel giudizio di secondo grado bis, dal 1995 non risiedeva più a Solofra, bensì in Brasile. Proprio per questo anche il tentativo di notifica effettuato dai Carabinieri all’epoca e tutte le notifiche seguite, non erano note all’imprenditore. Motivo dei vari annullamenti. Anche dello stesso status di latitante. Da qui la nuova imputazione e l’indietro tutta dell’Antimafia, che ora si prepara a chiedere il rinvio a giudizio..