Preferenza: no di Pionati e Rotondi, Pugliese e Milanese sì

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Quarante deputati scrivono ad Alfano e Berlusconi: “Non vogliamo le preferenze”. Gli autori di questa lettera, la cui fedelta’ politica al Pdl e’ piena e non verra’ messa in discussione qualunque sia l’esito di questa vicenda, sono pero’ in totale disaccordo sulla scelta delle preferenze. Tale metodo, che solo in apparenza restituisce all’elettore il diritto di decidere, in realta’ presenta gravi e molteplici controindicazioni: il costo elevatissimo delle campagne elettorali individuali, inevitabile anticamera della corruzione (i tentativi di imporre limiti alle spese sono del tutto irrealistici e produrranno solo ulteriore malcostume), e l’influenza delle lobby e degli interessi particolari, piu’ o meno leciti, che determina la scelta degli eletti (diffuso voto di scambio e concreto rischio di infiltrazioni della mafia e delle altre forme di criminalita’ organizzata). La Prima Repubblica – spiegano – e’ morta di preferenze, tanto e’ vero che fu unanime la decisione di abbandonare questo sistema. E piu’ recentemente, i tanti episodi di malcostume personale che stanno emergendo nelle Regioni, nelle quali e’ in uso il sistema delle preferenze, costituiscono un sintomo rivelatore”.
Inoltre, si sottolinea, che solo in Grecia e’ previsto questo sistema ”e forse c’e’ un rapporto fra le difficili condizioni nelle quali la classe dirigente greca ha portato quel Paese, e il metodo con il quale tale classe dirigente e’ stata scelta”. Si tratta, poi, di un meccanismo che potrebbe portare il Pdl a lotte intestine e frammentazione. ”Per tutte queste ragioni gli autori di questa lettera sono contrari alla scelta delle preferenze, mentre sono convintamente favorevoli ad altri modelli elettorali che consentano di ricuperare il rapporto fra elettori ed eletti (sistema delle liste corte, come in Spagna, sistema dei collegi, un misto di entrambi ecc.)”. ”Desideriamo esprimere fin d’ora queste nostre considerazioni prima che si addivenga ad una scelta definitiva, nella speranza che esse possano costituire un motivo di ulteriore riflessione prima di una scelta di voto parlamentare”, concludono.

A fare da contraltare invece, le dichiarazioni di alcuni deputati irpini. Che senza remore si schierano apertamente a favore del sistema delle preferenze.

Marco Milanese è d’accordo nell’istituire le preferenze per le prossime elezioni politiche. “Si avvicina la gente al candidato ma come ogni cosa c’è un vantaggio e uno svantaggio. Su quest’ultimo punto voglio essere chiaro: ci sarà una campagna elettorale molto dispendiosa. Il punto è trovare un giusto equilibrio tra preferenze e listino, ma nel caso in cui ciò non avvenga dovranno essere i partiti a fare scelte interne. Le regole vanno stabilite: magari anche il Pdl deve attrezzarsi così come fanno la Lega e il Pd. Scelta di amministratori radicati sul territorio, che hanno saputo ben amministrare, facendo in modo di creare il giusto mix. Credo che oggi fare l’amministratore locale sia davvero difficile. Mi immagino alla distanza che si creerà quando non ci saranno più le Province: territori che rimarranno scoperti e abbandonati. L’istituzione provinciale era il baluardo di un territorio”.

Marco Pugliese lo definisce un paradosso, “… sia la preferenza che la non preferenza. Visto ciò che accade nei consigli regionali dove vengono arrestati per aver acquistato pachetti di voti, la soluzione preferenza mi inorridisce. Il fenomeno come vediamo non è solo al Sud ma anche al Nord. Sicuramente i nominati hanno allontanato la gente, e lo dice chi per la prima volta si è affacciato alla politica ed ha dovuto subire questo sistema elettorale. Quindi ben venga la preferenza, così potremo sicuramente evitare di trovarci nelle liste gente catapultata da altre regioni pur di farle eleggere. Bisogna far prevalere le logiche del territorio, è impensabile che con i voti della Campania si eleggano deputati del Nord. Bisogna dare voce al territorio: quindi spazio a chi effettivamente lavora in questo senso. Non vedrei comunque di cattivo occhio anche l’eventuale maggioritario con i collegi, perchè necessariamente i partiti si troverebbero a dover scegliere uomini del popolo”.

Così Francesco Pionati, Segretario Nazionale dell’Alleanza di Centro e Portavoce del Gruppo Popolo e Territorio. “Credo che la selezione della classe dirigente da parte dei partiti sia l’unica strada percorribile, visto quanto sta accadendo negli Enti regionali nelle ultime settimane. A maggior ragione, oggi un ‘caso Nicole Minetti’, ad esempio, non si potrebbe ripetere, perchè c’è sicuramente più controllo da parte dei direttivi di ciascun partito. Se introdurre le preferenze vuol dire ritrovare a Roma il ‘Fiorito’ di turno e quindi ritrovare espressioni di malcostume allora la questione non si pone per nulla. Per quanto visto sinora, le preferenze le vedrei bene soltanto fino a Roma”.

“E’ venuto a trovarmi qualche mese fa un giovane che sta curando una tesi di laurea sul sistema elettorale e mi ha messo al corrente di un primato che ignoravo: con Andreotti, Colombo e Berlusconi sono nel Guinness dei primati tra i politici che hanno raccolto piu’ preferenze. Sono addirittura primo nel rapporto elettori e preferenze, avendo preso nel 1990 8600 preferenze su 36000 elettori. Forte di questo primato che ignoravo, mi sento ancor piu’ di affermare la mia contrarieta’ alle preferenze. Esse appartenevano a un’altra stagione al termine della quale l’elettorato ne sanziono’ il potere inquinante. Oggi la preferenza sarebbe solo la festa delle camorre e dei poteri economici organizzati”, così infine si espresse giorni fa l’ex ministro e parlamentare del PdL, Gianfranco Rotondi.

Non sono stati riportati i commenti di Giulia Cosenza (il telefono squillava a vuoto) e di Arturo Iannaccone (telefono spento).

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