Avellino – “D’Addesa all’opposizione o fuori dal partito”. Crisi risolta a Palazzo Caracciolo? Stando alle ultime dichiarazioni del segretario provinciale del Prc Gennaro M. Imbriano, non sembrerebbe affatto. Le due questioni che la presidente Alberta De Simone aveva dichiarato sospese, si sono dunque automaticamente risolte. Se l’atteggiamento dei Verdi è rimbalzato agli occhi della pubblica opinione già in seno all’assise provinciale, oggi Rifondazione Comunista muove la sua pedina sulla scacchiera delle richieste. E lancia il chiaro segnale di chi, “in quanto forza fondatrice e fondante della coalizione”, non accetta di essere archiviato tra le pratiche irrisolte. Insomma, un copione forse già visto ma che non giunge certo come una sorpresa. Da due anni, infatti, il Prc aveva avanzato la richiesta di un esponente in giunta. Una istanza legittima ma caduta nell’oblio a causa di un ragionamento basato su termini esclusivamente di percentuale. Fatto sta che i criteri adottati per la scelta dell’Esecutivo, per quanto accettabili, non hanno convinto. “L’unico dato da sempre chiaro – ha spiegato Imbriano – è la volontà di marginalizzare il nostro partito”. Una volontà testimoniata, secondo gli esponenti di piazza D’Armi, dalla mancata presenza in giunta. A questo si aggiunge “ …l’assoluta mancanza di una ragione politica che tenga unita la coalizione” e rispetto alla quale il Prc lancia, dopo una lunga attesa, un chiaro segnale di rottura. Ma a volte appare quasi naturale chiedersi se davvero il fine giustifica i mezzi. In questo caso, infatti, per ragioni partitiche sarebbe in un certo qual modo sacrificato il ruolo del Presidente del Consiglio provinciale Erminio D’Addesa, massimo esponente del Prc all’interno dell’ente di Piazza Libertà. E come è naturale che sia scoppia una guerra tra titani. Gennaro Imbriano contro Erminio D’Addesa. Il segretario contro il Presidente del Consiglio provinciale. Un giovane esponente del partito, autentico investimento per il futuro, contro chi del Prc in Irpinia rappresenta la nuova storia. Insomma, i toni diventano aspri a dimostrazione di quanto il rapporto partito-istituzione non sia tanto marginale come qualcuno ha voluto far credere. E forse, mai come in questo caso, la bomba che esplode dimostra come davvero Palazzo Caracciolo sia diventato il parafulmine di forti divergenze di vedute che sono ormai ‘piatto del giorno’ all’interno di ogni singolo partito. E se per i disattenti la questione ancora non è chiara, sono gli stessi protagonisti a palesare le posizioni. Imbriano ha gettato il suo dardo: “Chiediamo a D’Addesa di passare all’opposizione. In caso contrario saremo costretti a chiedergli un allontanamento dal partito avviando, come prevede il regolamento, il relativo procedimento di espulsione. Tuttavia mi auguro che la situazione si risolva per il meglio e D’Addesa accetti una direttiva scaturita dalla volontà unanime della maggioranza”. Una posizione che cerca in qualche modo anche una via di mediazione o addirittura di giustificazione ma a cui D’Addesa non cede. Imbraccia lo scudo e risponde: “Gli scenari di questo partito sono mutati. Imbriano non rappresenta più la maggioranza ed è succube delle altre componenti del partito. In 24 ore dovrei rassegnare le mie dimissioni? Un termine perentorio che non si è mai visto neanche sulla striscia di Gaza”. Poi abbassa lo scudo ed attacca: “Non ho alcuna intenzione di rimettermi alla volontà di questi giovani oligarchi. Nessuno mi caccia, sono io che me ne vado. E se esco dal partito il Prc perde un componente che ha lottato per una vita in nome dei valori del partito stesso. Il ruolo del presidente del Consiglio provinciale non può essere messo in gioco per motivi interni al partito penalizzando in questo modo la posizione di altri”. Insomma, una storia che si ripete. Un quadro che sembra quasi voler dimostrare la teoria dell’allievo che supera il maestro. Una relazione che si distrugge e che, per chi è fermo sostenitore dei ricorsi storici, sembra richiamare la fine di un rapporto ‘filiale’ cancellato dalla politica. Imbriano e D’Addesa come Bruto e Cesare. La De Simone e Giuseppe De Mita intanto osservano…(di Manuela Di Pietro)
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