Il problema della povertà sta sempre di più dilagando in Italia. La povertà assoluta in Italia nel 2015 coinvolgeva il 6,1% delle famiglie residenti, pari a 4 milioni 598 mila individui. Nello specifico oltre uno su quattro, il 28,7% delle persone residenti in Italia.
E’ quanto risulta dal rapporto dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica.
Rispetto al 2014 peggiorano soprattutto le condizioni delle famiglie con 4 componenti (dal 6,7% al 9,5%). Il 10,4% delle famiglie è relativamente povero (2 milioni 678 mila); le persone in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione). Quasi 1 su 2, ovvero quasi la metà dei residenti nel Mezzogiorno, risulta a rischio povertà. Al centro invece la soglia si ferma al 24%. Al nord al 17,4%.
I livelli di povertà sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno, con valori più elevati in Sicilia (55,4%), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%).
Il dato non sorprende se si considera che la nostra Penisola si colloca in fondo alla graduatoria Ue per quanto riguarda il mercato del lavoro: solo la Grecia ha un tasso di occupazione inferiore al 61,6% italiano. Inoltre, rimane ancora molto forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (71,7% gli uomini occupati, 51,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno (nell’ordine 69,4% e 47,0%).
Dal rapporto Istat risulta anche che le famiglie italiane hanno contribuito alla spesa sanitaria complessiva per il 23,3%, e la tendenza è in leggero aumento, mentre la spesa per la protezione sociale ed il welfare è stata nel 2014 il 30% del Pil e il suo ammontare per abitante sfiora gli 8 mila euro l’anno. Sia in termini pro capite sia di quota sul Pil il nostro Paese presenta valori superiori alla media dell’Ue.
E’ proprio riguardo al nostro paese, è da sottolineare il grande disagio sociale che colpisce intere famiglie con numeri elevati di figli o anziani che devono far conto solo sulla loro esigua pensione. Infatti, l’Italia è tra i paesi europei che, tra il 2008 e il 2015, hanno registrato i maggiori aumenti del rischio di povertà ed esclusione sociale.
Le spese per cultura e tempo libero riguardano solo il 6,7% delle uscite delle famiglie italiane, ben sotto la media europea che si attesta attorno all’8,5%. L’anno scorso sono scesi sia i lettori di quotidiani (43,9%, dal massimo di 58,3% del 2006 e da 47,1% del 2015) sia di libri (40,5%, dal 42,0% del 2015). La lettura rimane prerogativa soprattutto dei giovani e delle donne. Cresce invece il web per la lettura di notizie, giornali o riviste; tra i giovani di 20-24 anni il 53,9% va su Internet a questo scopo. Se raffrontata con il resto dell’Europa, però, l’Italia occupa ancora l’ultima posizione insieme alla Romania.