Politica e religione, etica e morale, cristianesimo e laicità: l’intervento di Monsignor Rino Fisichella, Rettore dell’Università Lateranense di Roma, ha affrontato i binomi della dottrina filosofica, scientifica e politica incantando il pubblico avellinese. Finalmente ad Avellino un incontro di spessore in cui la cultura ha attraversato degnamente tutti gli aspetti della vita concentrandosi, tuttavia, sull’immagine fondamentale dell’intricato quadro della vita: la persona. Un linguaggio semplice e profondo che ha toccato le coscienze di tutti coloro che si sono riuniti all’Hotel de la Ville per incontrare Mons. Fisichella, Don Vito Todisco e il senatore Francesco Pionati – in occasione della presentazione del volume ‘Nel mondo da credenti’ – per un dibattito che pur intersecandosi tra vari aspetti politici e non, si è concentrato soprattutto sul percorso del cristianesimo partendo dal ruolo, pubblico o privato, della presenza dei cattolici e della propria confessione. Un dilemma risolto attraverso una metafora: “Sabato Santo il Papa ha battezzato un musulmano. Molti si sono chiesti: perché tanta pubblicità?… Semplice: l’errore è il non voler riconoscere che la fede cristiana è un atto pubblico per sua stessa natura. Oggi, infatti, ai cattolici si chiede la cosiddetta ‘dissimulatio’: il voler vivere da cattolici senza tuttavia imporlo agli altri”. Una ‘pretesa’ che per trovare teorie confutanti deve partire da una premessa: “A differenza di tutti coloro che parlano di individui, la Chiesa parla della persona e la persona vive di relazioni e di scambi”. Insomma, tutto va ricercato nella responsabilità del viver civile: “Non siamo contrari a chè lo Stato organizzi l’agire, ma l’agire di ‘uno solo’ deve essere rapportato alla responsabilità sociale altrimenti ci troveremo di fronte ad una Babele di diritti”.
Sulla famiglia: “Non esiste la famiglia tradizionale. La famiglia è famiglia e non ci sono altri modelli”.
Sulla sperimentazione: “Lo Stato, sotto pressione di qualcuno, vuole ammettere che l’embrione umano venga unito a quello di un animale: per quale motivo?”.
Ma soprattutto sull’uomo: “Sono contento che si vogliano difendere le foche, le balene, i cani… Io faccio parte di quelli che vogliono proteggere l’uomo”.
Qualche accenno al voto: “Io andrò a votare. Ci sarà qualcuno che mi rappresenterà in Parlamento ma non delegherò mai a nessuno argomenti che competono me soltanto e la mia coscienza”.
Ma la coscienza deve pur basarsi su qualcosa per assurgere a criterio di distinzione tra bene e male: da qui il binomio e per alcuni aspetti la dicotomia tra etica e morale. La prima definita come la capacità attraverso cui la ragione raggiunge principi fondamentali che consentono di giudicare il bene e il male; la seconda invece basata sulla fede e su principi che non provengono dalla ragione.
“Noi non vogliamo imporre a nessuno la morale cattolica ma chiediamo ai nostri rappresentanti di diffondere valori etici e non morali”.
In questo contesto si inserisce la laicità che “non può essere forma di emarginazione del pensiero cattolico. Uno Stato è laico nella misura in cui ascolta tutte le istanze… se poi è democratico accetta anche l’ingerenza”.
Erudizione anche per quanto riguarda la scienza, definita a torto lontana dal cristianesimo: “Molti scienziati erano cristiani. Non è la scienza che mi preoccupa ma l’ingordigia dell’uomo. Il progresso della scienza, inoltre, deve essere coniugato con l’etica”.
Per finire “… non voglio dirvi di essere orgogliosi di essere cattolici ma di dare forza alla ragione e non spaventarvi ad argomentare con chi non crede. Diamo a Cesare quel che è di Cesare ma diamo a Dio quel che è di Dio”.
(di Manuela Di Pietro)
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