“Più attenzione a chi vive nel disagio: vogliamo una città plurale, inclusiva e sicura”

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Dalla presidente del Movimento Irpino per il Bene Comune, Elena Iannaccone, riceviamo e pubblichiamo l’appello dell’associazione ai candidati avellinesi alle amministrative del 10 giugno.

In occasione dell’elezioni amministrative c’è ormai da qualche tempo tra la gente – molta sfiducia nei confronti dei partiti politici, si ha la sensazione che sia impossibile un cambiamento sociale del nostro territorio di un vero rinnovamento.  Questo stato d’animo è diffuso anche in tanti cristiani, che si sentono confusi e disorientati.  Mi pare quindi utile ricordare quanto diceva il cardinale Carlo Maria Martini: «La vita politica è la più alta tra le attività umane, quella che cerca di porre in atto le condizioni per il vero bene comunee il vero progresso di tutti» e Paolo VI affermava: «La politica è la più alta forma di carità».

E’ utile ricordare a tutti quanto il Concilio Vaticano II, con grande forza profetica, ha detto: «Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica; essi devono essere d’esempio sviluppando in se stessi il senso, la responsabilità, e la dedizione al bene comune,così da mostrare con i fatti come possano armonizzarsi l’autorità e la libertà, l’iniziativa personale e la solidarietà di tutto il corpo sociale, la opportuna unità e la proficua diversità.

E’ necessario rispettare i cittadini, che, anche in gruppo, difendono in maniera onesta il loro punto di vista». Occorre un «sussulto di responsabilità e di speranza» da parte di tutti i credenti e laici, affinché il nostro territorio ritrovi l’indispensabile speranza per la costruzione di una società più equa e giusta per il popolo.  La città ha una vita propria: ha un suo proprio essere misterioso e profondo, ha un suo volto, ha per così dire, una sua anima ed un suo destino.

Non è cumulo occasionale di pietre  ma abitato da uomini  e donne generosi che aspettano ansiosi di vivere in un porto di bene comune. Questa città non è un museo ove si accolgono le reliquie, anche preziose, del passato, ha bisogno di una luce ed una bellezza destinata ad illuminare il suo popolo, le strutture essenziali della storia e della civiltà dell’ avvenire. La città, le città in genere  non possono essere destinate alla morte: una morte, peraltro, che provocherebbe la  malinconia del suo popolo, nella città ci sono i bambini: il futuro dell’umanità e a loro deve essere consegnato un mondo giusto. E se da una parte torna l’ammonimento del vecchio Seneca: “Nessun vento è favorevole per chi non conosce il porto”, dall’altra si tratta di riattivare l’attenzione nei confronti dei cittadini e  della città in una stagione in cui la politica è lontana dal bene comune o destinato a pochi.

“La politica – dice  Weber – consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. Deve forgiarsi quella tempra tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze, e fin da ora, altrimenti non sarà in grado di portare a compimento quel poco che oggi è possibile. Alcuni temi assumono nei nostri giorni un rilievo particolare: la famiglia, la povertà e le forme della solidarietà, la qualità della vita, l’ambiente, le relazioni sociali, il lavoro e le prospettive per i giovani, la libertà di educare, la cultura del bene comune, attenzione alle periferie geografiche ed esistenziali. Nell’amministrazione locale i grandi temi e le esigenze spicciole della vita quotidiana richiedono concretezza e realismo. La partecipazione e la responsabilità di spendersi per il bene comune sono valori imprescindibili per la democrazia. Ciò significa: andare a votare, informarsi e documentarsi sulle questioni più rilevanti, fino alla disponibilità dell’impegno personale”.

“Come cittadini non vogliamo limitarci a guardare, né semplicemente rivolgere istanze, richieste olamentele ai politici. Ma confrontarci, attivare processi di discernimento stabili per formulare idee ed esperienze condivise per chi ha a cuore il bene della città. Solidarietà, Famiglia e lavoro. Va riconosciuta la famiglia come motore della solidarietà più prossima, attraverso l’assunzione del Fattore Famiglia quale strumento per un fisco più equo; di politiche di conciliazione famiglia-lavoro; del sostegno alla libera scelta della scuola per i propri figli; crediamo che amministrare la città significhi avere un’attenzione prioritaria e particolare per le persone che vivono in condizione di povertà e di esclusione sociale nelle forme più diverse, a cominciare dalla mancanza di lavoro. Una città plurale, inclusiva e sicura. Ogni città è una città sul monte e in valle, è un candelabro destinato a far luce al cammino della storia insieme al suo popolo”.