Atripalda – Un po’ esploratore, un po’ geografo. E’ il (auto)ritratto di Sabino Cassese, irpino prima di tutto.VEDI PHOTOGALLERY NELLA CATEGORIA ATTUALITA’ La sala consiliare del Palazzo Civico di Atripalda ha ospitato il pomeriggio di gala in occasione del premio “Il Sabino più famoso d’Italia”. A conferire la medaglia d’oro al già Ministro della Funzione Pubblica sotto il governo Ciampi e oggi Giudice della Corte Costituzionale, il Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, Sabino Luce. Compagni al tavolo del cerimoniale il sindaco di Atripalda, Aldo Laurenzano che ha aperto e moderato i lavori, Enzo Maria Marenghi, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo di Fisciano ed il Prefetto di Salerno, l’atripaldese Claudio Meoli. Parterre d’eccezione per l’incontro con il Giudice Cassese. Presenti in sala le più alte autorità civili, religiose e militari. Nessuno ha voluto mancare l’appuntamento: notati tra gli altri, il Vescovo della Diocesi di Avellino, Monsignor Francesco Marino, il numero uno dell’Arma dei Carabinieri, il Colonnello Gianmarco Sottili, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Mario Imparato, il Prefetto Vincenzo Madonna, commissario straordinario della Provincia, ma anche Alberta De Simone e il numero uno dell’Unione Industriali, Silvio Sarno.
L’ESSERE IRPINO – L’ars orandi di Sabino Cassese è straordinaria, in perfetta sintonia con il personaggio. Ogni sua parola nasconde mille significati diversi, un po’ come le sue esperienze e i suoi racconti di vita. Cultore massimo delle scienze giuridiche e sociali, Cassese ha da subito conquistato l’attenzione degli ascoltatori. Il suo è un modo di porgersi gentile, elegante, nobile ed austero al tempo stesso. Irpino prima di tutto si diceva in apertura. Acuto, pronto e riflessivo. Tre aggettivi che perfettamente si confanno alla personalità di Cassese e che lo stesso utilizza per descrivere il carattere di ogni suo conterraneo. Il giudizio sull’essere irpino del Giudice Cassese viene filtrato attraverso una serie di analogie, metafore, riferimenti a testi del passato ma soprattutto ad esperienza di vita. “Come ogni buon irpino, riesco ad essere al contempo un buon esploratore ed un buon geografo. Nella mia vita lo studio che porto avanti da oltre 50 anni mi ha fatto conoscere ed apprendere tanto, percorrendo strade e visitando luoghi che rendono unico e affascinante il sapere”. Tanti sono stati gli illustri personaggi che hanno avuto a che fare con Cassese, da Pertini a Giannini, da Crisafulli ad Orestano, ma “…scegliere il mentore giusto è opera sempre difficile quanto importante”. Quindi l’invito a “…fondere passato e modernità per creare un presente che abbia interesse, tanto quanto i fasti antichi dell’Italia”.
DIRITTO E BARONIE – Enzo Maria Marenghi, riferendosi a Cassese, ha parlato di “…massima espressione della giurisprudenza in Italia”. La lezione di Cassese passa anche per il significato del diritto oggi. “Come tutte le discipline, il diritto stesso dovrebbe avere una sua universalità. Noi lo assumiamo, invece, in un contesto di prigione nazionalista dalla quale dovremo presto divincolarci. Il diritto è la palestra mentale per eccellenza e l’unico modo per capire realmente la società”. In questa ottica si intende perché in Italia non vi sia una schola in cui riconoscere l’eccellenza del diritto, al contrario di quanto accade a Parigi o nel mondo anglosassone: “Tutto è rimesso all’iniziativa personale. Di conseguenza, è facile immaginare di baronie universitarie solo perché si sente la necessità di supplire alla mancanza di una vera struttura scolastica”. (di Antonio Pirolo)