PdZ e servizi sociali – Ugl denuncia: “Precarietà e pressapochismo”

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Avellino – Piani di zona e servizi sociali in Irpinia tra precarietà e pressapochismo: la denuncia arriva dall’Ugl che ne attribuisce le cause ad uno stato di “crisi permanente per l’inefficienza di alcune amministrazioni locali: nella programmazione delle politiche sociali, l’inadeguatezza delle risorse stanziate e l’uso di contratti precari che attanagliano la maggior parte degli operatori”. “I contratti saltuari che stanno logorando da anni questi lavoratori, quasi tutti con lauree e specializzazioni specifiche – dichiara Monica Spiezia dirigente provinciale dell’UGL – logorano la dignità delle persone oltre ad influire negativamente sulla qualità dei servizi.
Dopo ennesime sollecitazioni il Piano di zona del Comune di Avellino ha indetto il 20 maggio una riunione con OO.SS. e terzo settore per iniziare una concertazione sulla programmazione sociale.
Iniziamo oggi una concertazione mi sembra anacronistico visto che per la VII annualità la programmazione doveva essere presentata alla regione entro il 31.12.2009 affinché la città di Avellino potesse attingere al Fondo regionale.
Si apprezza la buona volontà dell’Assessore Trezza che ha dichiarato di voler aprire tavoli di confronto ma non può essere ignorato che la città di Avellino non eroga servizi essenziali da tempo. Nel 2008 non ha rinnovato i contratti a lavoratori che comunque vivevano da anni in condizioni di precarietà.
L’UGL monitora lo stato dell’arte Irpino con un lavoro continuo e attento su tutti gli Ambiti, alcuni virtuosi come il PZS di Ariano e il PZS di Atripalda che hanno completato la stabilizzazione degli operatori, o stanno per completarla, per altri la situazione è in alto mare”.
“Nel settore sociale, strategico per il territorio – dichiara la responsabile del Dipartimento dei Diritti dell’UGL Ornella Petillo – sono presenti categorie di lavoratori tra i più vessati, non sono riconosciute le professionalità ne il grande sacrificio lavorativo per un attività delicata e necessaria per i cittadini, soprattutto i più deboli. Per un operatore sociale non è più un’eccezione percepire i pagamenti dopo 6 o 8 mesi o anche dopo un anno dalla propria prestazione lavorativa. Lo stesso sindacato ha difficoltà a intercettare le esigenze di lavoratori che vengono continuamente ricattati dal rinnovo contrattuale. Mi auguro che – continua la Petillo – si prenda coscienza del problema iniziando dalla Provincia che non da seguito alla normativa regionale prevedendo l’istituzione dell’Osservatorio delle Politiche sociali che potrebbe dare un grande contributo a questo settore”.

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