Mentre comincia a prendere forma il nuovo disegno politico firmato Ds e Margherita, a poche settimane dall’elezione dell’Assemblea Costituente del Pd lo scetticismo dei più sembra intaccare l’entusiasmo dei pochi. Se da una parte il popolo delle Primarie attende impaziente la data del 14 ottobre per rilanciare il nuovo soggetto ‘plurale’ e ‘partecipato’, dall’altra c’è chi ‘contesta’ un rinnovamento ‘falsato’. È Angelo Flammia che, pur apprezzando “l’apporto significativo di Tino Iannuzzi alla guida dell’assemblea regionale”, boccia “il metodo superato e poche incline a radicarsi sul territorio”.
Un partito nazionale che saprà interpretare e valorizzare le energie del Paese: è la ‘ricetta’ del Partito Democratico. Cosa ne pensa?
“Ci si aspetta un progetto nuovo, un partito fondato su una lettura autentica della società: speranze, accelerazioni, frenate, riprese e un dibattito politico e culturale intenso”.
Non è d’accordo?
“Un partito che fa del nuovo la sua bandiera avrebbe dovuto puntare su forze innovative. Quello che si presenterà invece sarà l’ennesimo assemblaggio di vecchie nomenclature che finirà per deprimere e vanificare le premesse con cui è nato il progetto. Spero non finisca per mortificare l’entusiasmo e la passione che ha accompagnato i lavori durante la fase costituente”.
Lei ha deciso di farsi da parte. Perché?
“Ho rinunciato in coerenza con le mie posizioni spinte verso il rinnovamento. Ho sempre pensato che fosse giusto dare spazio a una nuova classe dirigente in grado di traghettare l’esperienza di due radicate forze politiche verso la creazione di un soggetto democratico aperto, trasparente e partecipato. La politica subisce da tempo pesanti, e giustificate, critiche e i politici con la loro smania di protagonismo non fanno altro che alimentarle. Era l’occasione giusta per dimostrare di essere pronti a fare un passo indietro”.
Sembra pessimista sul futuro del Pd…
“C’è il rischio di vanificare un’occasione positiva. Sono ancora troppe le divisioni per permettere a questo processo di rinnovamento di trasformarsi in opportunità concreta”.
Cosa pensa di Veltroni?
“E’ il candidato numero uno. Se saprà nutrire il Pd di valori e idealità a dispetto delle solite manovre, dei personalismi imperanti e delle gestioni monopolizzanti, potrà ottenere buoni risultati”.
E di Iannuzzi?
“Una persona che stimo, che apprezzo professionalmente e umanamente. Nessuna polemica sui candidati, solo considerazioni su un metodo che reputo sbagliato”.
Quali ripercussioni avrà il Partito Democratico in Irpinia?
“Non ci saranno grandi novità”.
Il Pd rischia di rimanere solo una sigla?
“Temo di sì… ma mi auguro di sbagliare”.
(di Marianna Morante)
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