Parte la battaglia delle idee di Michele Grimaldi, il 32enne di Scafati che concorre alla segreteria regionale del Partito Democratico insieme a Guglielmo Vaccaro e Assunta Tartaglione.
Grimaldi, già segretario regionale dei giovani democratici e ora coordinatore della segreteria nazionale, si candida per cambiare il Pd abbandonando la logica della vecchia politica e la guerra delle poltrone. “Siamo in campo perché vogliamo cambiare la Campania e costruire il Pd, mentre gli altri parlano di giovani noi concretizziamo le parole in fatti perché siamo i giovani”.
Il candidato alla segreteria vuole farsi interprete del cambiamento raccogliendo le esigenze anche di chi alle primarie ha votato Matteo Renzi. Grimaldi infatti è riferimento della sinistra cuperliana, ma in questo congresso regionale le carte sono state rimescolate. “Noi vogliamo abbandonare correnti, riunioni, attese, per questo abbiamo presentato la mia candidatura con 4 giorni di anticipo. Crediamo che i tanti cittadini che alle primarie hanno scelto Matteo Renzi perché simbolo del cambiamento, il 16 febbraio sceglieranno la nostra proposta per continuare in questa direzione”.
Tra le priorità dell’ex segretario dei Giovani democratici, il lavoro: “La missione del Partito Democratico è unire il mondo del lavoro: chi ce l’ha, chi lo vuole mantenere, chi lo sta cercando, o chi lo ha perso. Qui in Irpinia abbiamo l’esempio dell’Irisbus: è inconcepibile che mentre l’ Italia sta per subire un’infrazione Europea perché ha un parco macchine vecchissimo noi chiudiamo lo stabilimento più avanzato del Paese”.
Intanto, mentre nel Pd la stagione delle polemiche tarda a finire, il Presidente Stefano Caldoro sale di gradimento nei sondaggi di fronte all’immobilismo dell’opposizione in Consiglio Regionale. “La ragione della popolarità di Caldoro sta nella scarsa qualità e quantità del Partito Democratico all’opposizione – chiosa Grimaldi – Credo che il pd in questi anni sia stato più attento alle proprie guerre interne che a spiegare ai cittadini i drammi che combinava quest’ultimo in questa regione. Caldoro verrà ricordato come un macellaio: se guardiamo i conti vediamo che ha tagliato la spesa pubblica, chiuso ospedali, tagliato il trasporto pubblico e in ultimo non ha risolto il problema della crisi industriale”.
Infine aggiunge: “Se il Pd non viene percepito come reale alternativa di governo, il problema non è solo del partito ma soprattutto per i cittadini campani che rischiano di riconsegnare la Regione nelle mani di Caldoro e di Cosentino”.
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