Avellino – Valentina Corvigno, Roberta Santaniello, Franco Iovino, Pellegrino Palmieri chiedono il commissariamento di via Tagliamento. Questo il testo della nota inviata alla direzione nazionale del partito, alla Commissione di Garanzia Nazionale – Presidente Berlinguer, alla Commissione di Garanzia Regionale Presidente D’Alessio:
Le elezioni politiche ad Avellino e provincia hanno scoperchiato il vaso di Pandora di via Tagliamento, mostrando l’incompetenza, l’immoralità e la non rappresentatività dei cosiddetti dirigenti provinciali del Partito Democratico irpino. Lo spettacolo che sta andando in scena nelle ultime settimane, in vista delle amministrative del capoluogo, è vergognoso (a voler essere buoni). L’elezione dei due parlamentari irpini, Paris e Famiglietti, e la non elezione del senatore uscente Enzo De Luca sono state, di fatto, solo l’ultimo atto dell’eterna guerra tra bande che fa, del Pd, i Balcani della politica locale. La gestione delle Parlamentarie, falsata da una finta unità tra i cosiddetti “franceschiniani” e i cosiddetti “bersaniani” (a distanza di anni dal congresso che ha eletto il segretario nazionale del PD, basterebbero le due desuete, e a tratti ridicole, definizioni a restituire la misura con cui va giudicato il gruppo dirigente di via Tagliamento), l’eliminazione volontaria dell’ex-sindaco di Avellino Giuseppe Galasso, l’esclusione, studiata in Irpinia, e ratificata a Napoli, della consigliera regionale Rosetta D’Amelio, il matrimonio di convenienza tra la giovane Valentina Paris e l’uomo d’esperienza Enzo De Luca, hanno, di fatto, rotto il patto di non belligeranza siglato dalle bande che da anni dilaniano con guerre intestine il partito. Le amministrative di Avellino molto probabilmente ne sanciranno la fine definitiva. I bersaniani, guidati dal leader Lucio Fierro, infatti, al momento in testa per numero di rappresentanti eletti nelle ultime competizioni elettorali, non avendo ad Avellino città la possibilità di bissare i successi di regionali e politiche, hanno pensato bene di “lavarsene le mani”, salvo poi imporre veti a destra e a manca e sabotando le primarie, dopo aver lasciato il partito senza una commissione di garanzia provinciale che potesse in qualche modo porre un freno allo scempio. I franceschiniani, invece, sotto choc per l’esito delle elezioni politiche in Campania, e per questo, di fatto, lasciati senza rappresentanza istituzionale (consapevoli a posteriori di essere caduti nel tranello di Fierro), stanno cercando di porre un argine alla valanga che li ha già travolti. E grazie alla competenza e all’acume politico, che in questi anni li hanno contraddistinti, la segretaria Caterina Lengua e il Presidente Carmine De Blasio stanno facendo l’impossibile per disperdere quel poco di buono che ancora c’era nel partito che dicono di rappresentare.
Si è scelto di indire primarie di coalizione, senza aver prima verificato se una coalizione ci fosse, si è poi deciso di “eliminare” la postilla “antigabrieli”, pensata da Fierro e avallata in precedenza (temendo un ritorno sotto mentite spoglie di Giuseppe Galasso), di escludere Gianluca Festa dalla corsa (temendo la convergenza dei bersaniani sul vicesindaco uscente), di coinvolgere un tale Arturo Iannaccone per giustificare l’esistenza di una coalizione di centrosinistra, di distribuire a destra e a manca moduli per sottoscrivere le candidature alle primarie, senza prima aver approvato il regolamento (basti pensare che il consigliere provinciale del Pd Caputo, sconfitto alle comunali di Aiello del Sabato ha pensato bene di inviare decine di sms per invitare possibili sostenitori a sottoscrivere la propria di candidatura per la corsa alla poltrona di sindaco), per essere, dopo 24 ore, smentiti dai circoli cittadini stessi. Tutto questo a valle di elezioni politiche che hanno visto lo stesso Pd subire un tracollo in Campania e un duro colpo in Irpinia. Risultato, peraltro, che non ha minimamente scalfito i dirigenti e gli stessi neoeletti (del resto loro la personale battaglia sembrava l’avessero vinta) che non hanno ritenuto opportuno neanche convocare una direzione, immediatamente dopo i risultati elettorali, ma un esecutivo “allargato”, per fare il punto della situazione e capire dove si era sbagliato e come porvi rimedio. Purtroppo il quadro nazionale ci restituisce una situazione altrettanto grave. Molto probabilmente entro la fine dell’anno ci sarà una nuova campagna elettorale da condurre e se il PD irpino non cambia rotta adesso rischia di scomparire, questa volta in maniera definitiva. Per questo chiediamo il commissariamento di questa federazione provinciale. Solo mettendo in un angolo definitivamente quanti, negli ultimi dieci anni, hanno contribuito allo sfascio attuale, è possibile ripartire e limitare i danni.
I sottoscritti primi firmatari:
· Valentina Corvigno – direzione provinciale di Avellino
· Roberta Santaniello – direzione provinciale di Avellino
· Franco Iovino – direzione regionale della Campania
· Pellegrino Palmieri – delegato all’assemblea provinciale di Avellino
C H I E D O N O
In base all’art. 17 comma 1; 2; 3 e 4: dello statuto nazionale del Partito:
Articolo 17
(Poteri sostitutivi)
1.In caso di necessità e urgenza o di grave danno al partito in seguito a ripetute violazioni, o di gravi ripetute omissioni dello Statuto o del Codice Etico, per assicurare il regolare funzionamento della democrazia interna, previa richiesta del quaranta per cento dei membri dell’Assemblea regionale o delle Assemblee delle province autonome e sentito il parere del relativo organismo di garanzia, la Direzione nazionale, con la maggioranza dei tre quinti dei suoi componenti, può convocare un’elezione anticipata dell’Assemblea e del Segretario regionale o delle province autonome, nominando, nel rispetto del pluralismo, un organo collegiale di carattere commissariale.
2. In caso di ripetute violazioni statutarie sulla medesima materia o di gravi ripetute omissioni, con la medesima procedura può essere nominato, nel rispetto del pluralismo, un organo commissariale ad acta per decidere sulle medesime materie per un periodo non superiore a sei mesi.
3. In casi di necessità e di urgenza, di gravi e ripetute violazioni dello Statuto e del Codice etico, sentita la Commissione nazionale di Garanzia, il Segretario nazionale può nominare un organo commissariale sostitutivo del Segretario e della Segreteria, ovvero di altri organi esecutivi. A pena di nullità, entro i trenta giorni successivi, tali nomine sono sottoposte a ratifica della Direzione nazionale.
4. In presenza di elementi di irregolarità del tesseramento, incompletezza o anomalie evidenti, l’Organizzazione procede a verificare e a compiere e, laddove è necessario, formalizzare la nomina di commissari ad acta per la redazione delle anagrafi delle singole articolazioni territoriali del partito o di parti di esse.
5. Lo Statuto delle Unioni regionali e delle Unioni provinciali di Trento e Bolzano regolamentano i poteri sostitutivi del relativo livello.
e all’art. 2 comma 1 del regolamento delle commissioni di garanzia:
Art. 2. La Commissione nazionale di garanzia
La Commissione nazionale di garanzia è organo di ultima istanza della democrazia interna del PD, fatto salvo quanto previsto all’art. 11 comma 3 dello Statuto.
1. La commissione nazionale di garanzia:
a) vigila sulla corretta applicazione dello Statuto, del Codice etico, delle disposizioni emanate sulla base degli stessi, nonché sul loro rispetto da parte degli elettori, degli iscritti e degli organi del Partito Democratico, degli eletti/e nelle istituzioni iscritti/e al PD, nonché dei suoi rappresentanti all’interno delle Assemblee elettive. Essa vigila inoltre sul rispetto della democrazia paritaria e la sua applicazione. La Commissione nazionale di Garanzia esprimere pareri, chiarimenti, interpretazioni sullo Statuto e sul Codice Etico.
b) esprime parere di congruità e legittimità statutaria sulle deliberazioni ad essa sottoposte dagli organi politici nazionali nonché dagli organi politici regionali. Ai sensi dell’art. 17 comma 1 dello Statuto, il parere della Commissione di Garanzia è necessario nella fase di commissariamento e di nomina del commissario ad acta per assicurare il regolare funzionamento della democrazia interna, in caso di necessità o di grave danno al partito in seguito a ripetute violazioni statutarie o di gravi ripetute omissioni.
Per una ripetuta e palese violazione del codice etico, dello statuto e del regolamento nazionale e regionale, relativamente agli atti gravemente lesivi per l’immagine del partito (come da documentazione allegata), e per il mancato tesseramento del 2012 e del 2013, che vengano applicate le procedure di rito.