Lo scorso lunedì, in una suggestiva coreografia, una quarantina di paternesi, in compagnia del candidato al Senato della Repubblica, Franco Arminio, hanno attraversato le strade desolate di Paternopoli alla ricerca di alcuni luoghi della memoria collettiva. La prima tappa si è tenuta nella Chiesa di Maria Santissima della Consolazione, dove in religioso silenzio, i presenti, hanno contemplato il quadro raffigurante Maria, datato 1500, posto sopra alla porta che volge alla Scala Santa. Poi, è seguita la visita al cortile del Palazzo Gentilizio Famiglietti, dove il poeta Franco Arminio ha preso impegno di tornare, con il suo “laboratorio democratico”, per fare alcune riflessioni e presentare il suo ultimo libro. Poi il corteo si è fatto più rumoroso ed ha cominciato la discesa verso la salita del pendio, oggi Via Salvatore De Renzi, per soffermarsi nei pressi della casa che gli diede i natali e respirare il profumo popolare di Rua delle Rose. Un immergersi profondo nei piccoli “sottani” e nei “soprani” che prima del 23 novembre 1980 pullulavano di vita, di gioia e di urla di bambini. Un incanto la Chiesetta di San Sebastiano, sembra tenersi in piedi per opera dello Spirito Santo, e poi, di corsa giù per le “54 rare”, per soffermarsi davanti ai due cippi funerari prima di entrare nel cortile che fu di Ciro Mattia. Qui il maestro Paolo Troisi ha fatto gli onori di casa ed ha ricordato a Franco Arminio una sua antica amicizia scolastica con lo zio a Lacedonia. Poi finalmente, attraverso la salita del “pescone”, tutti sono potuti entrare nel ventre di Paternopoli. Scavate a mano nella morgia, si sono aperte, dopo secoli di oblio, le più antiche cantine di Paternopoli. Un tempo Tribunale borbonico e carcere per i carbonari. Lo straordinario lavoro di recupero effettuato dall’architetto Anna Maria Famiglietti, le ha restituite alla visione di tutta la comunità. Si sono aperte le botti e ne è sgorgato il nettare di Marcello Famiglietti, frutto della vigna di Casale San Pietro, perla rossa e ricchezza di Paternopoli. “Che bello vedere i figli di Paternopoli nelle viscere di Paternopoli – esclama Andrea Forgione, delegato regionale del Pd nella nota inoltrata – Perfino il poeta Arminio ne è rimasto suggestionato. La pietra viva e il rosso rubino dell’aglianico, hanno spinto i presenti a riflettere non più sulle prossime elezioni politiche, ma sul senso profondo della comunità, sul sogno di una diversa Irpinia possibile, sull’Alta Irpinia, sul fiume Calore, sulla gioia e sulla sofferenza. Due ore, eppure è sembrato un minuto. Ma le ventidue incombevano ed allora tutti alla tavola di Annarita Colantuono che con le sue abili mani ha deliziato i convenuti con vari assagini di specialità locali, innaffiati da altro aglianico, sul quale ha trovato il giusto riposo la grande torta al caffé con le iniziali del Partito Democratico. Ebbrezza di un momento magico – aggiunge – Poi lunghe passeggiate per respirare la dolce aria di Paternopoli fin quasi a sfiorare l’alba. Ha ragione il poeta Franco Arminio: il Partito Democratico è veramente una comunità di uomini e donne liberi, forti e coraggiosi, capaci di lavorare per il bene della gente. Noi, i Democratici di Paternopoli – conclude Forgione – lunedì sera ci abbiamo provato ed abbiamo riscoperto di amare Paternopoli, di amare l’Irpinia, di amare l’Italia, di amarci”.
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